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Il Soave, vino bianco tra i più importanti d’Italia, vuole crescere puntando sempre più su qualità ed equilibrio sui mercati: il Consorzio riduce le rese per Soave (da 150 a 120 quintali ad ettaro) e Soave Classico (da 140 a 110) e guarda all’export

Italia
Il Soave, vino bianco tra i più importanti d’Italia, vuole crescere puntando sempre più su qualità ed equilibrio sui mercati

Il Soave, vino bianco tra i più importanti d’Italia che nasce nella prima denominazione del vino italiano che “Paesaggio rurale di interesse storico” per il Ministero della Politiche Agricole, guarda al futuro forte di numeri importanti, e puntando sempre più sulla qualità e sulla gestione dei valori. Il Cda del Consorzio ha previsto infatti una riduzione delle rese da 150 a 120 quintali ad ettaro per il Soave Doc, e da 140 a 110 quintali per ettaro per il Soave Classico, a partire già dalla vendemmia 2016, con qualche deroga “per non penalizzare le aziende virtuose che operano lungo tutta la filiera produttiva dalla vigna alla bottiglia. Una scelta forte - spiega una nota del Consorzio, diretto da Aldo Lorenzoni - condivisa dalle aziende del Soave, in linea con il percorso iniziato nel 2009 che ha condotto ad un equilibrio produttivo e ad una gestione virtuosa di sfuso ed imbottigliato”.
“Il Soave - evidenzia il presidente del Consorzio, Arturo Stocchetti - consolida le posizioni in termini di volumi e valori, ma il comprensorio ha una potenzialità produttiva che ha un costante bisogno di monitoraggio e di controllo ad ogni vendemmia. È dunque in momenti come questi che il sistema deve saper analizzare con tempestiva lucidità la situazione per porre in essere misure adeguate al mercato. Abbiamo scelto l’unico strumento applicabile nel nostro caso, peraltro già attivato dalle principali denominazioni italiane, per recuperare l’equilibrio tra produzione e mercato, a difesa del valore del prodotto”.
Secondo l’Osservatorio Economico del Consorzio, a giugno 2016 i trend di vendita si sono allineati con gli andamenti del 2015. Spicca in cima alla lista il Soave Doc con una produzione al 30 giugno 2016 di 22.000.000 bottiglie, seguito dal Soave Classico che si attesta sui 6.500.000 bottiglie, a fronte di un imbottigliato complessivo che si proietta sui 56.000.000 di bottiglie su base annua. Ed a supportare la bontà della scelta in materia di equilibrio produttivo arrivano i primi risultati delle campagne promozionali di Stati Uniti e Giappone, segno che il Soave di oggi, frutto di una lungimirante politica di gestione della denominazione, piace e convince.
“Molto bene la piazza nipponica, dove è in corso la campagna “Soave by the Glass” - spiega il Consorzio - che prevede azioni mirate per operatori di settore assieme ad iniziative di carattere diretto per avvicinare i consumatori in oltre 300 locali tra Tokyo, Fukuoka ed Osaka. Qui, nel primo trimestre 2016, secondo l’Istat, sono triplicati i consumi di Soave, sullo stesso periodo del 2015. Positivo anche il sentiment negli Stati Uniti, dove il Soave registra un +7% nei consumi rispetto al primo semestre 2015”.

Inoltre, si discute anche delle nuove regole produttive che condurranno ad una generale semplificazione della denominazione. Tra le novità più significative si prevede l’eliminazione della sottozona Colli Scaligeri ed una riqualificazione del Soave Superiore Docg.
Un territorio che guarda al futuro, forte dei suoi 7.000 ettari vitati per 2.870 aziende vitivinicole, 180 produttori e 50 imbottigliatori, per una produzione di 55-56 milioni di bottiglie complessive, che vanno per l’80% all’export (Nord Europa in testa, con Germania Uk, ma anche Usa e Giappone).

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