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Creare una denominazione Piemonte Nebbiolo Doc, ovvero consentire l’utilizzo del Nebbiolo nella Doc Piemonte, nella quale oggi è uno dei pochi vitigni non ammessi? “Una delle peggiori proposte mai sentite”. Così Kerin O’Keefe su “Wine Enthusiast”

Italia
Kerin O’Keefe, firma della rivista Usa Wine Enthusiast, commenta la proposta di creare la doc Piemonte Nebbiolo Doc

Creare una denominazione Piemonte Nebbiolo Doc, ovvero consentire l’utilizzo del Nebbiolo nella Doc Piemonte, nella quale oggi è uno dei pochi vitigni non ammessi? “Una delle peggiori proposte che abbia mai sentito”. Così Kerin O’Keefe, una delle wine writer più autorevoli del panorama internazionale e firma della rivista Usa Wine Enthusiast, scrive senza mezze parole nel suo ultimo editoriale (http://goo.gl/XpL3Za). In sintesi, spiega la O’Keefe, che il Piemonte vinicolo lo conosce bene (a fine 2014, ha pubblicato il libro “Barolo and Barbaresco the King and Queen of Italian Wine” - edizione University of California Press), una denominazione del genere consentirebbe di coltivare “una delle uve più nobili e meno diffuse in Italia e nel mondo” ovunque nella Regione. Anche in aree non vocate, che non consentono al vitigno di esprimersi qualitativamente al meglio. E questo potrebbe portare a diverse conseguenze negative, “qualora le grandi cantine cominciassero a “pompare” quantità industriali di Nebbiolo, potrebbe esserci, per la prima volta, un eccesso di produzione, e di dubbia qualità”. Il che, ovviamente, potrebbe confondere i consumatori, soprattutto chi decidesse di approcciare per la prima volta il Nebbiolo, passando per uno di questi vini potenzialmente non di qualità, e, non gradendolo, potrebbero considerare negativa tutta la produzione da uve Nebbioli. Che non è “solo” Barolo e Barbaresco, ma anche Gattinara, Ghemme, Lessona, Carema e Langhe Nebbiolo, in Piemonte, senza dimenticare il Valtellina Superiore, in Lombardia.
Altro effetto di questa possibile “invasione” di Nebbiolo, oltre che l’espianto necessario per fargli posto di altre varietà, magari meno remunerative, ma che caratterizzano il Piemonte enoico, sarebbe una sorta di svalutazione non solo economica, ma anche concettuale, del grande lavoro di zonazione fatto per distinguere e valorizzare i singoli cru di Barolo in primis, che raggiungono quotazioni stellari (in alcuni casi anche oltre il milione di euro). Ma pure di Barbaresco, visto che alla fine, in qualche modo, pur con denominazioni e caratteristiche diverse, nel comune sentire dei consumatori meno esperti, alla fine, tutto Nebbiolo sarebbe.
Una denominazione Piemonte Nebbiolo Doc “avvantaggerebbe solo le grandi cantine dell’Asti e del Monferrato, che attualmente si stanno focalizzando sulla Barbera - commenta su Wine Enthusiast il produttore Orlando Pecchenino, presidente del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani - ma le ripercussioni maggiori sarebbero per i produttori di Langhe Nebbiolo, Barolo e Barbaresco, perché potrebbe portare ad un crollo dei prezzi e ad un danno di reputazione per i vini fatti da Nebbiolo. Il nostro Consorzio e i produttori sono fortemente contrari, e spiegheremo tutti le nostre preoccupazioni e obiezioni, se saremo convocati dalla Regione a votare la proposta”.
Che, per passare, richiede un incontro tra tutti i consorzi delle regione e il voto del 51% produttori che ad oggi utilizzano la denominazione Piemonte Doc dove, attualmente, il Nebbiolo è uno dei pochi vitigni non ammessi, ricorda Kerin O’Keefe. Che si augura (e non è la sola) che questa proposta non si trasformi in realtà.

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