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Nel dibattito su fitofarmaci in vigna, il Governo di Parigi si scopre più realista del re: divieto di utilizzarli in una fascia di 5 metri ai confini del vigneto non va giù ai vignaioli. Cnaoc: “risposta politica dannosa ad un’inquietudine mediatica”

Negli ultimi tempi, in Francia, tra gli argomenti che hanno tenuto banco tra i filari c’è stato il dibattito sull’uso, a volte sconsiderato, dei fitofarmaci. A muovere i primi passi, anche sull’onda di un’opinione pubblica apertamente esasperata, è stato il Consiglio Regionale della Nouvelle Aquitaine, la Regione di Bordeaux, che, insieme a Prefettura e Camera dell’Agricoltura, a luglio ha messo nero su bianco il piano, ambizioso, di riduzione dell’uso dei pesticidi in agricoltura, e quindi in vigneto, la coltura dove si usa la maggioranza dei fitofarmaci, dando seguito al piano nazionale “Ecophyto II”, che prevede una riduzione del 25% nel 2020 e del 50% nel 2025. Ma il Governo di Parigi, in queste settimane, si è lasciato prendere la mano, tanto che tra i limiti imposti dalla legge sull’uso dei fitosanitari in vigna voluta dal Ministro dell’Agricoltura Stéphane le Foll, ce n’è uno, all’articolo 21, che non convince nessuno, né i vignaioli né i residenti: il divieto di utilizzare fitofarmaci in una fascia di sicurezza di 5 metri ai limiti di ogni parcella. Un eccesso, che ha spinto Bernard Farge, presidente della Cnaoc - Confédération Nationale des Appellations d’Origine Contrôlée, come racconta il portale francese “Vitisphere” (www.vitisphere.com), a chiedere al Ministro, senza tanti giri di parole, di farlo sparire dal dispositivo di legge, perché, oltre a mettere in pericolo l’esistenza stessa di migliaia di ettari in tutto l’Esagono, non è che polvere negli occhi, una risposta politica d un’inquietudine mediatica.

“Creando una zona protetta, d’autorità, non apportate alcuna soluzione alle questione sanitaria, al contrario, fate tornare indietro sia la protezione dell’ambiente che la salute pubblica. Salverete le apparenze - si legge nella lettera della Cnaoc - e creerete un’illusione temporanea, ma non risolverete niente: l’articolo in questione non è né efficace per la riduzione della quantità di prodotti fitosanitari usati, né utile a proteggere le nostre famiglie ed i nostri vicini. Non farete che esacerbare le tensioni, già forti, tra residenti e viticoltori”. Un aspetto che, secondo Bernard Farge, vede viticoltori e residenti dalla stessa parte della barricata, pronti a confrontarsi direttamente sul tema. Senza dimenticare il punto di vista del vignaiolo, spesso poco considerato.
“Da questo testo sembra che il vigneto sia un luogo pericoloso, dal quale tenersi alla larga, ma se siamo davvero convinti che la salute dei residenti sia in pericolo, quali sono le condizione in cui lavoriamo noi produttori, che certo viviamo un livello di esposizione decisamente superiore? Con questa legge passa l’idea che prodotti normalmente in vendita, testati, siano pericolosi: se così fosse, bisogna vietarli. Dovete prendere delle misure adeguate per proteggere i lavoratori, e mettere sotto pressione chi i fitosanitari li produce, dei quali noi non vogliamo più essere ostaggi. Infine, se le molecole di cui sono prodotti sono davvero così nocive per i nostri dipendenti, le nostre famiglie, i nostri figli, i nostri vicini - conclude la lettera di Farge - ritirateli dal mercato!”.

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