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Dal prezzo minimo ai residui di pesticidi e fitofarmaci in etichetta, accanto al logo (più grande) destinato alle donne incinta: a 100 giorni dalle Presidenziali, in Francia, torna alla carica l’Association Nationale de Prévention en Alcoologie

Potrà suonare strano, ma il Paese europeo in cui la lobby anti alcol è più forte e rumorosa è, con ogni probabilità, la Francia, dove l’Anpaa - l’Association Nationale de Prévention en Alcoologie et Addictologie, a poco meno di 100 giorni dalle elezioni Presidenziali, è tornata a farsi sentire, chiedendo a gran voce ai candidati all’Eliseo di prendere a cuore le proprie istanze. Due in particolare: un prezzo minimo per gli alcolici ed un’etichetta sufficientemente esaustiva non solo degli ingredienti, ma anche dei rischi legati al consumo di alcolici. Nel prezzo minimo, calcolato in base alla quantità di alcol contenuta nelle diverse bevande, dalla birra al vino passando per i superalcolici, l’associazione vede un freno naturale al consumo ed all’abuso da parte dei più giovani, ma le chance di una introduzione, chiunque sarà il prossimi presidente della Repubblica, sono davvero poche.

Sull’etichetta, al contrario, qualcosa in realtà si è mosso: la commissione interministeriale sulle disabilità, infatti, contro il parere dell’intero mondo vinicolo francese, ha proposto l’ingrandimento obbligatorio del logo destinato alle donne incinta che, così com’è, a quanto pare, non irretisce nessuno. E non è detto che imponendone uno più grande, per legge, la musica sia destinata a cambiare. Di certo, è bastato questo spiraglio per dare nuova linfa alle battaglie dell’Association Nationale de Prévention en Alcoologie et Addictologie anche su questo fronte. Le richieste vanno dall’indicazione della quantità di alcol puro, considerato il minimo sindacale, all’apporto calorico, passando per la composizione comprensiva di quantità di solfiti e residui di pesticidi ed altri prodotti fitosanitari, trovando la sponda in due dati arcinoti al mondo del vino francese: il 20% dei pesticidi è infatti utilizzato dal settore enoico, che occupa però solamente il 4% dei terreni coltivati in Francia, ed il 70% dei francesi, proprio a causa del vino, supera quotidianamente la soglia di solfiti massima consigliata. Basterà a smuovere le coscienze del prossima inquilino dell’Eliseo? Molto probabilmente, no.

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