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Cina, corre l’import di vino nel primo semestre 2016: +27% in valore sul 2015 (1,1 miliardi di dollari) e +21% in volume (299 milioni di litri). Bene anche l’Italia, ma volano Francia, Australia, Cile e Spagna. Male Usa e Sudafrica

Italia
#Cina, cresce a doppia cifra import di vino nel 2016

Corre veloce l’import di vino in Cina nel 2016: il primo semestre fa segnare un robusto +27,8% in valore sullo stesso periodo del 2015, a quota 1,18 miliardi di dollari, e un altrettanto significativo +21,91% in volume, a 299,7 milioni di litri, per un prezzo medio di 3,96 dollari al litro, in crescita del 4,86%. Merito soprattutto dei vini imbottigliati, cresciuti del 29,49% in valore (1,1 miliardi di dollari) e del 24,1% in volume (222,7 milioni di litri), con un prezzo medio al litro di 4,98 dollari (+4,31%). Ma fanno bene anche gli sfusi, a +20,6% in valore (51,3 milioni di dollari) e +16,87% in volume (70,6 milioni di litri), a 0,73 dollari al litro in media (+3,25%), mentre per le bollicine la prima metà dell’anno è stata in chiaro scuro: bene in volume, a +5,85%, per 6,3 milioni di litri, ma malissimo in valore, -10,1%, a 26,5 milioni di dollari, con un prezzo medio crollato del -15,15%, a quota 4,17 dollari al litro. A dirlo i dati della dogana cinese riportanti da “Decanter China” (https://goo.gl/IU0LHk). E, in un quadro complessivo decisamente positivo, buone notizie arrivano anche per l’Italia, che ha visto una crescita del 12,2% in volume delle proprie spedizioni, a 12,7 milioni di litri, ma soprattutto un deciso +39% in valore, a 56,9 milioni di dollari, con un prezzo medio cresciuto del 23,9%, a 4,46 dollari, sul fronte del vino imbottigliato.
Dove, ovviamente, continua a dominare la Francia, che da sola vale poco meno della metà del valore, con 503,1 milioni di dollari (+36,3%), e poco più di un terzo del volume, con 84,9 milioni di litri (+15,9%), ed un prezzo medio di 5,92 dollari, in crescita del 17,6%.
A seguire, sul podio dei maggiori importatori di vino in Cina, c’è l’Australia, che cresce del 32,5% a valore (278,4) milioni di dollari e del 40,9% in volume (35,3 milioni di litri), con un prezzo medio di 7,88 dollari al litro, in ribasso però del 5,9%.
Stessa dinamica registrata anche dal Cile, terzo esportatore in valore in Cina, con una crescita del 23,1%, a quota 95,4 milioni di dollari, accompagnata da quella in volume del 32%, a 28,5 milioni di litri, con un prezzo medio che si attesta a 3,34 dollari al litro, in calo del 6,7%.
E lo stesso fa la Spagna che, nel primo semestre 2016 è il Paese che è cresciuto di più sia in valore, a +41,5% per 74,6 milioni di dollari, che in volume, a +45,2% per 36,4 milioni di litri, ma che nella “top 10” è quella con il prezzo medio al litro più basso: 2,05 dollari, in calo del 2,6%.
Male, invece, gli Stati Uniti: a fronte di volumi sostanzialmente stabili, sui 5 milioni di litri (-0,29%), il valore la perdita è del -9,78%, a 24,7 milioni di dollari, con un prezzo medio giù del -9,52%, a 4,78 dollari.
Ma tra i primi 10 esportatori di vino in Cina, la performance peggiore è decisamente quella del Sudafrica: -44,2% in valore, a 11,7 milioni di dollari, e -21,9% in volume, a 3,7 milioni di litri, con un prezzo medio al litro di 3,16 dollari, a -28,5%.
Numeri positivi, infine, anche per Argentina (+8,2% in volume, a 2,7 milioni di litri, e +19,2% in valore, a 11,1 milioni di dollari), Nuova Zelanda (+27,24% in quantità, a 1,1 milioni di litri, e +13,7% in valore, a 11 milioni di dollari, con il maggior prezzo medio al litro, 9,5 dollari, nonostante un importante -10,6%) e il Portogallo (+20,1% in volume, a 3,1 milioni di litri, e +25,1% in valore, a 9,2 milioni di dollari).
Nel complesso, dunque, nonostante un rallentamento della crescita dell’economia cinese rispetto agli ultimi anni, e ai tanti investimenti, anche stranieri (soprattutto francesi) per far crescere l’industria domestica del vino (che copre il 90% del consumo totale) sul fronte della qualità, per i produttori del mondo la Cina si conferma come uno dei mercati con maggiori prospettive future. Ma anche con tante difficoltà, non solo nel conquistare i palati dei consumatori, ma anche burocratiche visto che, sempre secondo le dogane del Paese, nel primo semestre 2016 sono state bloccate ben 151 tonnellate di vino di importazione da 11 Paese (Francia e Spagna al top), soprattutto per irregolarità nelle etichette, nel packaging e per la presenza eccessiva di ferro secondo le regole della China’s General Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine.

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