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Una riforma di legge francese potrebbe scuotere il mondo dei fine wines: da luglio il pagamento delle accise sui vini di lusso francesi (l’80% del settore) viene compiuto subito, e non alla consegna, con conseguenze economiche rilevanti

La Francia, tramite una riforma di legge avvenuta la scorsa estate, vuole diventare il sito prediletto per lo stoccaggio di vini di lusso, puntando a una posizione di predominio anche in questo settore oltre che in quello della produzione della stragrande maggioranza dei fine wines del mondo: è questo, in sintesi, il senso della norma contenuta nel “Journal Officiel” del Governo di Francia del 26 luglio.
Notoriamente, il meccanismo della vendita “en primeur” implicava finora che se il vino acquistato dal negociant fosse stato spostato fisicamente in un magazzino, l’acquirente avrebbe pagato le dovute tasse e accise solo al momento del ritiro fisico delle bottiglie. Non solo, quindi, si poteva tutelare il proprio investimento tramite condizioni di stoccaggio ideali, ma nel caso in cui si fosse deciso di rivendere il lotto, si evitavano del tutto i pagamenti dovuti al ritiro, anche nell’eventualità nella quale la proprietà fosse passata da persona a persona più volte, il tutto senza che una bottiglia fosse spostata di un millimetro. Ma dato che l’80% del vino stoccato con questa formula è francese, e che di norma il vero vantaggio delle vendite “en primeur” è quello di comprare a prezzi comparativamente bassi vini il cui valore quasi certamente aumenterà nel tempo, la riforma consente ora di pagare la quota relativa a tasse e accise non quando le bottiglie vengono spostate, ma immediatamente, e quindi sul prezzo iniziale di vendita.
Il cambiamento è tutt’altro che epidermico, e impatta più di un settore di questa catena commerciale: in primis gli acquirenti, che prima avevano tutto l’interesse a muovere fisicamente i loro acquisti il prima possibile per minimizzare il peso delle tasse (e quindi finivano per dover usufruire di servizi di magazzini specializzati, magari sempre francesi, assumendosi un rischio ulteriore con lo spostamento), ma anche gli Chateaux - che adesso possono disporre fisicamente di bottiglie che formalmente sono proprietà di soggetti terzi - e i magazzini specializzati delle aree di produzione, che possono anche contare su una clientela ancora più fedele per quanto riguarda i propri servizi di stoccaggio. A tutti gli effetti, la nuova normativa rende la Francia un paese competitivo quanto e più degli altri per quanto riguarda i servizi di custodia di fine wines - a svantaggio, primariamente, del Regno Unito, e questo in un momento nel quale la spada di Damocle dell’invocazione del tanto temuto Articolo 50, che farà iniziare formalmente il processo del “Brexit”, continua a pendere sull’economia britannica. Facile immaginare, a questo punto, che le regioni di provenienza dei vini più blasonati del mondo, ovvero Borgogna, Bordeaux e Rodano, diverranno a breve anche uno dei luoghi d’elezione nei quali vengono stoccati, dato che la flessibilità precedentemente assicurata solo da servizi terzi - magari anche francesi, ma sempre terzi - verrà garantita “di serie”, per così dire, anche a clienti che prima ne avevano assoluto bisogno, come ad esempio catene alberghiere o linee aeree.
Secondo Marcello Meregalli, ad del Gruppo Meregalli, comunque, il cambiamento dovuto alla riforma francese è incrementale piuttosto che strutturale: “sulle grosse cifre che costano i vini di questo tipo le accise non pesano così tanto, non la vedo una cosa così stravolgente per il mercato”, dato che in percentuale non si tratta di cifre poi così rilevanti. “Ha avuto sicuramente più effetto”, aggiunge Meregalli, “la riduzione dell’Iva al 10% in Francia anche per tutto il comparto della ristorazione e dei drink, che aveva promosso sicuramente meglio il consumo fuori casa; anche chi ha in casa i milioni di euro di bottiglie risparmia le centinaia di migliaia di euro, che fa sempre bene, per carità, ma anche per un grande negoziante che ha in casa 5-10.000 bottiglie di Mouton o di Latour, non è quello che farà la differenza. In conclusione, può essere un aiuto, ma più burocratico che finanziario”: ma va detto che, con un occhio alla Manica e a ciò che succederà in terra d’Albione, la riforma francese potrebbe generare contromosse nel microcosmo britannico dei vini di pregio. Volendo usare una metafora scacchistica, mossa al nero: “credo - ha concluso Meregalli - che si tratti di una mossa di studio per vedere cosa faranno gli altri, in attesa delle iniziative importanti che faranno o il governo centrale inglese o quelli degli stati europei in tema di trading futuro”.

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