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48,5 milioni di ettolitri, il 2% in meno sul 2015, particolarmente abbondante, e buona qualità, ma con grandi differenze tra Regione e Regione e non solo. Ecco le stime sulla vendemmia 2016 in Italia, firmate Ismea e Unione Italiana Vini (Uiv)

Italia
Arrivano le stime Uiv e Ismea sulla vendemmia 2016

48,5, milioni di ettolitri, il 2% in meno sul 2015, particolarmente abbondante. Un risultato che, se sarà confermato a fine raccolta, segnerà, comunque, un +9% sulla media degli ultimi 5 anni. Ecco le stime sulla vendemmia 2016 in Italia firmate Ismea e Unione Italiana Vini, presentante oggi a Roma, che raccontano di un vigneto Italia” in generale buona salute sia sul fronte qualitativo che quantitativo che consentirà certamente di affrontare con fiducia sia il mercato nazionale sia quello internazionale”.
Il risultato produttivo di questa campagna, spiega una nota, si può, in sintesi, attribuire a un decorso climatico generalmente piuttosto favorevole e all’entrata in piena produzione di nuovi vigneti in sostituzione di quelli più obsoleti. La situazione climatica che ha accompagnato lo sviluppo vegetativo non ha tuttavia mancato di presentare talune criticità, localmente anche in maniera più incisiva rispetto allo scorso anno.
Al di là dell’aspetto “dimensionale” della vendemmia, l’altra discriminante fondamentale sarà data dal livello qualitativo delle uve e a determinarlo in maniera decisiva contribuirà il clima di settembre, soprattutto per i rossi. Al momento, secondo la ricognizione presso gli operatori delle varie regioni, le attese sulla qualità dei vini appaiono, comunque, decisamente positive. Il calendario vendemmiale mostra, tra l’altro, una situazione piuttosto variegata, che potrebbe far pendere la bilancia verso un certo ritardo rispetto allo scorso anno.
Sulla base dei dati oggi disponibili, quindi, anche nel 2016, l’Italia si troverebbe a confermare la simbolica leadership mondiale nella produzione di vino. In Francia, infatti, si stimano, attualmente, 42,9 milioni di ettolitri (circa il -10% sul 2015 e -7% sulla media degli ultimi 5 anni), mentre in Spagna si parla di una vendemmia in linea con i 42-43 milioni di ettolitri degli ultimi due anni. Per quanto attiene gli altri principali produttori europei, in Germania si stima una produzione stabile rispetto al 2015 (9 milioni di ettolitri), mentre in Portogallo si registrerebbe un decremento del 20%, a 5,6 milioni, la più scarsa degli ultimi anni.
Il focus a livello di territorio nazionale evidenzia però una sostanziale disomogeneità di situazioni non solo tra regioni confinanti, ma anche all’interno delle regioni stesse. Tra le prime quattro grandi regioni produttrici, solo la Sicilia mostra una flessione importante, mentre in lieve crescita si stimano le produzioni di Veneto, grazie all’entrata in produzione dei nuovi impianti, Puglia ed Emilia Romagna.
Al Nord, si assiste a un lieve recupero del Piemonte, dopo due anni di scarsa produzione, a cui si affianca la decisa crescita della Valle d’Aosta e una sostanziale stabilità della Liguria. Anche in Friuli Venezia Giulia l’entrata a reddito dei nuovi impianti consente di collocare la produzione 2016 molto al di sopra della media degli ultimi cinque anni, sebbene in lieve arretramento rispetto al 2015. Lombardia e Trentino Alto Adige, invece, hanno sofferto maggiormente le incertezze climatiche.
Scendendo lungo la Penisola si evidenzia il sensibile arretramento produttivo di Toscana e Umbria a fronte di segni lievemente positivi per Lazio, Abruzzo e Marche. Annata in netto arretramento per i volumi della Campania, che ha dovuto subire numerose avversità climatiche durante tutto l’arco dello sviluppo vegetativo i cui effetti hanno determinato una contrazione produttiva dell’ordine del 20% rispetto al 2015. Buona la vendemmia anche in Molise, Calabria e Basilicata, dove le prime stime si collocano su terreno lievemente positivo rispetto a quella dello scorso anno. Per chiudere la rassegna, i vigneti della Sardegna confermano i risultati produttivi dell’ultimo anno.

Focus - Il dettaglio della vendemmia 2016 in Italia, regione per regione 
Piemonte (+5%)
L’aggettivo per classificare dal punto di vista climatico l’annata 2016 della regione Piemonte potrebbe essere “incostante”. L’inverno è stato mite e povero di precipitazioni, con i primi due mesi dell’anno praticamente asciutti. Le prime piogge, accompagnate da qualche nevicata, sono arrivate a fine febbraio. Più fresca del solito è stata la primavera che ha portato le piogge, soprattutto ad aprile e maggio. L’emblema dell’incostanza è stata la stagione estiva, con i primi caldi manifestatisi nella settimana dopo il 20 giugno. Il caldo non si è mai protratto a lungo: periodi di 5-7 giorni con interruzione da parte dei temporali a mitigare la calura e, in parecchi casi, a ridurre drasticamente le temperature, soprattutto quelle notturne. In questo alternarsi di caldo-freddo il germogliamento è iniziato ad aprile, quindi nella norma, ma poi gradatamente si è assistito a un rallentamento dell’attività vegetativa. Fioritura e allegagione si sono avviate quindi in leggero ritardo, ma hanno potuto beneficiare di un periodo di buona stabilità climatica e sono avvenute con regolarità anche se, su alcune varietà tardive, si è avuta cascola dei fiori per le piogge. Si è arrivati all’invaiatura nella prima decade di agosto accumulando due settimane di ritardo rispetto alla norma e le piogge di fine agosto hanno fornito ottimo vigore ai grappoli facendo virare decisamente su terreno positivo l’asticella delle previsioni produttive rispetto a un 2015 peraltro non particolarmente abbondante.
La vendemmia delle uve base spumante prenderà il via in questi giorni di settembre, prima con Pinot Nero e Chardonnay, poi con il Moscato poi via via con tutte le altre fino a giungere alla conclusione con i Nebbioli da Barolo verso la metà di ottobre se non oltre.
Sotto l’aspetto fitosanitario, il 2016 non è stato un anno difficile. Pochi sono stati i problemi di peronospora e oidio, almeno fino a fine giugno, successivamente la brusca impennata delle temperature ha creato qualche problema in più, soprattutto di peronospora.
Il capitolo più grave è quello delle grandinate: quest’anno gli eventi grandinigeni sono stati frequenti e hanno interessato un po’ tutte le aree vitate, con le situazioni più gravi a Nizza Monferrato e Castelnuovo Calcea.

Valle d’Aosta (+17%)
Ottima vendemmia anche per la regione alpina per la quale si stima un deciso recupero sull’anno scorso. Lo sviluppo vegetativo, caratterizzato da una buona fioritura e da una favorevole allegagione, si presenta con un ritardo di più di una settimana rispetto allo scorso anno ma in linea rispetto alla norma. Gli stacchi delle bianche precoci si avranno a partire dalla seconda settimana di settembre. Al momento anche le aspettative sulla qualità sono ottime, benché resti sempre alta l’attenzione per la Drosophila suzukii, temuto parassita dei frutti a bacca rossa.

Lombardia (-13%)
La stagione vegetativa della vite, in Lombardia, nel 2016 è partita precocemente, anticipata di 7-10 giorni rispetto all’anno precedente e alle recenti medie storiche, ma gli eventi dei mesi successivi hanno finito per determinare un accumulo di ritardo come nella maggior parte della Penisola. Buona la cacciata e la fioritura, con l’allegagione a volte parzialmente depotenziata da un periodo di frequenti piogge che hanno conseguentemente favorito precoci attacchi di peronospora.
La disponibilità idrica di inizio stagione ha consentito un buono sviluppo delle viti, garantendo una riserva di acqua che ha, perlomeno nella prima parte delle fasi dell’ingrossamento degli acini, contrastato una progressiva penuria idrica data da assenza di piogge e temperature elevate.
Localizzati i fenomeni grandinigeni, che hanno invece colpito alcune aree del Mantovano a metà agosto compromettendone parzialmente la produzione e altrettanto seriamente la Bergamasca nella zona del Moscato di Scanzo.
Sotto controllo lo stato sanitario, con solo la peronospora più incidente rispetto all’anno scorso. La vendemmia è iniziata più tardivamente di 7-10 giorni rispetto al 2015 per le basi spumante di Franciacorta ed Oltrepò Pavese, con i primi grappoli staccati in provincia di Brescia appena prima di Ferragosto e in Oltrepò Pavese a partire dal 22 dello stesso mese. Ottima la qualità attesa per Chardonnay e Pinot nero di queste zone. Dal buono all’ottimo il giudizio sulla qualità prevista per bianchi e rossi fermi della regione.

Liguria (=)
Annata piuttosto regolare in Liguria la cui produzione si stima in linea con quella dello scorso anno. Tutte le fasi fenologiche si possono definire buone, con poco da segnalare anche in termini di fitopatie. Le escursioni termiche degli ultimi tempi hanno favorito un’ottima maturazione con una vendemmia che non sembra possa iniziare prima della metà di settembre.

Trentino Alto Adige (-9%)
Anche in Trentino Alto Adige, la vendemmia 2016, sembra più avara rispetto ai volumi dello scorso anno. Per la verità l’annata era iniziata in anticipo e sotto i migliori auspici, mentre ora si presenta in ritardo e con volumi attesi in flessione. Le buone prospettive sono durate fino alla fine di maggio: nessun danno da freddo, escluse piccole zone con viti allevate a Gujot, con germogliamento omogeneo ed elevata fertilità delle gemme. Poi è iniziata una serie di piogge che ha intaccato il processo di fioritura, favorendo l’insorgere delle prime infezioni da botrite ma, soprattutto, provocando fenomeni marcati di colatura e acinellatura. In Trentino a risentirne di più è stato il Pinot Grigio rispetto a Chardonnay e Muller Thurgau. Le infezioni di peronospora larvata, arrivate successivamente, hanno colpito soprattutto il Merlot. Il bilancio finale vede una flessione maggiore sulle uve a bacca rossa. La vendemmia delle uve base spumante è iniziata a fine agosto, con qualche giorno di ritardo rispetto alla media: buono lo stato di maturazione di Chardonnay e Pinot nero che, nella seconda quindicina di agosto, grazie all’alternanza ideale di caldo/fresco tra giorno e notte, sono riusciti a sviluppare gli aromi tipici.
Situazione analoga in Alto Adige, dove la perdita stimata è da ricondurre ai problemi fitosanitari che si sono verificati durante il periodo vegetativo, a seguito di attacchi di peronospora. Questi hanno avuto una virulenza maggiore su vitigni a bacca rossa, quali la Schiava. Per Sauvignon Blanc e Lagrein ci si aspetta invece una resa addirittura maggiore rispetto al 2015.

Friuli Venezia Giulia (-4%)
La stima sulla vendemmia 2016 pende verso un risultato leggermente negativo. I primi stacchi, infatti, hanno fatto registrare un minor peso delle uve rispetto alle attese. Come per il Veneto, tuttavia, anche per il Friuli Venezia Giulia è l’entrata in produzione dei nuovi impianti - in particolare a Glera - a contribuire a mantenere alta l’asticella produttiva. Le attese sono pertanto più elevate sulle uve bianche.
In termini di calendario produttivo, si evidenzia qualche giorno di anticipo rispetto alla norma. Al germogliamento, piuttosto regolare, ha fatto seguito qualche problematica in fase di fioritura, disturbata dalle piogge di maggio che hanno provocato cascola, mentre il successivo sviluppo vegetativo è da considerarsi senza particolari problemi.
Già le abbondanti precipitazioni di maggio, comunque, avevano lanciato un campanello d’allarme sulla potenziale perdita di produzione, anche perché hanno cominciato ad affacciarsi le classiche malattie della vite: è stata, infatti, elevata la pressione della peronospora (prime infezioni a metà maggio) accompagnata da un aumento degli attacchi di cocciniglia. Annata favorevole anche alle tignole, che sono riuscite a compiere tre generazioni. Stando comunque al dato previsionale, si può affermare che gli attacchi sono stati ben arginati, e questo rende molto positive le stime sulla qualità delle uve, che si presentano con un buon grado zuccherino e un ottimale livello di acidità.

Veneto (+2%)
La vendemmia veneta appare abbastanza composita e arriva dopo uno sviluppo vegetativo che può definirsi sostanzialmente buono in tutte le sue fasi. Il clima ha riservato qualche insidia: la primavera è stata caratterizzata da temperature miti, che hanno determinato un germogliamento precoce della vite; sono seguiti maggio e giugno molto piovosi durante i quali si è perso l’anticipo fenologico. Il risultato è una stagione che, in alcuni momenti particolarmente delicati, ha mostrato più di una difficoltà. L’umidità di luglio ha creato non poche preoccupazioni per l’insorgere di fitopatie (peronospora), i cui effetti sono stati contenuti dalla prontezza degli interventi messi in atto dai viticoltori.
Il leggero segno positivo stimato rispetto alla produzione dello scorso anno è dovuto a un mix di fattori sia stagionali, come la sostanziale stabilità dell’areale Soave, sia strutturali, come l’entrata in piena produzione dei nuovi impianti di uve bianche, specie nell’areale Prosecco e per le produzioni destinate a Pinot grigio. Questo secondo fattore tra l’altro ha permesso di neutralizzare la perdita di produzione delle varietà rosse dovuta sia alla riduzione progressiva di ettarato, sia all’incidenza della peronospora. Sul fronte qualitativo, le attese da parte dei produttori sono, a oggi, molto alte.

Emilia Romagna (+5%)
Le favorevoli condizioni climatiche registrate alla ripresa vegetativa della vite hanno portato a un anticipo delle prime fasi fenologiche che, però, non sembra essersi mantenuto rispetto al calendario vendemmiale. Lo sviluppo vegetativo ha esordito molto bene, con una cacciata buona e una fioritura ottima in Romagna e in buona parte dell’Emilia. Buona anche l’allegagione, mentre l’invaiatura è risultata prolungata rispetto alla media. Il freddo di giugno aveva causato non pochi timori ma, il successivo ritorno di temperature calde, ha fatto rientrare le preoccupazioni. Le escursioni termiche tra giorno e notte hanno creato le condizioni per un’ottima fase finale di maturazione, mentre la persistente mancanza di piogge sta causando qualche problema nelle aree collinari più siccitose; per il resto, le condizioni climatiche attuali fanno prevedere una vendemmia eccezionale, anche con un buon recupero delle gradazioni zuccherine. Per quanto riguarda le avversità climatiche, si sono verificate grandinate di una certa entità nelle province di Modena e Reggio Emilia. Poco da rilevare in tema di malattie della vite: limitati i focolai di peronospora, mentre più diffusi sono stati quelli di oidio e, in entrambi i casi, si è intervenuti spesso con la lotta integrata. In Romagna sono buone le aspettative quantitative e qualitative sia per il Sangiovese sia per il Trebbiano, e anche in Emilia l’attesa per i Lambruschi è particolarmente positiva.I risultati produttivi in Emilia Romagna sono altresì influenzati dall’effetto positivo della ristrutturazione e riconversione che ha permesso di sostituire impianti obsoleti con vigneti più moderni.

Toscana (-8%)
Dopo un ottimo 2015, la produzione 2016 sembrerebbe tornare più vicina al livello medio degli ultimi cinque anni. Questo come dato complessivo ma, all’interno della regione, la situazione appare piuttosto mutevole: riduzioni sono attese nella parte orientale della regione (Firenze, Arezzo e parte nord della provincia di Siena), a fronte di crescite nella Toscana meridionale (Livornese, Maremma grossetana, Val d’Orcia). Il minimo comune denominatore della vendemmia toscana è legato alla qualità che si attende ottima praticamente ovunque.
L’andamento vegetativo è stato abbastanza regolare, con un ritardo complessivo rispetto allo scorso anno di circa una settimana. In realtà il germogliamento e la fioritura in molti areali erano iniziati con qualche giorno di anticipo rispetto alla media dell’ultimo decennio, ma la brusca discesa delle temperature ne ha rallentato il decorso e ha, in molti casi, compromesso l’allegagione. L’incidenza delle malattie in genere non è stata significativa e comunque inferiore all’anno passato.
Da un punto di vista degli eventi meteo, si sono verificate soltanto alcune grandinate e trombe d’aria in luglio e agosto mentre, nel Grossetano, le scarse precipitazioni hanno rappresentato il maggiore problema.
La vendemmia delle uve bianche precoci è iniziata in condizioni ottimali, mentre per le uve a bacca rossa, Sangiovese in primo luogo, le aspettative sono ottime ma bisognerà aspettare ancora qualche settimana per portarne i primi grappoli in cantina.

Umbria (-8%)
La vendemmia umbra arriva a chiusura di un ciclo vegetativo generalmente buono sebbene non privo di alcune criticità. Prima fra tutte un clima piuttosto freddo durante l’allegagione che, comunque, ha fatto seguito a una fioritura mediamente buona. In alcune aree del perugino, le gelate tardive hanno provocato qualche perdita specie in aziende di fondovalle dove, talvolta, si sono aggiunti problemi fitosanitari manifestatisi a fine maggio, con la peronospora, e a luglio con attacchi di oidio. Laddove non contrastate in modo tempestivo e con metodologie idonee, tali patologie hanno ulteriormente contribuito alla perdita di prodotto. L’annata si prospetta comunque soddisfacente per gli operatori che, in termini qualitativi, si attendono livelli superiori allo scorso anno soprattutto sui bianchi. Il minore stress idrico subito dagli impianti ha, infatti, permesso alle uve di sviluppare profumi e aromi in modo ottimale. I primi stacchi delle uve precoci sono iniziati nell’ultima settimana di agosto, con un po’ di ritardo sulla media degli ultimi anni soprattutto in provincia di Perugia, mentre in quella di Terni è da considerarsi sostanzialmente nella norma.

Marche (+3%)
In questa regione, temperature invernali non rigide e precipitazioni distribuite uniformemente nelle prime fasi fenologiche della vite, hanno mediamente anticipato di 7-8 giorni la ripresa vegetativa della pianta con una cacciata, una fioritura e un’allegagione più che buone, e con risultati positivi sulla fase finale della maturazione e fase vendemmiale che si preannunciano generalmente ottimali.
La frequente piovosità ha indubbiamente favorito focolai di peronospora, ma di entità non superiore alla passata annata e immediatamente controllati spesso con la lotta integrata. Ottime le aspettative qualitative per una vendemmia iniziata nell’ultima settimana di agosto, annullando totalmente l’anticipo delle prime fasi.

Lazio (+2%)
Tra i viticoltori del Lazio è diffuso un moderato ottimismo. Il ciclo vegetativo è partito con lieve anticipo dovuto a un inverno mite seguito da una primavera relativamente fresca. La cacciata è stata buona, la fioritura e l’allegagione si sono svolte ottimamente. Solo nell’area del Cesanese, alcune gelate primaverili hanno colpito i vigneti più esposti determinando perdite produttive.
Bassa, o comunque nella norma, l’incidenza delle malattie nel vigneto: le regolari piogge primaverili e quelle sporadiche estive hanno mantenuto vitali i ceppi senza comprometterne l’aspetto sanitario. I trattamenti in vigna sono stati relativamente frequenti e hanno permesso di controllare i focolai di peronospora che ha causato qualche lieve danno solo nelle uve precoci. In generale, l’invaiatura è stata ottima per tutte le uve, e lo sbalzo termico giorno/notte registrato durante l’estate fa ben sperare per lo sviluppo dei profumi e aromi delle uve bianche che sembrano presentare un grado zuccherino forse anche maggiore dello scorso anno.

Abruzzo (+2%)
Dopo un inverno nella norma, le basse temperature primaverili hanno determinato un ritardo di oltre una settimana nella ripresa vegetativa, successivamente recuperato.
Sin dalle prime fasi, fioritura e allegagione, si sono manifestate positive sul fronte dei volumi. Le abbondanti precipitazioni di metà luglio e metà agosto hanno provocato un certo ritardo nelle fasi di invaiatura ed inizio maturazione. Ritardo accentuato anche da sporadici attacchi di peronospora che hanno provocato anche lievi perdite produttive. L’area più interna della regione ha dovuto confrontarsi anche con il gelo La sanità delle uve è generalmente buona, fermo restando che, per le produzioni tradizionali (Montepulciano e Trebbiano), sarà fondamentale il clima di settembre.
La qualità attesa dei vini è sicuramente buona, con punte di ottimo per i bianchi precoci e a media maturazione, sia internazionali che autoctoni come Pecorino e Passerina.

Molise (+1%)
Anche in Molise la vendemmia 2016 è iniziata sotto i migliori auspici e con prospettive produttive di un lieve incremento sull’anno prima. Lo sviluppo vegetativo non ha presentato particolari problematiche, anche sul fronte qualitativo, le attese sono molto buone.

Campania (-20%)
Annata in netto arretramento per i volumi della Campania, che sconta l’effetto di numerose avversità climatiche verificatesi durante tutto l’arco dello sviluppo vegetativo. A ottobre, si sono registrate importanti alluvioni nel Beneventano le cui reali conseguenze sono ancora in fase di verifica. Successivamente, fenomeni meteorici consistenti hanno contribuito a creare problemi in fioritura e allegagione creando acinellatura. Infine, hanno influito negativamente le gelate tardive di fine aprile che hanno interessato il fondovalle di alcune aree del Beneventano e dell’Irpinia. Non sono poi mancati eventi grandinigeni. Le basse temperature notturne favoriranno comunque una buona qualità delle uve e se il clima si manterrà asciutto e soleggiato potrebbero registrarsi punte di ottimo per le uve che si raccoglieranno a ottobre, come l’Aglianico.

Calabria (+3%)
Le piogge estive hanno ridato vigore alle viti favorendo un ottimale sviluppo dei grappoli durante l’ultima fase prima della vendemmia. Questo fa pendere l’ago della bilancia verso un incremento, seppur lieve, della produzione targata 2016. In un’annata tutto sommato nella norma non sono mancati, comunque, momenti critici determinati in taluni casi da stress idrico con conseguenti episodi di disidratazione del grappolo.

Basilicata (+7%)
La piccola area lucana ha avviato la vendemmia sotto i migliori auspici consentendo, anche qui, di prospettare volumi in crescita e qualità elevata.

Puglia (+2%)
Le stime relative alla vendemmia in corso sono positive nonostante i problemi legati, in molte aree, al caldo e alla prolungata assenza di precipitazioni. In termini di calendario vendemmiale, pur risultando difficile stabilire dati omogenei, si registra un piccolo anticipo sui vitigni di Trebbiano, Sangiovese, Lambrusco, nel Nord della regione, mentre ritardi su altri. Nel Salento l’anticipo è più consistente.
Nel Nord della regione, dove mediamente si stimano volumi produttivi simili a quelli già abbondanti del 2015, cacciata, fioritura e invaiatura sono state buone, mentre l’allegagione discreta. La fase finale della maturazione e la fase vendemmiale vengono considerate buone con qualche perplessità sulla maturazione fenolica in alcune aree a causa del caldo. Alcuni danni da grandine si sono avuti nel Nord foggiano. Peronospora e tignola sono state gestite in modo molto efficace con la lotta integrata, mentre a preoccupare è stato il Cryptoblabes gnidiella sugli Chardonnay. In linea generale la qualità attesa resta molto elevata.
Nel Salento, all’inizio dell’estate la situazione del vigneto era da considerarsi ottimale da ogni punto di vista, ma la prolungata assenza di precipitazioni e il caldo hanno un po’ ridimensionato le ancor più ottimistiche aspettative rispetto ai volumi per presenza di disidratazione delle uve, lasciando però intatte quelle sulla qualità. Era da anni che, secondo molti produttori, non si raggiungeva un tale grado di maturazione sulle uve rosse. A mantenere così elevata la qualità e lo stato di salute delle uve ha contribuito la scarsa incidenza delle malattie.

Sicilia (-15%)
Le previsioni sulla lunga vendemmia siciliana fanno intravedere un calo in termini quantitativi rispetto alla produzione dello scorso anno, ma un livello qualitativo che si attesta su buoni standard, con punte di ottimo.
Dopo un inverno scarsamente piovoso, il clima mite registrato durante la primavera ha consentito alla vite di sviluppare le prime fasi fenologiche senza particolari problematiche. Qualche pioggia a maggio-giugno, che in alcuni areali ha favorito l’insorgenza di oidio e di peronospora, tenuti comunque sotto controllo. La riserva idrica accumulata ha consentito di affrontare generalmente luglio e agosto senza particolari problemi, con le uve arrivate all’invaiatura in buona salute. In alcuni areali, tuttavia, come nel Ragusano, si sono registrati periodi di prolungata siccità, che hanno finito per influire sui quantitativi attesi.
La vendemmia è iniziata con lo Chardonnay, sin dalla prima settimana di agosto, ma in alcune zone ha avuto rallentamenti perché l’eccessivo stress idrico non ha permesso il raggiungimento del giusto grado di maturazione.
La vendemmia delle uve nere è nel “clou” da fine agosto con Merlot, Syrah, Nero d’Avola, Frappato, per finire con il Cabernet Sauvignon verso la prima decade del mese di settembre.
Per le varietà autoctone, a bacca bianca come, l’Insolia, Grillo e Catarratto, le operazioni vendemmiali, inizieranno in questa prima decade di settembre. Mese questo fondamentale per il risultato finale della produzione siciliana.

Sardegna (=)
In Sardegna si prevede una vendemmia con quantitativi in linea con lo scorso anno anche se, il perdurare delle alte temperature, potrebbe incidere in maniera negativa sui risultati quantitativi. Anche nell’Isola la situazione non è particolarmente omogenea con la Gallura che potrebbe avere una produzione poco superiore a quella dello scorso anno, controbilanciata però da altre zone (es. Sud) dove vigneti molto esposti e non irrigui hanno invece sofferto la siccità. È, invece, tra il buono e l’ottimo la qualità attesa grazie all’influsso favorevole delle escursioni termiche che hanno determinato un buon corredo aromatico nelle uve bianche e una buona sintesi di sostanze fenoliche e coloranti nelle rosse.
Risultati ottimi si aspettano dal Carignano; bene anche il Bovale e il Cannonau (a fronte di una leggera riduzione quantitativa dovuta a una cascola iniziale). Favorevoli aspettative anche per altri vitigni tradizionali come il Monica e il Nasco, vitigni molto resistenti alla siccità. A livello fitosanitario non si registrano particolari fenomeni, fatta eccezione per qualche problema sporadico con l’oidio ma ben controllato.

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