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Nel mondo del vino c’è una nicchia in crescita, che conquista wine lovers metropolitani e Millennials, quella del vino naturale. Che, però, non ha né una certificazione riconosciuta né una definizione capace di accontentare tutti i vignaioli

Italia
Il vino naturale conquista tutti

Nel rumore di fondo generato da un’offerta ampia come in nessun altra categoria merceologica, emergere, per un’etichetta o un’azienda enoica, diventa impresa ardua. C’è bisogno costantemente di differenziarsi, di distinguersi, e se fino a qualche anno fa era sufficiente convertirsi alla produzione biologica per far parte di una nicchia solida, capace di attrarre consumatori fedeli e con buona capacità di spesa, oggi serve uno scatto in avanti. Perché la viticoltura bio è tutt’altro che una nicchia, in Francia ed Italia rappresenta quasi il 10% delle superfici vitate, e milioni sono gli ettari, in Europa e nel mondo, in conversione. La nuova frontiera, per la verità non nuovissima, ma di gran moda nelle città di tutto il mondo, è quella del vino naturale, che segue le orme del vino biodinamico. Vini prodotti, appunto, secondo natura, seguendo pratiche artigianali, ma che sfuggono ad ogni tipo di legislazione e di definizione.
Certo, il successo raccolto ovunque, specie in Giappone e Stati Uniti, come ha ricordato anche Angelino Maule, produttore con La Biancara e padre nobile dell’Associazione Vinnatur da “Wine2Wine”, il forum business to business by Veronafiere, è innegabile, e proprio nel Paese del Sol Levante la filosofia di un vino scevro dall’aggiunta di qualsiasi prodotto superfluo si incontra alla perfezione con la cultura alimentare autoctona. Però, in un mondo iper regolamentato come quello del vino, in cui ogni Consorzio ha le sue norme e la ricerca della trasparenza è al centro dell’azione dei singoli Paesi e dell’Unione Europea, è a dir poco singolare che non esista una legislazione sui vini naturali, ma solo delle convenzioni, più o meno riconosciute da tutti, o almeno da chi fa parte delle associazioni come la stessa VinNatur o Vini Veri.

E se l’Unione Europea non sembra farci troppo caso, in Francia il Governo ha posto ai produttori naturali la domanda delle domande, la più banale e la più sensata: cosa si intende per “naturale”? Già perché la definizione, in questo caso, è tutto, e se i produttori biodinamici hanno le loro regole, piuttosto semplici, basate essenzialmente sulle idee del filosofo ed esoterico Rudolf Steiner, ed un ente di certificazione riconosciuto in tutto il mondo, i produttori di vini naturali spesso e volentieri non sono neanche d’accordo tra loro sulla definizione da dare ai loro vini, così come sulle regole ed i limiti, in termini di prodotti da poter usare in vigna ed in cantina. Il Governo di Parigi, già ad aprile, aveva istituito una commissione ad hoc, per cercare una soluzione comune e condivisa tra i produttori, indicando due strade: o l’istituzione di un ente certificatore esterno, proprio come fa Demeter con i vini biodinamici, o una certificazione regolamentata direttamente dal Governo. Il problema è che la commissione governativa istituita ad aprile, come racconta “Wine Spectator” (www.winespectator.com) è giunta alla conclusione che non esiste alcun tipo di evidenza scientifica in grado di segnare dei confini precisi intorno al vino naturale, ma solo tecnici, che, però, non sono condivisi dalla totalità dei produttori ...

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