02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il “Sistema Prosecco” (unione dei Consorzi Conegliano Valdobbiadene Docg, Prosecco Doc e Asolo) investe 500.000 euro all’anno nella lotta alla contraffazione. “Oltre 400 segnalazioni dal mondo in due anni, in prima linea per difesa del territorio”

Italia

Si fa presto a dire “Prosecco”. Quello delle bollicine metodo charmat più famose d’Italia e del mondo, in realtà, è un “sistema” fatto da mezzo miliardo di bottiglie e molte anime, in un territorio che tocca 9 province a cavallo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, tre denominazioni e altrettanti Consorzi: il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg (83 milioni di bottiglie nel 2015, di cui 1,7 di “Rive” e 1,3 di Cartizze, il vertice qualitativo della produzione, www.prosecco.it), il Consorzio del Prosecco Doc (355 milioni di bottiglie nel 2015, www.discoverproseccowine.it), e Consorzio Vini Asolo Montello (5 milioni di bottiglie nel 2015, www.asolomontello.it). Che, per gestire il successo e la crescita esponenziale degli ultimi anni, e per tutelare il loro vino, si sono uniti proprio in “Sistema Prosecco”, società nata nel 2014 dalla comune volontà dei tre Consorzi di collaborare, mettendo insieme le forze, anche economiche (sui 500.000 euro all’anno, a cui vanno poi aggiunti gli investimenti dei singoli consorzi nella registrazione dei marchi, ndr) nella direzione di una sempre più serrata lotta alla contraffazione. Che colpisce duramente il Prosecco nelle sue varie declinazioni, come succede, de resto, per tutto quello che ha grande successo e che spopola sui mercati del mondo. Emblematico il caso del Prosecco Doc, la più grande delle denominazioni “prosecchiste”, che finisce per il 70% all’estero (i mercati top sono di gran lunga Uk, che assorbe oltre il 35% dell’export, poi Usa e Germania, oltre il 16% a testa), e che, nel 2015, ha visto le sue esportazioni crescere del 23% in volume e del 24,5% in valore, per un giro d’affari stimato, al consumo, di 1,7 miliardi di euro. Ma non è da meno il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, che vede finire all’estero il 45% delle sua produzione, per un valore stimato, alla produzione, di 420 milioni di euro.
Oltre 400 le segnalazioni di irregolarità intercettate in Paesi come Germania, Regno Unito, Polonia, Olanda, Austria, Irlanda, Svizzera, Croazia, Danimarca, Romania e Spagna, la maggior parte nel, canale web (soprattutto su piattaforme come, Ebay, Amazon e Alibaba), relativamente a errata presentazione di prodotti simili o imitativi del Prosecco. Le principali difformità riguardano la vendita di “falso Prosecco alla spina”, “falso Prosecco in lattina” e “Falso Prosecco rosè”. Ecco perchè Sistema Prosecco, di concerto con le istituzioni italiane ed internazionali, è impegnato in attività di monitoraggio internazionale, contrasto a marchi che impropriamente utilizzano il termine Prosecco con nomi imitativi ed evocativi, e azioni legali come quelle avviate, ad esempio in Ucraina o in Moldavia.
Ma uno dei Paesi più interessati da fenomeni lesivi del Prosecco è la Germania, con la quale l’Ispettorato Centrale Controllo Qualità e Repressione Frodi (Icqrf) ha siglato un protocollo d’intesa (“innovativo” perchè è l’unico in Europa di questo tipo, spiega Stefano Vaccari dell’Icqrf) che permette a Sistema Prosecco - con il supporto delle Politiche Agricole - di trasmettere le segnalazioni di eventuali condotte lesive alle stesse autorità tedesche chiedendone direttamente la correzione, che consentirà di aumentare significativamente le attività di tutela in Germania.

“Garantire la salvaguardia del Prosecco - afferma il presidente di Sistema Prosecco (e del Consorzio del Prosecco Doc), Stefano Zanette - è una delle nostre priorità perché l’enorme successo conseguito a livello mondiale da parte delle tre denominazioni, ha determinato il proliferare di fenomeni dannosi. Nostro compito, come Sistema Prosecco, è cercare di preservare il consumatore e il mondo della produzione da tali rischi lottando affinché a livello nazionale e internazionale vi sia un corretto utilizzo del termine Prosecco. È un problema di che esiste già dal 2000, quando il Conegliano Valdobbiadene era ancora Doc. Abbiamo voluto dare un senso alla tutela del prodotto e del territorio. Ci sono stati casi emblematici, come il “prosecco in lattina” sponsorizzato da Paris Hilton: è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e così abbiamo blindato il territorio. Sono tanti i casi di imitazioni e usi impropri - continua Zanette - nomi come Rosecco, Prosecca, Seco Sparkling Glera, e tanti altri esempi: se non si lavora contro la registrazione di questi marchi, che potrebbero sembrare marginali, si rischia di perdere molto. É uno sforzo importante, quello della tutela, sia in termini di lavoro che in termini economici, visto che una singola causa può arrivare a costare anche 200.000 euro. Ma è fondamentale. Come in certi Paesi, oltre al riconoscimento della denominazione, è fondamentale la registrazione dei marchi, che danno una protezione ancora più totale. E ringraziamo le forze dell’ordine - aggiunge Zanette - con le quali collaboriamo a livello nazionale e internazionale come Interpol ed Europol, l’Agenzia internazionale delle dogane, e soprattutto le Istituzioni come i Ministeri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico per il prezioso supporto”.
Fondamentale per l’implementazione della tutela a livello internazionale, è stato proprio il supporto del Mise nel facilitare la protezione del Prosecco in alcuni importanti accordi bilaterali. In particolare con il Vietnam (al quale Australia e Nuova Zelanda si erano opposte), la Cina e l’Australia.
“Proteggere il nostro nome significa anche proteggere la storia e l’identità del nostro prodotto - aggiunge Innocente Nardi, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg - infatti da più di tre secoli nei 15 comuni della nostra Denominazione la produzione del Prosecco è parte integrante della cultura del territorio. Oggi le colline tra Conegliano e Valdobbiadene, grazie ai filari che ne ricamano i pendii, per la loro unicità paesaggistica sono candidate a Patrimonio dell’Umanità Unesco. La morfologia del territorio e la difficoltà a lavorarlo ha portato a definire eroica l’agricoltura tra le nostre vigne. Infatti le viti, coltivate tra i 50 e i 500 metri d’altitudine sono lavorate necessariamente a mano, a causa della pendenza che può raggiungere il 70% che rende di fatto impossibile il lavoro meccanico. Elementi che hanno contribuito in maniera significativa al valore e al successo del Prosecco”.
“Il prodotto Prosecco, in ogni bottiglia, rivela l’arte e la cultura del nostro territorio - aggiunge Armando Serena, presidente del Consorzio Vini Asolo Montello - a questi luoghi sono legati i nomi di Antonio Canova e Eleonora Duse, di Giosuè Carducci e Freya Stark. La denominazione racconta un patrimonio di bellezza e nobiltà dove cultura e coltura sono un connubio impossibile da replicare”. Insomma, quello del Prosecco, nelle sue varie sfaccettature, è un sistema che va tutelato sotto ogni punto di vista.
“Fin dalla sua costituzione, il Consorzio di tutela della Doc Prosecco ha compreso l’importanza della difesa degli interessi legittimi dei produttori e dei consumatori, vittime, molto spesso inconsapevoli, di illeciti capaci di minare fin dalle sue fondamenta una denominazione - aggiunge Zanette - il Prosecco rappresenta oggi una delle denominazioni più conosciute a livello internazionale e tale successo ha solleticato gli appetiti di quanti - e sono molti - in modo più o meno raffinato hanno ritenuto di poterne fare “terra di conquista. Coniugando informazione e repressione cerchiamo di offrire le maggiori garanzie possibili ai nostri oltre 10.000 produttori che con impegno e dedizione hanno fatto di un prodotto agricolo un’icona del made in Italy e ai milioni di consumatori che nel mondo, con la loro scelta, premiano la qualità delle nostre produzioni”.
“C’è una presenza forte del Governo su questi temi - dice il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto - il tema della contraffazione è serissimo, perché si intreccia con quello del valore della produzione e della tutela delle aziende italiane, che sono fondamentali per la ripresa economica italiana, possibile soprattutto grazie alle realtà che sanno diversificare i loro mercati, ed in questo senso il Prosecco è un simbolo assoluto. E il fatto che ci sia così tanta contraffazione è emblematico del successo che ha. Ma faccio un plauso a “Sistema Prosecco”: il fatto che tre Consorzi si mettano a lavorare insieme è importante e deve essere da esempio, nell’agrolimentare ma anche negli altri settori. Dobbiamo sempre più comunicare il “Sistema Italia” per vendere il prodotto buono. L’Italia, anche se non è nel nostro Dna che è individualista e di campanile, deve riuscire a parlare con una voce sola, cosa che fino ad ora avviene troppo poco. E vedere che produttori di zone vicine che lavorano insieme è esempio di una buona pratica che va lodata. Ci sono due questioni da affrontare - aggiunge Scalfarotto - l’Italian sounding, che è un grande vulnus, perché “fattura” di più del made in Italy vero, ma che è anche una opportunità, perchè vuol dire che c’è domanda di Italia, e va colta questa occasione. Ed in questo senso va il nostro piano per il “made in Italy”, in cui oltre a stringere accordi con grande distribuzione nel mondo e non solo, investiamo per raccontare l’autenticità del made in Italy al consumatore che non lo conosce. E poi ci sono gli accordi commerciali come quello con il Canada, quello con il Mercosur, e soprattutto il Ttip con gli Usa, su cui stiamo lavorando con obiettivi ambiziosi. Ma dobbiamo tenere conto che mentre in Italia, e in Europa, c’è una cultura delle indicazioni geografiche, in gran parte del mondo si lavora con il concetto anglosassone di marchi registrati, e su questo dobbiamo lavorare”.
“Quando difendiamo le denominazioni come il Prosecco, che sta avendo grandissimi risultati, non stiamo facendo i protezionisti, ma stiamo difendendo e garantendo la qualità - precisa il vice Ministro delle Politiche Agricole, Andrea Olivero - una qualità non generica, ma certificata da disciplinari, per stare dentro ai quali le aziende investono per migliorare. È vero che in altri Paesi prevale la logica dei marchi, ma dobbiamo far capire al mondo che chi vuole qualità deve guardare alla logica delle denominazioni. Ed è anche per questo che, negli ultimi anni, abbiamo voluto investire anche in tema di lotta alla contraffazione. È un tema difficile da affrontare, ma è fondamentale. E in questo è fondamentale il lavoro dell’Icqrf che ringrazio. Dobbiamo intensificare il lavoro di contrasto ai falsi, costruendo una rete di soggetti pubblici ma anche con i privati, come sono i consorzi, e come abbiamo fatto stringendo accordi con Amazon, Ebay, Alibaba, ma anche raccontando al mondo quanto le indicazioni geografiche siano importanti. È una battaglia culturale”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024