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Aste internazionali di vino, bene la prima metà 2016: +1% sul 2015 (138 milioni di dollari). Usa prima piazza assoluta, 84 milioni di dollari (+10%). Segue Hong Kong a 38,7 (ma -18%), e poi il Regno Unito a 15,5 (+19%). L’analisi di “Wine Spectator”

Il mercato delle aste enoiche internazionali, nel suo complesso, è stato sostanzialmente stabile nella prima metà del 2016, a quota 138 milioni di euro, +1% sul 2015. Ma le diverse piazze mondiali, dagli Usa al Regno Unito, passando per Hong Kong, hanno registrato performance assai diverse, ridisegnando, ancora una volta, la geografia del collezionismo del vino. A dirlo il report di “Wine Spectator”, che racconta di grandi performance delle piazze storiche, e del crollo di quelle asiatiche che, negli ultimi anni, avevano registrato crescite esponenziali, conquistando addirittura il primato assoluto. E così, nei primi 6 mesi del 2016, le vendite negli Stati Uniti sono cresciute del 10% sul 2015, a 84 milioni di dollari, con gli States tornati leader incontrastati delle aste enoiche mondiali. Ancora meglio, in percentuale, ha fatto il Regno Unito, a +19%, per un valore di 15,5 milioni di euro. Che però rimane ancora subalterno ad America ed Asia, visto che Hong Kong, nonostante un crollo nel valore delle aggiudicazioni del 18% sul 2015, ha visto le diverse case d’asta battere sotto il martelletto lotti per un valore di 38,7 milioni di dollari.
Ciò non di meno, sono i collezionisti asiatici a guidare la domanda, come spiega Jamie Ritchie, Ceo della divisione vino di Sotheby’s: “il rallentamento delle piazze asiatiche si spiega con il fatto che per via delle pratiche burocratiche e di consegna, e con il rafforzamento del mercato americano, meno vino viene spedito dagli Stati Uniti verso Hong Kong per le aste. Ma i buyer asiatici sono comunque molto importanti per le vendite all’incanto in tutto il mondo, al di là delle location dove le aste anno luogo”. Perché, spiega il report, molti collezionisti di Hong Kong piazzano offerte regolarmente nelle aste americane. A far crescere il volume di affari negli States, e a New York in particolare, sarebbe anche l’arrivo sulla scena di nuovi buyer da mercati più piccoli (come il +8% offerenti dal Messico registrati da Zachys e Sotheby’s), ma anche una ripresa dell’interesse da parte dei collezionisti americani, soprattutto grazie alle aste ex-cellar delle più importanti realtà di Francia e d’Italia, come Château Palmer o Tenuta dell’Ornellaia.
Fenomeno, quest’ultimo, che conferma come la provenienza certa delle bottiglie e il loro stato di conservazione, che il provenire direttamente dalla cantina di produzione garantisce, siano fattori sempre più importanti per i collezionisti, dopo i tanti scandali degli ultimi anni.

Ad oggi, senza dubbio, l’asta più importante, riporta “Wine Spectator”, è stata quella del collezionista miliardario William Koch, battuta in maggio da Sotheby’s, che ha fruttato 21,9 milioni di dollari, superando del 46% le stime prevendita. E se la Borgogna continua a dominare le quotazioni, e l’Italia conferma le sue buone performance, si registra anche una crescita di Bordeaux e dei vini più importanti della California. Una quadro che, secondo le case d’aste internazionali, fa sperare in una seconda metà dell’anno ricca di soddisfazioni, anche guardando a quanto fatto negli ultimi mesi (gennaio-maggio 2016) dagli indici del Liv-Ex, il benckmark del mercato secondario, come riportato da WineNews.
A partire dal “Liv-Ex 50”, che mette insieme le ultime 10 annate “fisiche” in commercio dei 5 “premier crus” di Bordeaux (Haut Brion, Lafite Rothschild, Latour, Margaux e Mouton Rothschild), che fa segnare un solido +7,6% da inizio anno, e un +5,46 negli ultimi 12 mesi. Ma molto bene fa anche il “Liv-Ex Fine Wine 100”, l’indice più importante in assoluto, che prende in considerazione i movimenti dei 100 vini più ricercati nel mercato secondario (fatto soprattutto da Bordeaux, Borgogna e Champagne, ma di cui fa parte anche l’Italia, attualmente con le annate 2010 di Masseto, Ornellaia, Solaia e Sassicaia, e anche la 2009 del più celebre vino della Tenuta San Guido), a +6,74% nel 2016, e +5,15% negli ultimi 12 mesi. Positivo anche il dato del “Fine Wine 1000”, indice che traccia i prezzi medi di 1000 etichette di tutto il mondo, a +4,31% tra gennaio e maggio 2016, e a +4,04% nell’ultimo anno. In questo quadro, il sotto indice “Italy 100” (che mette insieme le ultime 10 annate fisiche di Masseto, Ornellaia, Sassicaia, Solaia, Tignanello, Barbaresco e Sorì Tildin di Gaja, Barolo Vigne di Luciano Sandrone, Redigaffi di Tua Rita e Guado al Tasso di Antinori), fa segnare un +2,42% nel 2016, e +2,02% nell’ultimo anno.

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