02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Granducato enoico raccontato da chi lo conosce in ogni suo meandro: ecco il libro “I grandi vini di Toscana” dell’ex curatore della guida “I Vini d’Italia” de “L’Espresso” Ernesto Gentili, in “viaggio” nella Toscana enoica da 25 anni

Italia
I grandi vini di Toscana, il nuovo libro di Ernesto Gentili

Il Granducato enoico raccontato da chi lo conosce in ogni suo meandro: arriva nelle librerie il libro “I grandi vini di Toscana” (Giunti Editore), scritto da Ernesto Gentili, l’enogiornalista livornese che da 25 anni ha “setacciato” la Toscana enoica, scoprendo e/o confermando la grandezza del meglio delle etichette di questa Regione.

Nel libro uno dei più importanti critici enologici d’Italia racconta le etichette imperdibili della regione simbolo del rosso italiano. Ernesto Gentili ha selezionato 69 grandi vini delle migliori cantine e li ha descritti nel dettaglio in altrettante originalissime schede che, oltre alla storia del produttore, alla filosofia della cantina e alle indicazioni tecniche della produzione, si focalizzano sulle degustazioni “verticali” descrivendo le proprietà organolettiche di ciascun vino nelle diverse annate. Dunque non classiche schede descrittive generali, ma uno sguardo analitico anno dopo anno che permette di seguire l’evoluzione del vino nel tempo, dando la possibilità di comprenderlo a fondo.

Giornalista e, prima ancora, bancario, Ernesto Gentili assaggia e scrive di vino da oltre un quarto di secolo. Da semplice e quasi incauto bevitore è passato, con molta gradualità e una certa iniziale resistenza, a un perentorio cambio di ruolo, arrivando ad assomigliare sempre più a un vero assaggiatore, persino moderato nel bere oltre che saggio dispensatore di consigli per chi vuole scegliersi la bottiglia giusta. La svolta che ha permesso di trasformare un’istintiva passione in una vera e propria professione è derivata dal contatto con Slow Food. Nel 1994 ha iniziato a occuparsi della Guida Vini d’Italia di Gambero Rosso-Slow Food, assumendo dopo pochi anni l’incarico di responsabile della Toscana. Dai primi anni Novanta a oggi si può quindi affermare che tutte le annate prodotte della quasi totalità dei principali vini toscani - poche decine di migliaia nel complesso - siano state assaggiate da Ernesto. Ha partecipato, in qualità di membro permanente, a numerose sessioni degustative del Grand Jury Européen e, nel 2003, ha lasciato il Gambero Rosso ed è diventato curatore, insieme a Fabio Rizzari, della Guida I Vini d’Italia de L’Espresso, fino al 2016.

“Con I grandi vini di Toscana ho percorso un bel pezzo della storia del vino toscano - spiega Ernesto Gentili nell’introduzione del suo libro - quella probabilmente più ricca di cambiamenti e suggestioni. La Toscana è testimone di un antichissimo legame con il vino e la viticoltura, tutte le epoche storiche sono scandite dalla presenza di questo connubio che ha creato i fondamenti di una forte e radicata tradizione contadina, con un processo qualitativo che ha seguito ritmi e stimoli ovviamente diversi dagli attuali. La qualità è incentivata dalla presenza di un mercato disponibile a spendere di più in cambio di merce migliore, ma fino a 30-40 anni fa non esisteva niente del genere. Ecco perché in Toscana, come in quasi tutto il mondo, la cultura della qualità ha raggiunto la giusta diffusione solo in tempi recenti e anche la tradizione è evoluta definendo i propri contorni come li conosciamo oggi pressappoco nel periodo trattato da questo libro. Una bella fetta di merito va attribuita a molti dei produttori e delle produttrici dei vini presenti in questo volume: sono stati dei pionieri, hanno anticipato i tempi e hanno saputo prevedere nuovi scenari di mercato. Le loro scelte hanno indirizzato e invitato altri a percorrere un tracciato che sembrava ignoto, rivoluzionando l’economia di un territorio e costituendo un baluardo per la salvaguardia dell’ambiente e del mondo agricolo che cinquant’anni fa appariva in rapido e inevitabile declino. In quel periodo chiudeva i battenti il regime della mezzadria, dominante in Toscana, con la quale erano sopravvissute, nella povertà, tante generazioni di contadini e coloni. A quei tempi, che sembrano ora lontanissimi ma non lo sono così tanto, il vino costituiva una fonte energetica di calorie e sostentamento diretto. Oggi è diventato un bene voluttuario, non c’è più il fiasco in tavola tutti i giorni. Si beve molto meno di prima, ma si beve in tutto il mondo e probabilmente si beve meglio. Seppur in modo assai frammentato la prima zona che ha dato segnali di rinnovamento è stata l’area del Chianti Classico, attraverso quel fenomeno, tanto disprezzato oggi ma fondamentale per favorire la rinascita, costituito dall’invenzione dei supertuscan: vini di fantasia, ottenuti con uve non previste dai disciplinari di produzione dell’epoca e proposti a prezzi generalmente superiori a quelli dei vini Doc. Si è poi definitivamente affermato il Brunello di Montalcino, è sbocciata dal niente l’area costiera, con Bolgheri in evidenza. È nata, in breve, una nuova pagina da raccontare dell’enologia toscana, confortata anche dal processo di crescita che, seppur con dinamiche e riscontri diversi, ha coinvolto tutto il territorio regionale, da Montepulciano alla Lucchesia, dalla Maremma alla Rufina, senza tralasciare San Gimignano e la sua Vernaccia, la prima tipologia in assoluto a fregiarsi della denominazione d’origine controllata e garantita (Docg) in Toscana. Ma i vini bianchi (non solo Vernaccia) e i vini dolci (in particolare Vin Santo e Aleatico) costituiscono un capitolo a parte, meritevole di essere trattato in un contesto specifico”.

Ernesto Gentili da tempo meditava “di dare forma e sostanza alla raccolta di oltre venti anni di appunti, di visite, incontri, suggestioni e, soprattutto, degustazioni. Centinaia e centinaia di bottiglie aperte e provate, ma anche assaggi dalla botte, lo stesso vino degustato appena nato e poi testato più volte nel corso degli anni. Insomma, alla fine mi sono accorto di poter raccontare storie all’infinito. E avrei desiderato farlo con un editore toscano, perché un libro sui vini toscani prodotto “in casa” avrebbe avuto un significato tutto particolare. È fortunatamente capitata l’occasione di proporre l’idea a Giunti che ha manifestato immediatamente grande interesse e molta disponibilità per l’argomento. Ne abbiamo parlato, poi abbiamo rimandato l’inizio del progetto, perché un editore di cose da fare ne ha tante, e anch’io avevo le mie. Il progetto originale si è piano piano delineato con maggiore chiarezza a entrambi e alla fine abbiamo, come si dice, messo nero su bianco e l’avventura di questa pubblicazione è partita. E qui devo premettere che un libro come questo non è un libro qualsiasi, dove si raccolgono le idee, si dà loro un ordine e si inizia a scrivere. Avrei anche potuto fare così, in fondo ho molti assaggi archiviati nel corso degli anni, bastava metterli insieme e il gioco era fatto. In realtà, avendo a che fare con una materia “viva” come il vino poteva essere sicuramente interessante proporre le impressioni che mi aveva fatto quella determinata etichetta dieci anni fa, ma sarebbe stata soltanto una somma di annate diverse, non una verticale vera e propria. Dopo tante degustazioni “orizzontali” (più vini della stessa tipologia e annata) che mostrano solo una faccia della luna, l’assaggio “verticale” permette di esplorare il carattere e il valore di un vino sotto una prospettiva del tutto diversa dal solito. E ne restituisce un’immagine più completa e profonda che va oltre il semplice piacere di una bottiglia. Ho iniziato a raccogliere materiale, ad assaggiare e a scrivere questo volume a marzo 2016 e ho terminato nei primi di luglio dello stesso anno. Quattro mesi intensi e al tempo stesso interessantissimi, perché avevo immaginato un certo sviluppo del libro e poi l’ho corretto per strada, sulla base degli impulsi, degli stimoli, delle informazioni che si aggiungevano di volta in volta, ma anche tenendo conto degli adattamenti pratici e grafici che emergevano e dei preziosi suggerimenti della redazione. Visti i contenuti spiccatamente specialistici ho limitato al massimo il ricorso a una terminologia tecnica e gergale, cercando di adottare un linguaggio semplice e diretto. In ogni caso spero che il glossario, che troverete nelle pagine finali del volume, possa essere sufficientemente utile per districarsi “fra tannini e vitigni”. Come ho scelto i vini? Chiaramente gran parte della selezione effettuata riflette semplicemente il mio gusto, è ovvio che molti dei vini presenti siano tra i miei preferiti sulla base degli assaggi effettuati in tanti anni di attività”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli