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Si conclude ignominiosamente la carriera trentennale del wine merchant americano John Fox: la sua “Premier Cru” non era altro che uno schema di Ponzi, e ha patteggiato sei anni e mezzo di carcere e 45 milioni di dollari di rimborsi a 9.000 clienti

La lunga e travagliata storia della “Premier Cru”, società fondata nel 1980 dal wine merchant americano John Fox e da Hector Ortega a Berkeley, in California, si è conclusa con un patteggiamento, e con l’ammissione in aula, da parte di Fox, che quello che doveva essere uno dei nomi più prestigiosi nel mondo della compravendita dei fine wines d’oltreoceano non era altro che uno schema di Ponzi, nel quale i ricavati delle vendite servivano solo a temporeggiare con i clienti precedenti - e, soprattutto, a finanziare i costosi gusti di Fox in tema di macchine di lusso e procaci accompagnatrici incontrate online, senza contare le tasse per l’Università della figlia, i conti personali suoi e della moglie, il mutuo sulla loro casa e così via.
Come riportato da “Wine Spectator” (www.winespectator.com), il 66enne Fox è stato condannato a sei anni e mezzo di prigione in un carcere federale e a risarcire almeno 9.000 clienti della “Premier Cru” con non meno di 45 milioni di dollari in totale, come parte di un patteggiamento che gli ha evitato una condanna che poteva arrivare fino a vent’anni di reclusione. Soldi che Fox dovrà in qualche modo guadagnare una volta scontata la pena, dato che tutti gli averi a lui riconducibili sono stati venduti come conseguenza delle bancarotte sua personale e della “Premier Cru”. La vicenda ha dell’incredibile: secondo quanto ricostruito dal processo intentato contro Fox, l’intera storia della “Premier Cru”, nelle parole del giudice federale James Donato, è quella di “un impero consapevolmente fondato sull’inganno”. Inganno perpetrato costantemente da Fox, che attirava i suoi clienti con prezzi generalmente più bassi della norma per alcuni dei vini più pregiati del mondo - bordolesi e borgognoni in primis - e che venivano venduti prima che la ditta ne disponesse fisicamente. La consegna era garantita tra i sei e i ventiquattro mesi successivi, ma, come ammesso dallo stesso Fox, “erano menzogne, e sapevo che lo erano: sapevo che non avrei voluto, o potuto, entrare in possesso di questi vini”. Solamente tra il 2010 e il 2015, non meno di 20 milioni di dollari di questo “vino fantasma” è passato idealmente di mano: soldi che non vedevano nemmeno i fornitori, a cui venivano promessi entro 30 giorni. Invece, il denaro finiva per pagare i conti personali di Fox e della sua famiglia, i costi per l’Università della figlia, più auto di lusso e anche il “vizietto” del 66enne di pagare per incontrare online giovani ragazze, che in almeno un caso lo hanno pure ricattato con successo. Il poco che avanzava veniva, invece, utilizzato per comprare, quasi sempre a prezzo di mercato - e quindi in perdita - il vino dei clienti il cui periodo di consegna era ormai prossimo alla scadenza, secondo la formula classica dello schema di Ponzi: i soldi dei “nuovi” clienti servivano solo a pagare i debiti verso i precedenti, e a mantenere attivo un meccanismo criminale alla lunga destinato al fallimento.
Entro l’autunno del 2015 lo spazio di manovra di Fox si era ristretto a tal punto che, pur di ottenere liquidità, la “Premier Cru” aveva offerto vini di lusso a quasi il 40% in meno del prezzo regolare durante un fine settimana di saldi online, col risultato che il produttore borgognone Laurent Ponsot, dell’omonimo Domaine, scoprì non senza sorpresa che la ditta di Fox vendeva alcuni dei suoi grand cru a prezzi inferiori di quelli a cui lui stesso li vendeva a grossisti e importatori. La situazione si era fatta insostenibile, e non meno di 11 clienti di Fox avevano fatto causa alla “Premier Cru”: entro il dicembre 2015 la ditta era stata chiusa per bancarotta, e pochi giorni dopo anche Fox presentò la sua bancarotta personale, dichiarando tra i 50 e i 100 milioni di dollari di debiti. La sentenza di questa settimana, che è stata ridotta al minimo in cambio della totale collaborazione di Fox nella ricostruzione della vicenda, potrà essere ridotta di 54 giorni per ogni anno di buona condotta: di conseguenza Fox potrebbe uscire di galera nel 2021, all’età di 71 anni - e senza molte speranze, ad oggi, di poter racimolare anche solo una frazione dei 45 milioni di dollari che dovrebbe restituire ai clienti della fu “Premier Cru”.

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