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Dai consumi al giro d’affari, dalla produzione interna al mondo dei retailer e della distribuzione, all’impatto sul mercato dei Millennials e delle nuove tecnologie: ecco come sono cambiati gli Stati Uniti del vino, tra il 2006 ed il 2015

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Vino: ecco come sono cambiati gli Stati Uniti del vino, tra il 2006 ed il 2015

Gli Stati Uniti sono il primo mercato del vino, nel 2015 i consumi hanno toccato i 34,6 milioni di ettolitri, per un giro d’affari al dettaglio di 55,8 miliardi di dollari. Numeri che diamo quasi per scontati, ma che raccontano, al contrario, una crescita spettacolare rispetto alla realtà di 10 anni fa, quando gli Usa consumavano 27,4 milioni di ettolitri di vino per una spesa di 41,5 miliardi di dollari. Ma oltre ai consumi cresce la produzione, con il numero di cantine che, in California, è passato dalle 2.500 del 2005 alle 4.000 di oggi, mentre a livello nazionale sono quasi raddoppiate sulle 5.424 del 2006, per una produzione interna passata, nello stesso periodo, da 23,6 a 29,1 milioni di ettolitri. La California rappresenta oggi il 60% di tutto il vino consumato in Usa, e il 90% delle esportazioni, ma la viticoltura sta trovando un suo protagonismo in tanti altri Stati, da Washington, dove il numero delle aziende è passato dalle 460 del 2006 alle 1.000 del 2015, all’Oregon, che ha vissuto una dinamica identica, per un vigneto Usa che insiste su 419.000 ettari, il sesto più grande del mondo, come ricorda il magazine enoico tedesco “Meininger” (www.meininger.de).
Tra i produttori, E&J Gallo resta il più grande, con 75 milioni di casse (da 12 bottiglie, ndr) vendute nel 2015 (erano 62 milioni nel 2006), davanti a The Wine Group, passato dai 42 milioni di casse del 2006 ai 57,5 milioni del 2015, superando Constellation Brands, a quota 50 milioni di casse, in calo netto sui 57 milioni del 2006. Al quarto posto resistono invece, allora come oggi, le vendite di Bronco Wine Company, mentre Ste Michelle Wine Estates, che nel 2006 era alla decima posizione a quota 4,2 milioni di casse, oggi è al n. 7, con 8,8 milioni di casse vendute. Oggi ci sono più di mezzo milioni di rivenditori di vino sul territorio Usa, con i volumi di vendita dell’off trade che crescono molto più velocemente dell’on trade, specie per le etichette che costano più di 11 dollari. Total Wine & More, la più grande tra le catene indipendenti, offre una scelta di oltre 8.000 etichette nei suoi 135 punti vendita (erano 45 nel 2006), ma come giro d’affari al top c’è Costco, che nel 2006 fatturava 600 milioni di dollari ed oggi ha superato il miliardo.
Spostando l’attenzione sul mondo della distribuzione, risale a gennaio la fusione tra la Southern Wine and Spirits, il più grande distributore Usa, e la Glazer’s, il quarto distributore, da cui è nata la Southern Glazer’s Wine & Spirits, in cui lavorano 20.000 persone in 44 Stati, oltre a Canada e stati caribici, per un fatturato annuo di 15,5 miliardi di dollari. Allo stesso tempo, Charmer Sunbelt e Wirtz Beverage si sono fuse nel Breakthru Beverage Group, oggi secondo maggior distributore Usa con un fatturato di 6 miliardi di dollari, davanti a Republic National e Young’s Market: queste quattro compagnie rappresentano il 60% del vino commercializzato nel Paese. Parallelamente, cresce anche il canale direct to consumer, ossia la vendita diretta in azienda, particolarmente importante per le cantine che producono meno di 500.000 casse di vini l’anno: il valore delle vendite ha toccato i 2 miliardi di dollari, nel 2010 valevano 1,2 miliardi di dollari.

Cambia, evolve e cresce il mercato, ed evolvono i gusti dei consumatori, che oggi cercano vini più leggeri in termini di gradazione alcolica e dalla bella acidità, dopo un decennio dominato da rosati, Prosecco, Moscato, Sauvignon Blanc, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Pinot Grigio, mentre lo Chardonnay è ancora il vitigno più popolare sul mercato Usa. Un’altra novità, rivoluzionaria, è tutta tecnologica: nel 2006 nessuno aveva un dispositivo iPhone o Andorid, né i social network, per cui oggi passa la condivisione di informazioni ed esperienze, specie grazie ad app pensate proprio per il mondo enoico, come Delectable, Banquet, Vivino, Wine Searcher e CellarTracker. Ma la nuova frontiera si è appena affacciata sul mercato che conta: i Millennials, infatti, hanno superato i Baby Boomers nei consumi complessivi, a quota 160 milioni di casse, virando spesso su territori emergenti, sia americani che stranieri, da Washington all’Oregon, dal Portogallo alla Grecia, forti di un ventaglio di possibilità e di strumenti che nessuna generazione ha avuto a disposizione.

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