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Il 2016 del mondo del vino nei trend raccontati dalle 258 “Prime” di WineNews: dall’instabilità della scena politica internazionale al primato dei Millennials, dall’e-commerce al boom delle bollicine e del bio, e tanto altro ancora ...

Cercando di fissare dei trend dell’anno appena passato, uno dei temi portanti è stato, forse come non mai, l’attualità della scena politica: con il destino del settore enoico che dipende sempre di più dai mercati esteri, le dinamiche mondiali divengono improvvisamente fondamentali: dalla Brexit all’elezione dei Donald Trump alla Casa Bianca, passando per le trattative del Ttip, il rattato di libero scambio tra Europa e Ue, ogni singola scelta presa altrove ha ricadute importanti anche sull’economia del vino, spesso e volentieri negative. A tal proposito, abbiamo scritto molto, come sempre, di andamento dei mercati, e se gli effetti dell’uscita della Gran Bretagna dalla Ue e dell’elezione di Trump alla presidenza Usa sono ancora tutti da valutare, possiamo iniziare a tirare le somme di un 2016 tutt’altro che esaltante: la Germania, nonostante la sua stabilità politica ed economica, sembra un mercato saturo, gli Usa e la Gran Bretagna frenano, ma rimangono in territorio positivo, mentre la Cina, tornata ad essere l’Eldorado di qualche anno fa, per il Belpaese resta un rebus irrisolto.
Di segno opposto, invece, uno degli argomenti più trattati in questo 2016: la leadership dei Millennials, che nel corso dell’anno hanno letteralmente conquistato l’egemonia economica, ma non culturale, del mondo del vino. Almeno in Usa, dove spendono più della generazione dei Baby Boomers, ma anche in Gran Bretagna la musica sta cambiando, ed anche il settore produttivo non può che tenerne conto, virando su uno stile produttivo diverso, che premia vini più leggeri, rosati e bollicine, come racconta in maniera plastica la straordinaria performance del Prosecco, specie in Uk. Ma il ringiovanimento porta con sé anche dei cambiamenti epocali nel modo in cui si scopre, si approccia e si acquista il vino: due sono le parole d’ordine di questi 12 mesi, “mobile”, perché lo smartphone è ormai diventato il device più utilizzato per navigare sul web, ed “e-commerce”, con gli acquisti online che hanno ormai spiccato il volo, dagli Usa alla Cina. Non certo due novità, ma la spinta che arriva dal boom di Vivino ed Alibaba è stata eccezionale.
Ha molto a che vedere con i giovani un altro trend di lungo corso: il successo, sempre più evidente, dei vini prodotti da agricoltura bio o biodinamica, sulla cui scia interi territori, da Bordeaux al Chianti Classico stanno progettando la nascita di veri e propri distretti bio. Ma non è la sola buona intenzione di cui si sono fatti protagonisti i grandi terroir del vino mondiale, anzi: proprio a Bordeaux ha visto la luce uno dei progetti più attesi degli ultimi anni, quello della Cité du Vin, una vera e propria cittadella, punto di riferimento per la museologia e per l’enoturismo mondiale, che potrebbe avere presto qualche fratello minore, da Bolgheri a Beaune, in Borgogna. A segnare questo 2016, anche la ricerca scientifica, con tanti progetti di matrice italiana ed europea volti alla creazione di vitigni resistenti alle malattie ed ai cambianti climatici, puntando forte, in un mondo decisamente contrario all’uso degli Ogm, sulle possibilità offerte dalla ricerca genetica.
E il vino italiano, ma non ci sembra neanche il caso di dirlo, ha continuato a mietere successi su ogni fronte, come abbiamo raccontato tra le pagine, elettroniche, delle “258 Prime” di questo anno: prima di tutto, mantenendo una posizione di rilievo in tutte le principali classifiche internazionali, dalla “Top 100” di Wine Spectator alle chart di Wine Enthusiast. Quindi, confermando e se possibile migliorando il suo peso nel mondo delle aste e, più in generale nel mercato dei fine wines, tanto che nella “Liv-Ex Power 100” sono ben 9 le aziende del Belpaese: Sassicaia, Gaja, Masseto, Giacomo Conterno, Ornellaia, Tignanello, Bruno Giacosa, Solaia e Petrolo. Una ricchezza che ricade su tutto il panorama del vino italiano, e che ha continuato ad attrarre investimenti da ogni angolo del mondo, tanto che la griffe più rappresentativa del Brunello di Montalcino, Biondi Santi, da qualche giorno parla francese, ed una delle più importanti del Barolo, Vietti, è diventata americana. Infine, il rapporto con l’arte, un percorso lunghissimo, quasi parallelo, che a volte si incrocia, per un momento o per qualcosa di enorme, sublimato dall’opera di Christo, “The Floating Piers”, che ha sconvolto e arricchito tutta la Franciacorta.

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