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L’Italia del vino spende il doppio di Francia e Spagna in promozione e in riconversione dei vigneti, e vede sempre Veneto, Toscana e Piemonte al top nell’export: il quadro di “Vino in Cifre” di “Corriere Vinicolo” e Unione Italiana Vini (Uiv)

Italia
Il quadro di “Vino in Cifre” di Unione Italiana Vini

L’Italia del vino spende il doppio dei suoi principali competitor in promozione e in riconversione dei vigneti, vede sempre Veneto (di gran lunga), Toscana e Piemonte ai vertici nelle esportazioni, e anche se i consumi interni sono ormai a poco più di 36 litri procapite all’anno, dopo qualche anno di stallo, quelli in ristoranti, enoteche e wine bar tornano a crescere. Sono alcuni degli atout che emergono da “Vino in Cifre” 2017, edizione n. 7 dell’annuario statistico del “Corriere Vinicolo” di Unione Italiana Vini (https://goo.gl/tlm3A2). Partiamo dal tema dell’Ocm Vino (in attesa di novità sul caos che regna, come più volte scritto da WineNews, sulla misura promozione 2016-2017): nel 2015, il Belpaese ha speso 92 milioni di euro per la misura promozione, ovvero più del doppio di Francia e Spagna, con 44 milioni a testa. Stessa dinamica se si guarda alla voce “ristrutturazione e riconversione dei vigneti”, a cui l’Italia ha destinato 164 milioni di euro, contro i 99 dei francesi e gli 80 degli spagnoli. Il discorso si ribalta se si parla di investimenti nelle spese: la Francia ha investito 101 milioni di euro, la Spagna 57, l’Italia 47.
Sul fronte dell’export, nel Belpaese, al netto della crescita innegabile, negli ultimi anni, di alcune Regioni, sembra improbabile, almeno nel breve termine, che la classifica di quelle che fatturano (tra esportazioni di vino prodotto localmente e vino di altre Regioni esportato da operatori diversi, ndr) di più cambi di molto, soprattutto al vertice: tra gennaio e settembre 2016, quella che ha esportato di più, nettamente, è il Veneto, con 1,4 miliardi di euro, +8,8% sullo stesso periodo. A seguire, a distanza, la Toscana a 644,4 milioni di euro (-0,3%) ed il Piemonte con 638,8% (-4%), poi Trentino Alto Adige a 371,5 (+1,3%), Emilia Romagna a 205,3 (+2%), Lombardia 187 (+1,4%), Abruzzo a 107,2 (+3,9%), Puglia a 84,6 (+17,9%), Sicilia a 83,6 (+11%) e Friuli Venezia Giulia a 82,6 (+11,3%), nella “top 10”.
In Italia, invece, a bere vino (dato 2015) sono 28,4 milioni di persone (di cui il 13,5 consumatori quotidiani e 14,9 occasionali), su una popolazione adulta di 54,4 milioni di persone, con un consumo procapite di 36,2 litri di vino all’anno (sui 30,8 di birra).
Interessante osservare le dinamiche dei canali di acquisto nel Belpaese: l’off-trade, quindi in buona sostanza i supermercati ed i negozi, oggi valgono il 68% del totale in volume, e le stime per il 2020 parlano del 70%. Nell’Horeca, invece, il 60% delle vendite è rappresentato dai ristoranti, il 40% da wine bar, enoteche e bar (dati dell’Oservatorio del Vino nell’ultimo anno a giugno 2016). Gli spumanti sono la tipologia più venduta, con il 33% del totale, seguita da vini rossi con il 28% e dai bianchi con il 26%. E in quadro complessivamente posivito, hotel e catering sono il canale che cresce di più (+10,3% in valore e +7,9% in valore), seguito da ristoranti (+8,6% e +7,1%) e enoteche (+6,6% e 1,3%) e Wine Bar (+4,4% e +2%). Ed in attesa di conoscere i dati definitivi della vendemmia 2016, che dovrebbe superare i 50 milioni di ettolitri, e quelli dell’export dell’intero anno, che dovrebbe toccare un nuovo record, a 5,6 milioni di euro, sono da segnalare i dati sulle giacenze di vini in Italia: alla data del 31 luglio 2016, alla produzione c’erano complessivamente 25,2 milioni di ettolitri, di cui 13,1 di vini Dop e 7,2 di vini Igp, mentre al commercio i numeri dicevano 13,7 milioni di ettolitri, di cui 5,2 Dop, 4,3 Igp e 4,5 generici, per un totale complessivo di 39,9 milioni di ettolitri, a cui aggiungere 2,7 milioni di ettolitri di mosti.

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