02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Quanto corre il “nuovo mondo”: l’export enoico australiano continua a galoppare a doppia cifra e sfonda la soglia dei 2,17 miliardi di dollari, grazie soprattutto alle etichette premium, e il valore medio per litro arriva al record di 5,47 dollari

Non accenna minimamente a rallentare il vero e proprio rally che ormai da un anno sta portando a vette senza precedenti il vino australiano sui mercati mondiali: la crescita a doppia cifra del settore si è consolidata ulteriormente, portando il valore totale dell’export al nuovo record di 2,17 miliardi di dollari, secondo quanto riportato dal più recente “Wine Australia Export Report” (www.wineaustralia.com).
In una parola, questo indiscutibile successo è dovuto alla “premiumizzazione” del nettare di Bacco australiano, dato che non solo a tirare la volata all’intero settore è stato l’imbottigliato, decollato del 14%, a 1.8 miliardi, e un valore medio pari a 5,47 dollari al litro - una crescita del 9%, e un record da tredici anni a questa parte - ma la crescita è stata più forte proprio nei settori più alti della piramide dei prezzi. Secondo quanto sottolineato da Andreas Clark, ad Wine Australia, “Più della metà della crescita totale in valore dell’export nell’ultimo anno ha avuto luogo nella fascia sopra i dieci dollari di prezzo al litro, e con il valore su del 28%, arrivando al nuovo record di 547 milioni di dollari”. E anche in questo caso, i numeri sono impressionanti: la fascia di prezzo compresa tra 10 e 15 dollari a bottiglia è cresciuta del 18% (a 163 milioni), quella tra 15 e 20 dollari del 24% (a 83 milioni), quella tra i 20 e i 30 dollari del 38% (a 78 milioni), quella fra i 30 e i 50 dollari del 55% (a 30 milioni), quella fra i 50 e i 100 dollari del 36% (a 130 milioni), quella fra i 100 e i 200 dollari del 19% (a 11 milioni), e la fascia di prezzo superiore a 200 dollari di un ragguardevole 15%, a 33 milioni di dollari in valore totale.
Passando ai mercati più importanti, poi, il report firmato Wine Australia conferma che il trattato di libero scambio firmato tra Australia e Cina si è rivelato un toccasana per l’intero settore vinicolo del paese, dato che la Cina è cresciuta anno su anno del 51%, divenendo il primo mercato per il vino australiano (a 474 milioni di dollari in valore), seguita dai due mercati dove è proprio il vino australiano a dare più filo da torcere all’export italiano, ovvero Stati Uniti (448 milioni in valore, +4%) e Regno Unito (361 milioni, -3%) e con Canada (190 milioni, +1%) e Hong Kong (126 milioni, +7%) a chiudere questa “top 5”. E anche qui sono state le esportazioni appartenenti alla fascia di prezzo superiore ai dieci dollari al litro a fare la parte del leone, con una crescita del 63% in Cina, del 21% negli Stati Uniti, del 20% nel Regno Unito, del 9% in Canada e del 7% a Hong Kong.
Alla luce di questi successi sui mercati del mondo - e particolarmente in Cina - non sorprende quindi sapere che il colosso vitivinicolo Treasury Wine Estates, proprietario di griffe come Penfolds e Beringer, ha aperto proprio in questi giorni il suo primo punto vendita nell’area di Shanghai, il quindicesimo nel fu Impero di Mezzo: una “colonizzazione” enoica, per così dire, che ha alle spalle cifre decisamente di tutto rispetto...

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli