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Norvegia e Svezia, due mercati tutt’altro che secondari per l’Amarone: il campione dell’enologia della Valpolicella è amatissimo nei due Paesi nordeuropei - ma diffonderne la cultura e il valore è prioritario. A dirlo le Famiglie dell’Amarone d’Arte

Che i mercati nordeuropei siano importanti per il mondo del vino tricolore non è certo una novità, ma spesso le loro molte peculiarità si perdono a favore sia di “grandi vecchi” come gli Stati Uniti, o le giovani promesse come la Cina. Rimane comunque il fatto che sono mercati di peso, e particolarmente per uno dei veri e propri alfieri globali del nettare di Bacco italiano, ovvero l’Amarone della Valpolicella Docg, che, secondo dati diffusi dalle Famiglie dell’Amarone d’Arte (un autentico parterre de roi di produttori, che riunisce Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato, www.amaronefamilies.it), condotta dalla produttrice Sabrina Tedeschi, è davvero nel cuore di moltissimi enoappassionati norvegesi e svedesi.
Secondo il monopolio statale Vinmonopolet, nei primi nove mesi del 2016 sono state vendute in Norvegia 210.000 bottiglie di Amarone della Valpolicella Docg, e considerando i tre segmenti di prezzo che vanno tra le 200 e le 400 corone norvegesi (tra i 22 e i 44 euro) sono 14 le referenze di Amarone listate nell’assortimento base del Monopolio, con nessun’altra zona d’Italia a poter vantare la medesima rappresentatività. Inoltre, in Norvegia gli importatori sono tutti concordi: il consumo di Amarone cresce, la tipologia incontra il gusto dei consumatori e l’Amarone è un brand affermato, e rappresenta uno stile di vita italiano. Abitualmente, è un classico “friday wine”, ovvero la bottiglia che la gente si concede il venerdì sera prima del fine settimana quando si è più rilassati e disposti a spendere un po di più. Ma la diffusione di Amaroni “low cost” (la grande maggioranza del totale, dato che delle 210.000 bottiglie vendute ben 106.000 hanno un prezzo di compreso tra 200 e 250 corone) mette tutti davanti a un bivio: o perseguire con tenacia la strada della qualità, o arrendersi alla regola del ribasso.
In Svezia, poi, l’Amarone è un vino ancora più radicato nel mercato - un mercato dove, secondo il giornalista Bengt-Göran Kronstam, il grande rosso veneto è un successo continuo dal 1988, e dove il 70% della popolazione beve regolarmente vino. Systembolaget, il Monopolio svedese, da
gennaio a settembre 2016 ha venduto 658.920 bottiglie di Amarone (nell’intero anno 2015
erano state 951.032)
con un prezzo medio per bottiglia di 207 corone, cioè 21 euro - anche qui, prezzi piuttosto bassi, se si considerano la fama e la qualità dell’Amarone. Presto detto il motivo: è facilissimo vedere sugli scaffali del Systembolaget tanti vini fatti con la tecnica dell’appassimento che scimmiottano apertamente l’Amarone, in certi casi anche sfiorando l’“italian sounding”. Anche in questi due paesi, come in molti altri mercati sempre più importanti per l’Italia del vino, quindi, è fondamentale divulgare la cultura del nettare di Bacco tricolore.

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