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Il “Marchio Collettivo” sempre più utile per la tutela del made in Italy, soprattutto nei Paesi che non riconoscono Denominazioni e Indicazioni geografiche. Se ne parla il 19 gennaio, alla Camera dei Deputati, nell’incontro “Il Vino e I Marchi”

La contraffazione e l’Italian sounding colpiscono duro l’agroalimentare italiano. E come se non bastasse, alla contraffazione dei singoli marchi, a volte si aggiunge il fatto che le denominazioni di origine, del vino in primis, ma anche di tanti prodotti gastronomici, spesso, non hanno una protezione legale a livello internazionale, perchè non sono riconosciute dalle regole del commercio di molti Paesi in cui l’Italia esporta. Ecco perchè, mentre per migliorare le cose in questo senso continua il fondamentale lavoro della diplomazia, è sempre più importante, nel mercato globale, investire anche in uno strumento come il “marchio collettivo”. Ovvero quel marchio che, come spiega la definizione data dalla Camera di Commercio di Milano, “non contraddistingue il prodotto di un imprenditore, e non può essere registrato da un’impresa per contrassegnare i propri prodotti, ma ha una funzione di garanzia qualitativa e assicura che il prodotto o il servizio abbia determinate caratteristiche in relazione all’origine, che sia rilevante per la qualità del prodotto, natura, intesa come qualità che un prodotto deve avere in base alle materie prime utilizzate, e qualità, espressa nel regolamento d’uso. Dimostra quindi che i prodotti alimentari oggetto di tutela provengono da un’area specifica di produzione, possiedono determinate caratteristiche di qualità (come garantito dal Marchio), ed esiste un sistema di controllo strutturato e organizzato”.
Per la cui tutela, inoltre, non servono accordi tra Stati, come avviene per le denominazioni, ma è “sufficiente” (anche se non semplice) la registrazione del marchio, che consente una protezione anche in quei Paesi che le denominazioni non le riconoscono. Uno strumento importante, ma meno utilizzato e conosciuto di quanto ci si aspetterebbe, e il cui quadro normativo è in evoluzione, con l’Italia che dovrà adeguarsi a quanto previsto dal Regolamento UE 2015/2424.
Un tema, questo, che sarà al centro dell’inconto “I Marchi e il Vino - Creazione e tutela dei marchi del settore agroalimentare, in particolare per il vino, alla luce della nuova normativa europea”, di scena il 19 gennaio nella Sala Stampa della Camera dei Deputati, dove ci saranno l’onorevole Massimo Fiorio, vice presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati e relatore del “Testo unico del vino”, Maria Cristina Baldini, Mandatario Marchi italiano ed europeo di Partner Studio Torta, storico riferimento italiano in tema di consulenza tecnica e legale in brevetti e marchi e nei vari temi della proprietà industriale, e ancora Giusi Mainardi e Pierstefano Berta, direttore responsabile e direttore di “Oicce Times - Rivista di Enologia”, che presenteranno anche il volume “Il Vino e i Marchi” edito da Edizioni Oicce in collaborazione con lo Studio Torta.

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