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Una bottiglia ritappata è più sicura dell’originale. Parola di Peter Gago, il capo enologo di Penfolds, l’azienda leader australiana che festeggia i 25 anni dalla prima bottiglia sottoposta a questa operazione. Quasi pronto anche il “tappo perfetto”

Per Peter Gago, il capo enologo della cantina icona dell’Australia enoica le bottiglie sottoposte a ritappatura sono le più sicure al mondo di fronte alla minaccia di contraffazione. E non solo. È convinto anche di essere vicino all’utilizzo del “tappo perfetto”. Penfolds, che quest’anno celebre il 25° anniversario delle sue celebri e rigorose ritappature, con un tour mondiale nel prossimo autunno, ha eseguito, per la prima volta, questa operazione nel 1991. I collezionisti di tutto il mondo hanno fatto eseguire questo servizio per le etichette più preziose di Penfolds: Grange, St Henri, Bin 707, Bin 60A, Bin 169, RWT e Magill Estate. Sono più di 130.000 le bottiglie ritappate e valutate nella loro evoluzione nel corso degli anni, a Londra, New York, Los Angeles, Miami, Houston, Stoccolma, Monaco, Zurigo, Sydney, Melbourne e Shanghai.
Ad introdurre questa pratica era stato, a metà degli anni Ottanta, Château Lafite Rothschild, ma il timore di frodi frequenti quando si ha che fare con grandi bottiglie, ha infine portato alla sua estinzione a Bordeaux.
A Penfolds, invece, riporta www.wine-searcher.com, la pratica continua a resistere e il capo enologo Peter Gago insiste sul fatto che una bottiglia ritappata in realtà è più sicuro di quella originale.
“Le bottiglie ritappate sono più difficili da falsificare di quelle nuove. Il certificato fornito a corredo è stampato, datato e duplicato con una copia per l’azienda che in questo modo può monitorare i dati di ogni bottiglia sottoposta a questo trattamento. E se qualcuno si imbatte su una bottiglia sospetta può chiamare Penfolds e l’azienda saprà subito dire se è falsa oppure no”.
Gago si augura, inoltre, che la chiusura in “vetro su vetro” per il vino, che sta sviluppando da anni, potrebbe essere pronta alla fine di questo decennio.
Si tratta di una chiusura che permette una micro ossigenazione particolarmente limitata e, ovviamente, supera i rischi di inquinamento da Tca.
Nel 2009, l’enologo australiano aveva annunciato che stava testando una serie di Grange 2006 con una tappatura rivoluzionaria.
“Siamo ormai già in possesso di un prototipo - ha spiegato - e l’Awri (Istituto di ricerca del vino australiano) lo sta testando”.
Gago sta sperimentando la perfetta tenuta del “vetro su vetro” (a differenza degli altri tappi da vino in vetro che comprendono una rondella di silicone) ed è convinto che quando il prodotto sarà finalmente disponibile, il suo uso non subirà le resistenze che ancora devono subire i tappi di sughero e quelli a vite.

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