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Quinto posto fra gli importatori (+19,3% dal 2013 al 2015), un buon inizio di 2016 (+7% in volume e +15,3% in valore), ma c’è ancora molto da fare per l’Italia enoica in Cina. E per promuoverla al meglio arriva il roadshow by Business Strategies

Quinto posto nella classifica dei paesi importatori in Cina - ma a grande distanza da Francia, Australia, Cile e Spagna -, e una crescita percentuale notevole fra 2013 e 2015 (+19,3%), per non parlare di un inizio 2016 che ha fatto segnare, nel primo trimestre, un +7% in volume (6,2 milioni di litri), +15,3% in valore (26,1 milioni di dollari) e un +7,7% in prezzo medio (a 4,2 dollari al litro). Dati soddisfacenti, ma rimane un amplissimo margine di miglioramento per il vino italiano al di là della Grande Muraglia. E per coglierlo al meglio, secondo Silvana Ballotta, ceo Business Strategies, “dobbiamo intercettare il crescente interesse per il vino made in Italy nelle città meno conosciute, estendendo la promozione anche al di fuori dei canali consolidati”.

Ecco, quindi, la ragion d’essere del “Taste Italy! Italian Wine - Buyers Sourcing Roadshow” in quattro tappe, che Business Strategies porterà nel gigante asiatico dal 2 al 5 novembre e che ruoterà intorno a promozione digitale e al networking con gli operatori del mercato e i consumatori. Scortati dai sommelier della “Taste Italy! Wine Academy”, la prima wine school italiana con base a Shanghai interamente dedicata agli enoappassionati cinesi, i produttori incontreranno nelle città di Xi’An, Wu Han, Changsha e Shanghai 120 operatori cinesi del vino che saranno accompagnati in walk around tasting alla scoperta dei prodotti del nostro territorio. “Questo roadshow - ha aggiunto Ballotta - porta le nostre cantine in prima linea nello sviluppo di contatti e relazioni con distributori, importatori e media in territori nuovi e dalle grandi potenzialità”.

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