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Non c’è pace in Oltrepò Pavese: dopo l’inchiesta che ha coinvolto la cantina di Broni-Casteggio in aprile (con 300 avvisi di garanzia), arrestato Abele Lanzanova, ad Cantina La Versa, per bancarotta e riciclaggio. Il Consorzio: “giorno di dolore”

L’Oltrepò Pavese, territorio storico del vino italiano, già conosciuto per la qualità dei suoi vini ai tempi dei Romani, come raccontano gli scritti di Strabone che nel 40 a.C., passando con una legione romana, scrisse “vino buono, popolo ospitale e botti in legno molto grandi”, ai giorni nostri, continua a far parlare di sé, purtroppo, per questioni giudiziarie. Perchè mentre si aspettano novità su un’indagine per accertare se sia stato venduto vino diverso da quello indicato in etichetta, in particolare Pinot Grigio, che in aprile ha coinvolto numerosi produttori e il vecchio consiglio di amministrazione della cantina sociale di Broni-Casteggio, portando la Procura di Pavia ad emettere 300 avvisi di garanzia, ora, riporta l’Ansa, la Guardia di Finanza di Pavia, guidata dal colonnello Cesara Marangoni, ha arrestato Abele Lanzanova, l’ad della Cantina La Versa SpA, tra le più grandi e storiche (fondata nel 1905) del territorio, con una ordinanza di custodia cautelare emessa per i reati di bancarotta e riciclaggio.
Le Fiamme Gialle hanno anche posto i sigilli alla Cantina. L’arresto di Lanzanova, manager bresciano arrivato un anno fa alla guida della Cantina, è arrivato il giorno dopo la terza richiesta di fallimento di “La Versa Spa” presentata dalla Procura della Repubblica di Pavia su istanza di due gruppi di soci e di alcuni fornitori. I legali della Cantina hanno chiesto un rinvio dell’udienza, per poter pagare i soci alla prossima assemblea fissata il 7 agosto. Ieri, però, è arrivato l’arresto dell’amministratore delegato, che rischia di accelerare le procedure di fallimento della storica Cantina. Le reazioni del mondo vitivinicolo locale non si sono fatte attendere, dopo la notizia dell’ordine di custodia che ha raggiunto all’alba Lanzanova. “Il tempo è galantuomo”, ha dichiarato il presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Michele Rossetti. “È un giorno di dolore profondo per l’intero Oltrepò Pavese, un territorio fatto da 1.700 aziende vitivinicole di qualità che non vanno buttate tutte in un calderone. Si è decretato nel modo più doloroso - ha sottolineato Rossetti - il fallimento di un marchio storico, dopo mesi di speranza creata da un uomo che non era il redivivo Duca Denari che prometteva di essere. Sarà la magistratura ad appurare la sua condotta ma i segnali c’erano e, non a caso, una volta che l’abbiamo misurato, Lanzanova ha ritenuto di uscire dal Consorzio dando grande enfasi al fatto sui giornali. In un territorio normale sarebbe stato isolato da tutti, invece lo hanno accolto altri come un eroe”.
Rossetti ricorda che il Consorzio ha fatto tutto ciò che era nelle condizioni di fare per non ostacolare la ripresa di La Versa: “siamo stati strumentalmente attaccati a mezzo stampa varie volte da Lanzanova, che sembrava diventato l’opinionista fisso di molti giornali, ma abbiamo saputo distinguere. Il Consorzio non ha infatti avviato il decreto ingiuntivo che era nelle condizioni di far scattare per non infliggere il colpo fatale ai soci di La Versa, rimasti ancora una volta vittime delle tante promesse non rispettate e di reati su cui faranno piena luce le autorità preposte”.

Per l’arrestato e per gli altri 4 indagati nella vicenda della Cantina “La Versa” SpA le ipotesi di accusa sono di bancarotta fraudolenta prefallimentare e autoriciclaggio.
In un comunicato diffuso dalla Guardia di Finanza di Pavia si legge che le indagini “hanno consentito di disvelare un articolato meccanismo di frode e autoriciclaggio basato su fatture relative a operazioni inesistenti. L’amministratore delegato della La Versa Spa, come rilevato anche dal collegio sindacale, infatti, si sarebbe appropriato di ingenti somme sottraendole alle scarse risorse finanziarie della Cantina, peraltro già interessata da procedimenti prefallimentari. Il meccanismo scoperto - prosegue la nota - si basava sulla simulazione di acquisti di vino da società che si sono poi rivelate essere inesistenti o aver cessato da tempo la propria attività. Tali acquisti venivano pagati mediante bonifici bancari che, in uscita dai conti correnti della Cantina La Versa Spa, venivano accreditati sui conti correnti degli altri indagati. Costoro, dopo aver trattenuto una percentuale sulla somma ricevuta, trasferivano la rimanente sul conto corrente di Abele Lanzanova. A questo punto l’amministratore delegato, per dissimulare la provenienza fraudolenta delle somme, le riciclava trasferendole sui conti correnti della La Versa Financial International Spa consentendole così di avere la provvista finanziaria per provvedere all’aumento (parziale) di capitale della Cantina La Versa Spa. Le indagini - conclude la Guardia di Finanza di Pavia - hanno consentito di scoprire uno dei primi casi della nuova condotta delittuosa dell’autoriciclaggio, grazie alla quale è possibile sanzionare penalmente anche l’autore del reato presupposto laddove ponga in essere condotte tese a ostacolare la provenienza delittuosa del denaro”.

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