02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Se n’è andato “le pape du blanc” al secolo Denis Dubourdieu, professore di enologia all’Université de Bordeaux, considerato unanimemente uno dei massimi esperti di vino al mondo con un’intensa attività di consulenza anche in Italia, e vigneron

Italia
Denis Dubourdieu, uno dei più grandi enologi della storia

Si è spento quest’oggi Denis Dubourdieu, uno dei massimi esperti di vino viventi a cui non solo la Francia enoica deve molto. Nato a Barsac nel 1949, Denis Dubourdieu ha svolto i suoi studi in agronomia a Montpellier, dove si è laureato agronomo ed enologo nel 1972, per poi completare la sua formazione con master e dottorato di ricerca a Bordeaux. Sono 40 gli anni di carriera accademica, insegnando enologia nell’Università girondina dal 1987, dove ha fondato e dirigeva, dal 2009, l’Institut des Sciences de la Vigne et du Vin de l’Université de Bordeaux, centro di ricerca multidisciplinare in cui gli esperti dell’ateneo bordolese, l’Institut National de la Recherche Agronomique e l’Ecole Nationale des Ingénieurs des Travaux agricoles lavorano insieme per fornire ai produttori di vino transalpini lo stato dell’arte della tecnologia, della tecnica e della modellazione economica in campo enoico.

“Le pape du blanc” (il “papa del vino bianco”) e “il professore di Bordeaux” sono i suoi soprannomi che in qualche misura racchiudono il senso profondo della sua “missione” professionale. Denis Dubourdieu è infatti riconosciuto unanimemente come il massimo esperto di vini bianchi al mondo. Ha contribuito in modo essenziale al miglioramento dei vini bianchi di Bordeaux, portandoli ad un livello in qualche caso di eccellenza assoluta. In questo caso, fondamentale il suo studio sull’identificazione delle molecole responsabili degli aromi nelle uve Sauvignon Blanc e in altre varietà a bacca bianca e quello sulla struttura molecolare dei vini ottenuti da marciumi nobili. Ma “il professore di Bordeaux” ha fornito contributi scientifici importanti anche, solo per fare alcuni esempi, sulle cause dell’ossidazione precoce nei vini rossi e bianchi, sull’origine dell’aroma/gusto vegetale delle uve acerbe, su come combattere gli inquinamenti da Brettanomyces. Coautore dei due volumi del “Trattato di Enologia” (insieme a Lonvaud, Ribereau-Gayon e Doneche), testo fondamentale per gli studi enologici e adottato praticamente in tutte le Università del mondo, ha firmato più di 200 pubblicazioni scientifiche ed è citato in oltre 7.000 articoli di ricerca scientifica in tema di vino.

Ma la sua attività non si è fermato solo nelle aule universitarie. Come consuetudine per l’Università di Bordeaux (basti pensare a nobili precedenti come quello del professor Emile Peynaud), anche Dubourdieu ha costruito un’intensa attività di consulenza, un po’ ovunque. Prima di tutto in Francia, dove ha lavorato, per fare alcuni esempi, per Château d’Yquem, Cheval Blanc e Margaux (Pavillon Blanc), ma anche in Italia, dove, anche in questo caso per citarne solo alcune, ha lavorato per Zonin1821 e Cantine Lungarotti.

Ma non solo. Dubourdieu, insieme a sua moglie Florence e ai figli Fabrice e Jean-Jacques è anche produttore lui stesso di vino. La famiglia Dubourdieu possiede infatti 135 ettari di vigneti nel Sauternes, Graves e nella Cadillac-Cotes de Bordeaux divisi fra Château Doisy-Daene, Clos Floridène, Château Reynon, Château Cantegril e Château Haura.

Già insignito della “Legion d’honneur” in Francia, proprio quest’anno la prestigiosa rivista “Decanter” lo aveva nominato “Man of the Year 2016”, per il suo eccezionale contributo al comparto viticolo svolto in decenni di lavoro.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli