02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Fine anno con soli segni più per il Prosecco Doc, punta di lancia di un Veneto enoico che è quarta potenza mondiale in valore e sesta in volume: produzione +15,5%, export +29,54% (il 79% del totale) e nessuna cattiva nuova dal mercato principe, lo Uk

E’ ricco di soli segni più il report di fine anno del Prosecco Doc, denominazione sempre più prevalente per il successo di una regione che è tradizionalmente una delle carte più forti che il Belpaese enoico ha da giocarsi sui mercati internazionali. Abbondano inoltre le doppie cifre, e, per ora, i dati, aggiornati al settembre 2016, non mostrano segni di rallentamento sui mercati esteri, e nemmeno per quello più importante per la denominazione, ovvero quello del Regno Unito.
“Con l’anno che si sta chiudendo dovremmo arrivare a circa 410-415 milioni di bottiglie di Prosecco Doc - ha dichiarato il presidente del Consorzio Stefano Zanette - con ciò confermando un trend oramai consolidato di crescita a doppia cifra. Se nel 2015, crescendo del +15,8% rispetto all’anno precedente, si è generato un aumento di 48 milioni di bottiglie, quest’anno la crescita, che dovrebbe corrispondere al +15,5% circa, porterà un aumento di circa 55 milioni di bottiglie, mentre con i 3,5 milioni di ettolitri che dovrebbero originare dalla vendemmia 2016 dovremmo imbottigliare entro il 2017 circa 450-460 milioni di bottiglie”. Una produzione i cui numeri parlano da soli - e altrettanto fanno quelli relativi alla Gran Bretagna, che nel corso dell’anno ha scalzato l’Italia dalla prima posizione dei mercati di riferimento, divenendo il mercato più importante per il Prosecco Doc. Finiscono infatti oltremanica il 43,35% di tutte le bottiglie esportate, con una impressionante crescita anno su anno del 38,63%: l’export totale, che assorbe il 79% della produzione complessiva, è cresciuto da par suo del 29,54% - e anche se non è più il primo mercato, il 21% del Prosecco Doc che rimane nel Paese - oltre 70 milioni di bottiglie - ne fanno la denominazione più bevuta di tutte quelle dell’Italia enoica. “Se verrà confermato questo trend”, prosegue Zanette, “nel 2017 varcheranno i confini nazionali oltre 300 milioni di bottiglie contrassegnate Prosecco Doc. Nonostante la Brexit per ora non si registra nessuna flessione sul nostro primo mercato. La Gran Bretagna cresce del +38,63% in volume, e gli inglesi si sono dimostrati disposti a pagare ogni bottiglia acquistata l’11,27% in più”. Secondo mercato per il Prosecco Doc sono oggi gli Stati Uniti che, mantenendo grosso modo lo stesso trend degli ultimi anni, crescono di un ulteriore +31,75% sui 12 mesi precedenti, mentre il valore medio per ogni bottiglia registra un significativo +8,03%. E anche la Francia, patria delle regali bollicine dello Champagna, ha visto i volumi di Prosecco aumentare del 70,26%, coi francesi disposti a pagare ogni bottiglia il 13,26% in più rispetto all’anno precedente.
Oltre al suo report di fine anno, il Consorzio presieduto da Zanette ha inoltre presentato anche una ricerca commissionata ad SWG per indagare il sentiment dei risiedenti nel territorio della Doc riguardo la denominazione: “Sotto i riflettori dell’opinione pubblica il Prosecco di solito compare per la crescita del fatturato che coinvolge un numero sempre più ampio di consumatori nel mondo, ma non viene messo adeguatamente in risalto il contributo in termini occupazionali che l’economia del Prosecco attiva sul territorio – ha sottolineato il professor Vasco Boatto, professore ordinario di Economia e Politica Agroalimentare presso l’Università di Padova. “L’ampia base produttiva, che coinvolge oltre 13.150 imprese tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, è caratterizzata da una forte presenza di aziende al di sotto dei 2 ettari, nelle quali il Prosecco risulta fonte di reddito molto importante. Secondo i dati del Cirve - prosegue Boatto - circa un quinto degli occupati, siano essi lavoratori o imprenditori, è rappresentato da giovani (+ 7% nell’ultimo anno), con forte presenza di diplomati e laureati a dimostrazione del crescente interesse della popolazione giovanile verso questo settore. Rimarchevole anche la presenza femminile tra gli addetti, titolari o lavoratori: ben il 28%. Questi dati confermano il forte contributo del Prosecco non solo sul piano economico ma anche su quello sociale”.
In conclusione, Zanette ha concluso la presentazione del report con qualche puntualizzazione: la prima agli organi di stampa, spesso troppo disinvolti nel dare informazioni non verificate, ma successivamente il presidente del Prosecco Doc ha dichiarato che sono in arrivo progetti ambiziosi e innovativi in tema di sostenibilità, come l’introduzione dei principi dell’agroecologia, per una certificazione di sistema e non più solo di prodotto. In conclusione, Zanette ha voluto mettere “una pietra sopra”, per così dire, alla presunta guerra coi produttori del Carso, brindando al 2017 ormai imminente “con il Prosecco di Andrej Bole, primo e per il momento unico vignaiolo a utilizzare la menzione Trieste nel suo Prosecco Doc”. Brindisi che è avvenuto alla presenza dello stesso Bole, con lo stappo delle prime bottiglie giunte appositamente da Trieste per l’occasione.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli