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Nielsen: il mercato Usa rallenta ma il settore dei consumi casalinghi continua a crescere e tocca i 13,8 miliardi di dollari (+4,8%). Comandano i vini del Belpaese, che muovono 1,22 miliardi di dollari (+6,2%), ma il boom è di Francia e Nuova Zelanda

Italia
Nielsen, il mercato Usa rallenta

Il mercato Usa, dopo dieci anni consecutivi di crescita, mostra i primi segnali di stanchezza, e nei primi 9 mesi del 2016 l’Italia, primo partner enoico degli Stati Uniti, registra una lieve flessione dei volumi esportati (-0,9% secondo i dati dell’Italian Wine & Food Institute), continuando però a crescere in termini di valori (+1,8%). Ma è un mercato complesso, e nonostante il rallentamento generale c’è un settore, fondamentale, che continua ad andare bene, quello dei consumi casalinghi, o off premise che dir si voglia. Nell’ultimo anno, secondo i dati Nielsen relativi al periodo ottobre 2015-ottobre 2016, il giro d’affari del vino acquistato allo scaffale ha toccato i 13,8 miliardi (+4,8%), pari a 162,9 milioni di casse da 12 bottiglie (+2,1%) ed un prezzo medio di 7.06 dollari a bottilgia, di cui 10 miliardi di vino Usa (+5,4%), pari a 121,7 milioni di casse, per un prezzo medio di 6,9 dollari a bottiglia, e 3,7 miliardi di vino importato (+3,5%), pari a 41,2 milioni di casse per un prezzo medio di 7,52 dollari a bottiglia (www.nielsen.com).
Al top l’Italia, e non è una sorpresa, con un giro d’affari di 1,22 miliardi di dollari (+6,2%), per 11,1 milioni di casse (+4,6%) ed un prezzo medio di 9,18 dollari a bottiglia, seguita dall’Australia, a quota 720 milioni di dollari (-3,7%), per 12,3 milioni di casse (-3,4%) ed un prezzo medio di 4,86 dollari a bottiglia. Quindi c’è l’Argentina, che allo scaffale ha venduto 400 milioni di dollari di vino negli ultimi 12 mesi (-4,4%), pari a 4,7 milioni di casse (-7,2%) ed un prezzo medio di 7,13 dollari. In grande crescita la Nuova Zelanda, con le vendite allo scaffale a 380 milioni di dollari (+15,4%), per 2,8 milioni di casse (+13,5%) ed un prezzo medio di ben 11,35 dollari, ma ancora meglio fa la Francia, che tocca i 350 milioni di dollari (+16,1%), pari a 2,3 milioni di casse (+13,5%), per un prezzo medio di 12,57 dollari.
Per quanto riguarda le varietà, al top c’è lo Chardonnay, di cui sono state vendute ben 31 milioni di casse, per un giro d’affari di 2,54 miliardi di dollari (+2,8%) ed un prezzo medio di 6,84 dollari a bottiglia, seguito dal Cabernet Sauvignon, a 22,6 milioni di casse e 2,3 miliardi di dollari (+7,1%), per un prezzo medio di 8,47 dollari a bottiglia, con il Pinot Grigio a chiudere il podio con 15,4 milioni di casse vendute per 1,23 miliardi di dollari (+5,4%) ed un prezzo medio di 6,66 dollari. Ai piedi del podio il Pinot Nero, che con 8,1 milioni di casse muove un mercato da un miliardo di dollari (+9,2%), grazie ad un prezzo medio di 10,2 dollari a bottiglia, seguito dal Merlot, con 11,9 milioni di casse ed introiti per 833 milioni di dollari (-3,7%), per un prezzo medio di 5,82 dollari, mentre cresce il Sauvignon Blanc, a quota 7,4 milioni di casse, per 820 milioni di dollari (+12,2%) ed un prezzo medio di 9,18 dollari.
Analizzando le fasce di prezzo, emerge una crescita di tutti i segmenti più alti, confermando quel processo di “premiumisation”: le bottiglie sopra i 20 dollari valgono 967 milioni di dollari (+11,1%), pari al 7% del mercato, quelle tra i 15 ed i 20 dollari rappresentano invece l’8,4% del mercato, per 1,1 miliardi di dollari (+12,6%), con la fascia 12-15 dollari che tocca gli 1,8 miliardi di dollari (+10,2%), pari al 13,7% del mercato. Quindi, la fascia di bottiglie che allo scaffale vanno ad un prezzo compreso tra i 9 ed i 12 dollari, che vale 3,2 miliardi di dollari (+7,4%), che rappresenta il 23,3% del mercato, con il segmento 6-9 dollari a quota 1,6 miliardi di dollari (-1,8%) ed una quota del’11,8%, mentre il più rappresentativo è ancora quello delle etichette che costano tra i 3 ed i 6 dollari, che vale 4,1 miliardi di dollari (+1,1%), che vale il 30% delle vendite off premise, infine, le bottiglie più economiche, sotto i 3 dollari, che valgono 786 milioni di dollari (-2,4%), per una quota di mercato del 5,7%.

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