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Vino & archeologia - Testimonianze della storia del vino e dei suoi più antichi vignerons, della vita cittadina e del rapporto con la campagna, antesignane della vendita diretta a Firenze spunta una nuova “buchetta del vino” a Palazzo Medici Riccardi

Italia
A Firenze la buchetta del vino a Palazzo Medici

Testimonianze dell’antica vita fiorentina, e, in particolare, del rapporto tra Firenze e la sua altrettanto celebre campagna, di “buchette del vino” nei portoni dei Palazzi delle storiche famiglie della città ve ne sono una al 29r in Piazza Duomo nel portone di Palazzo Naldini del Riccio, dove un tempo c’era la bottega di Donatello, e un’altra in via Sant’Antonino al n. 21 a Palazzo dei Cartelloni, ma anche a Palazzo Antinori, sulla torre dei Donati, a Palazzo degli Albizi e Palazzo Ramirez-Montalvo, da Palazzo Baroncini a Palazzo Peruzzi, da quelli dei Corsini Suarez e Mazzei ai Palazzi Pallavicini, Ricasoli, Gondi de Prat e Martelli: da qui, nei secoli scorsi, i cittadini bussavano e i signori-vignerons nei loro possedimenti e tenute nella campagna toscana, pionieristicamente, vendevano vino con la pratica antesignana della vendita diretta, ovvero denaro e fiasco vuoto in cambio di uno pieno, dal produttore al consumatore, di origine certa, senza tasse e mediazioni, attraverso queste piccole e curiose aperture nelle mura dei loro palazzi nobiliari. E ora si scopre che lo facevano anche i Riccardi, a Palazzo Medici Riccardi dove è riapparso uno storico tabernacolo del vino - come sono detti per la loro forma - in una delle antiche porte al n. 14 sulla trafficata via Ginori, tra la Basilica di San Lorenzo e la Cattedrale di Santa Maria del Fiore.
In totale, sono 141 le buchette censite dall’Associazione Culturale Buchette del Vino, e formano un vero e proprio itinerario alternativo tra i monumenti simbolo di Firenze, che dimostra quanto già all’epoca si faceva largo consumo di vino, e quotidianamente, e come la sua storia sia legata a quella della città e della sua Regione. L’usanza di vendere vino direttamente dai palazzi nobiliari risale più o meno al 1600 quando gli stravolgimenti nei mercati europei portarono a una ridefinizione dei commerci internazionali e delle attività manifatturiere, che portò a un inesorabile declino di quelle attività che avevano reso Firenze ricca e potente durante il Medioevo e il Rinascimento. In quel periodo le grandi famiglie aristocratiche iniziarono a convertire le proprie attività in terreni agricoli e latifondi, dalla rendita più stabile, dove venivano prodotti vari beni, tra i quali un posto preminente era legato proprio alla produzione vinicola. Le buchette aprivano su un vano al pian terreno del palazzo facilmente collegabile alla cantina, dove un servitore curava la vendita delle bottiglie del vino in determinate ore del giorno.
Visibile solo dalla parte interna del portone, scoperta da Ricciardo Artusi, funzionario della Città Metropolitana di Firenze, riporta una nota, si trova in un’ala del palazzo acquista dal Marchese Gabriello Riccardi nel 1789 dalla famiglia Ginori per ampliare e ristrutturare la meravigliosa Biblioteca Riccardiana. I documenti d’archivio testimoniano che i Riccardi commerciavano i prodotti, e soprattutto il vino, provenienti dalle loro fattorie di Castel Pulci, Chianni, Rivalto e Villa Saletta.

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