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L’impatto del bio sul mondo del vino è sempre più evidente: in Europa boom delle superfici vitate, in Italia il fatturato crescerà del 30% entro il 2020 e il portale Usa “Organic Authority” mette in fila le 103 etichette green da non perdere nel 2017

Italia
Sostenibilità e biologico stanno cambiando la produzione e il mercato del vino mondiale

L’impatto del fenomeno bio sul mondo del vino è sempre più evidente, specie se si osserva dalla Vecchia Europa. Nel 2015, infatti, la crescita delle superfici vitate condotte in biologico sono cresciute dell’11,7%, toccando i 281.000 ettari, pari all’8% dell’intero vigneto europeo, di cui il 90% in soli tre Paesi: Spagna, con 95.591 ettari, pari al 9% del vigneto nazionale; Italia, con 83.642 ettari, ossia il 10% del vigneto del Belpaese; Francia, con 68.565 ettari, il 9% delle superfici vitate dell’Esagono. L’Europa, nel complesso, rappresenta l’85% del vigneto biologico mondiale, seguita a debita distanza da Cina (6%) e Stati Uniti (5%), che sono anche il secondo mercato per consumi di vino biologico, con le importazioni che, nel 2014, hanno toccato i 165.800 ettolitri, per una spesa di 121,3 milioni di dollari (pari al 2,5% dell’import totale), dietro alla sola Germania, che già nel 2012 spendeva 198 milioni di euro in vino biologico, mentre in Gran Bretagna il vino biologico rappresenta il 2% del mercato enoico, come ricordano i dati di Millésime Bio, il salone dedicato ai vini naturali di scena a Marsiglia dal 30 gennaio all’1 febbraio (www.millesime-bio.com).

Numeri cui si aggiungo quelli svelati solo pochi giorni fa da una ricerca dell’Università degli Studi di Siena, secondo cui nel 2020 il Pil del vino italiano toccherà i 12,1 miliardi di euro, con un incremento complessivo del 15% sul 2016, mentre il Pil del vino sostenibile arriverà a valere 4 miliardi di euro, con una crescita percentuale del 30%. C’è poi l’aspetto qualitativo, impossibile da oggettivare, anche se uno studio dell’Università della California che ha analizzato i punteggi attribuiti dai tre principali magazine Usa dedicati al mondo di Bacco (Wine Advocate, Wine Spectator e Wine Enthusiast) a 74.148 etichette prodotte tra il 1998 ed il 2004 da 3.482 aziende americane diverse, su una scala in centesimi, ha svelato che, in media, un vino biologico ha 4,1 punti in più di uno tradizionale.
Un piccolo mondo che viaggia con il vento in poppa, in cui orientarsi, con il crescere dell’offerta, diventa sempre più difficile. Può tornare particolarmente utile, così, la selezione di “Organic Authority” (www.organicauthority.com), la pubblicazione Usa di riferimento per gli amanti dell’organico, che ha messo in fila le 103 etichette bio da tutto il mondo da non lasciarsi sfuggire nel 2017. Con un’importante presenza italiana. A partire dai bianchi, con il Ciu Ciu Merlattaie Pecorino 2015, il Pizzolato Pinot Grigio Igt Veneto 2015, il Pizzolato Fredrik Chardonnay 2014, il Ciu Ciu Falerio Oris 2016 ed il Querciabella Batàr Toscana Igt 2013. Tra i rossi, invece, ci sono il Pizzolato Rosso Convento Igt Veneto 2015, il Ciu Ciu Oppidum 2015, il Rosso di Montepulciano 2014 di Avignonesi, il Ciu Ciu Gotico 2014, il Nobile di Montepulciano 2013 di Avignonesi, il Querciabella Mongrana Maremma Toscana Igt 2013, il Sangiovese Terra Viva 2015, il Querciabella Chianti Classico 2013 ed il Querciabella Turpino Toscana Igt 2011, Infine, tra le bollicine è il Prosecco a fare la parte del leone, con il Pizzolato Stefany Prosecco 2015, il Perlage Canah Prosecco 2015, il Perlage “Altana” Sparkling Rose 2014, ed il Mionetto Prosecco.

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