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Niente “Gioconda” per il Consorzio del Val d’Arno di Sopra: ok dal Louvre all’utilizzo dell’immagine con la “Monna Lisa” e il Ponte a Buriano. Ma la Dallevigne (gruppo Caviro), titolare di Cantine Leonardo Da Vinci, aveva registrato il marchio...

Niente Gioconda come simbolo per il Consorzio del Val d’Arno, nonostante l’ok del Musée du Louvre. Il Ponte a Buriano, che ormai la maggior parte degli storici dell’arte ritiene essere quello dipinto da Leonardo Da Vinci nel suo capolavoro “La Gioconda”, è uno dei simboli geografici e iconici del Val d’Arno. Per questo il piccolo Consorzio toscano (https://goo.gl/J6HVz9), trovandosi in casa una “testimonial” di così grande fama, aveva scelto proprio una stilizzazione della Monnalisa e del ponte come logo del consorzio stesso. Chiedendo, a fine 2014, il via libera al Louvre, che conserva l’opera, e che aveva dato il suo nulla osta all’utilizzo del marchio per promuovere, nei modi opportuni, non un singolo prodotto, ma la Denominazione.

Ma più del “Louvre” potè la Dallevigne Spa, controllata dal gruppo Caviro, titolare, tra le altre, delle Cantine Leonardo da Vinci, e dei diritti in esclusiva sul marchio “Monna Lisa”, a cui è dedicata una linea di vini che riportano in etichetta l’immagine del quadro di Leonardo
(http://goo.gl/XWNBcv). E, come spiegato a WineNews dall’Ufficio Legale Gruppo Caviro, “dati i reciproci rapporti di stima e di leale concorrenza, fu sufficiente segnalare al Consorzio del Val d’Arno di Sopra, i diritti di esclusiva sul marchio “Monna Lisa” - che, in campo vinicolo, fanno capo alla Dallevigne grazie alla registrazione del segno in Italia ed all’estero - perché questo cessasse l’uso del segno in tempi ragionevoli e concordati”.
Così, un Consorzio ancora giovane (nato nel 2009), da costruire e consolidare, quello del Val d’Arno di Sopra, ha scelto, suo malgrado, di ripiegare su un’altra scelta, piuttosto che perdersi in beghe legali con un colosso del vino italiano. Puntando, comunque, sul legame con la storia del suo territorio: il nuovo logo del Consorzio è la stilizzazione in chiave moderna del “Capitello dell’Eucaristia” della Pieve di Gropina (a Loro Ciuffenna, www.gropina.it), di epoca romanica e data intorno al 770 d.C.
Una vicenda che, al di là delle legittime ragioni di ognuna delle parti in causa, sembra la classica “storia all’Italiana”, giocata più “in punta di diritto” e su formalità, che pensando, perché no, a condividere una risorsa, come la celebrità della “Gioconda”, che il buon senso porterebbe facilmente a ritenere patrimonio collettivo. E, considerato anche il nulla osta del Louvre, non si può neanche usare il ritornello che non si sia potuto fare diversamente perché “ce lo chiede l’Europa” ...

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