02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Per i vini italiani da vitigni autoctoni meno conosciuti il futuro è roseo ... grazie ai Millennials del mondo. A dirlo esperti internazionali, ieri, a Costigliole d’Asti, ad “Aspettando Indigena”, novità di Ian d’Agata per “Progetto Vino” Collisioni

Italia
Per vini e vitigni autoctoni italiani, il futuro sono i Millennials: messaggio, ad Indigena by Collisioni, di Ian d’Agata

Per i tanti vini italiani che nascono da vitigni autoctoni meno conosciuti, ma non per questo meno storici, tipi o caratterizzanti della biodiverstità enologica del Belpaese, il futuro sembra roseo, soprattutto grazie ai nuovi, giovani consumatori che si stanno avvicinando al nettare di Bacco in tutto il mondo. Ovvero, in una parola, i cosiddetti Millennials. È il messaggio che arriva dal primo degli appuntamenti di “Aspettando Indigena”, la nuovissima iniziativa del direttore della Vinitaly International Academy, contributor di Decanter e Senior Editor di Vinous Ian d’Agata, legata al “Progetto Vino” di Collisioni, di cui lo stesso wine writer è coordinatore (http://www.collisioni.it/it/aspettando-indigena), andata in scena nei giorni scorsi al Castello di Costigliole d’Asti, con la presenza di Filippo Mobrici Presidente del Consorzio del Barbera D’Asti (di cui il Castello è la nuova sede) e Giorgio Ferrero, Assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte. Dove ci si è concentrati sulle potenzialità dei vitigni e dei vini autoctoni del Monferrato e non solo, dalla Barbera al Grignolino, dalla Freisa al Ruché, dalla Malvasia di Schierano alla Malvasia di Casorzo e così via.
“Curiosi, attenti e tecnologici, la nuova frontiera per i vini autoctoni piemontesi di qualità sono i giovani americani , alla ricerca della qualità prima che del “brand”, incuriositi da ciò che non conoscono, e sempre attenti a scoprire nuove denominazioni in grado di raccontare un territorio, la sua specificità e unicità”, ha detto la Master Sommelier Laura DePasquale, importatrice di Miami per Artisanal, sezione di Southern Wine&Spirits. Come sottolinea anche il giornalista francese Bernard Burtschy, direttore della sezione vino del celebre quotidiano francese “Le Figaro”, “è importante svincolarsi dall’idea che ad interessarsi ed acquistare il vino sia un mercato tendenzialmente consolidato e tradizionalista. Al contrario, i visitatori di Figaro Vin online sono per oltre il 70% giovani e per il 50% donne, interessati soprattutto ad articoli riguardanti vitigni e produttori meno conosciuti, con un’attenzione particolare all’impatto ambientale, alla salute, allo “storytelling” e a ciò che è unico e autoctono di uno specifico territorio”.
“I nuovi acquirenti di vino negli Usa, e non solo, sono dunque proprio Millenials, giovani tra i 20 e i 40 anni, alla ricerca di prodotti caratteristici e originali, ma soprattutto interessati alla tradizione e alle storie che li definiscono”, ha aggiunto Michele Longo, giornalista e scrittore di vino, che da sempre sostiene la ricchezza umana e culturale della tradizione vinicola del nostro Paese. Una potenzialità che, come fa notare la DePasquale, è ormai anche un’esigenza, dal momento che non passerà molto tempo prima che altri Paesi si accorgano di questa nuova tendenza e, anche con una minore varietà e una storia meno antica, inizino a diventare competitivi sul mercato internazionale.
“Gli autoctoni piemontesi - ha aggiunto Laura DePasquale - rappresentano una risorsa fondamentale per il vostro mercato, perchè alcune uve internazionali sono coltivabili con minor prezzo in altre parti del mondo, e rischiano di essere più competitive sul mercato mondiale, mentre l’autoctono è qualcosa di vostro e soltanto vostro, legato indissolubilmente a questo territorio”.
La sfida importante per i produttori italiani è dunque quella di trovare il modo di comunicare la qualità e l’unicità degli autoctoni italiani ad un pubblico sempre più esigente. Una missione che deve unire produttori italiani e distributori internazionali, secondo Shelley Lindgren, ristoratrice di San Francisco, proprietaria di A16 e S.P.Q.R. Con una carta vini completamente dedicata ad etichette italiane, la Lindgren constata oggi come l’interesse per varietà meno conosciute sia in grande aumento: “Il Grignolino, ad esempio, sta spopolando a San Francisco, soprattutto come vino a bicchiere, che può accompagnare tutto il pasto”. È quindi importante instaurare un dialogo continuo tra produttori, importatori e distributori, per comprendere le esigenze di ogni specifico mercato e adattare di conseguenza l’offerta, ma anche per permettere agli operatori internazionali di conoscere al meglio il prodotto che vanno a proporre e di farsi ambasciatori consapevoli delle eccellenze italiane.

Con i prodotti meno conosciuti, come quelli degustati a Costigliole d’Asti, che vanno raccontanti al pubblico, ma anche fatti conoscere dagli operatori nei lori territori di produzione, perchè siano compresi e valorizzati a fondo. È proprio da questa esigenza di comunicazione e di confronto che ha preso vita il Progetto Indigena, ideato da Ian D’Agata e dal team di Collisioni con il supporto dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte: un’iniziativa all’insegna della valorizzazione degli autoctoni della Regione, che intende costruire un dialogo continuativo tra importatori, distributori, giornalisti e il territorio, i suoi vini e le persone che ne fanno ogni giorno la storia.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli