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Tra le sugherete del Mediterraneo, dalla Spagna al Portogallo, dalla Sardegna al Marocco, cuore pulsante di Amorim Cork, volge al termine il tempo delle decortica, un rituale antico che rigenera la pianta e argina la desertificazione ambientale

9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1, 0 ... Non è il conto alla rovescia che scandisce un brindisi o il lancio di uno Shuttle, ma i numeri, rigorosamente dipinti di bianco, con cui vengono “marchiate” le querce da sughero: nient’altro che l’ultima cifra dell’anno in cui la pianta ha subito la sua ultima decortica. Le ultime si notano subito, non solo dal “6”, ma soprattutto dalla differenza cromatica tra il grigio dei rami ed il marrone chiaro del tronco, privato della corteccia durante l’ultima campagna, iniziata a maggio e ormai quasi conclusa. Quello della decortica è un rituale delicato e unico, che ogni anno “sconvolge” le sugherete del mediterraneo, tra Portogallo e Spagna in primis, ma anche nord Africa e Sardegna, proprio tra le querce di Amorim Cork (www.amorim.com), il colosso portoghese delle tappature in sughero, in un processo che rigenera la pianta, come la tosatura di una pecora, una vera e propria carezza per l’ambiente.
Il periodo non è certo casuale: ad inizio estate, infatti, la linfa emerge tra il fusto della pianta e la sua corteccia, che è quindi possibile togliere agevolmente, grazie al lavoro artigiani specializzati, persone che vivono nella zona della foresta per le quali questa attività diventa preziosa opportunità di lavoro e sostentamento, dimostrandosi anche un’ottima soluzione contro la desertificazione sociale, oltre che contro quella ambientale, che nell’area mediterranea colpisce le foreste del nord Africa e del sud Europa.
Un’attesa paziente e rispettosa dei ritmi naturali, se si considera che dalla semina alla prima decortica trascorrono 25 anni. Il primo sughero è grezzo, non idoneo alla produzione di tappi, bensì per la realizzazione di articoli decorativi e prodotti granulati. Dovranno trascorrere altri 9 anni prima della seconda decortica e ancora altri 9 prima che dalla corteccia si possano realizzare tappi, quando il sughero raggiunge una stabilità strutturale tale da garantire le proprietà necessarie all’imbottigliamento. 43 anni minimo per iniziare a produrre tappi in sughero: con un ritmo di una decortica ogni 9 anni la stessa pianta può subire questo processo per oltre 200 anni.

Materiale prezioso ma fragile, inserito in un ecosistema delicato, il sughero va protetto dall’attacco di batteri e funghi, che potrebbero comprometterne la qualità. Per questo il Gruppo Amorim colloca immediatamente il sughero raccolto negli stabilimenti di produzione (9 in tutto distribuiti tra Portogallo, Spagna, Tunisia, Algeria e Marocco) e lo lascia stagionare nei suoi piazzali di cemento drenato, non esposto così alla contaminazione batterica. Qui la natura detta ancora i tempi: occorrono altri sei mesi di stagionatura prima di procedere alla lavorazione e alla realizzazione dei tappi.

“È più di un processo, una vera e propria immersione nella natura - spiega Carlos Santos, ad Amorim Cork Italia - da cui ricaviamo un materiale prezioso e vantaggi unici: la decortica dà vita all’intera industria del sughero con tutto quello che ne deriva. Non parliamo solo di produzione di tappi per l’enologia, ma anche di un’importantissima risorsa per l’ambiente e per le popolazioni locali. L’esperienza ultracentenaria di Amorim passa poi attraverso il nostro reparto ricerca & sviluppo, in grado oggi di eliminare dalla catena produttiva il tca con il controllo qualità individuale garantito nel sistema d’avanguardia NDtech. Questa sinergia tra azienda e natura è alla base di un futuro più etico: ogni volta che nel mondo si stappa una bottiglia con un tappo in sughero si compie un gesto d’amore verso l’ambiente”.

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