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Più elegante e meno alcolico: ecco il Montepulciano d’Abruzzo 2013, vino principe della Regione. Con i migliori assaggi di WineNews da “Anteprima Montepulciano d’Abruzzo”, a Chieti, dedicata ad uno dei vini italiani più famosi, che cresce sui mercati

Il Montepulciano d’Abruzzo 2013 appare meno possente rispetto ad annate più calde e rivela il suo lato più armonico ed elegante, tanto da far considerare come molto buono se non addirittura ottimo questo millesimo, quotato tra le 3 e le 4 stelle su 5. È il giudizio che emerge da “AMA 2016”, Anteprima Montepulciano d’Abruzzo, nei giorni scorsi, a Chieti (www.anteprimamontepulcianodabruzzo.it), in una sorta di edizione zero (ha alle spalle tre edizioni, con format diverso) della kermesse dedicata al più importante vino della Regione, che ha coinvolto, oltre che buyer e giornalisti, un folto pubblico di appassionati coniugando vino, cibo e cultura e proponendo un modello nuovo (e auspicabile?) per le Anteprime dei vini, con produttori dislocati nelle piazze cittadine, ristoranti e locali con proposte gastronomiche, itinerari culturali nei siti archeologici e nei musei, con visite guidate e aperture prolungate, nel capoluogo della provincia in cui ricade il 75% della viticoltura d’Abruzzo (gli incontri business tra produttori, buyer esteri, operatori italiani gdo, giornalisti, sono andati in scena nel Museo Archeologico “La Civitella” a sottolineare lo stretto rapporto tra storia, cultura e vino che esiste anche in Abruzzo).
“Riteniamo che sia sempre più importante proporre il vino nel territorio di produzione e in luoghi che evocano la cultura di cui è permeato - ha sottolineato Roberto Di Vincenzo, presidente della Camera di Commercio di Chieti e del Centro Regionale per il Commercio delle Camere di Commercio d’Abruzzo, che ha promosso e organizzato “Ama 2016”, con l’Agenzia di Sviluppo ed i Sommelier Ais Abruzzo, in collaborazione con i Consorzi di tutela e istituzioni.
“Il Montepulciano d’Abruzzo, così come tutti i vini autoctoni abruzzesi, è lo specchio di una cultura fatta di storie, vigneti e paesaggio, un intreccio meraviglioso che porta il vino a essere elemento principe del racconto della nostra identità che va valorizzata - ha proseguito Di Vincenzo - nella convinzione che la competizione sui mercati non si fa solo con il prezzo, ma si alimenta della notorietà dei territori e Anteprima Montepulciano d’Abruzzo è parte di questo racconto collettivo”.
La denominazione Montepulciano d’Abruzzo vale un terzo del vino regionale (19.000 ettari su 33.000) per 850-900.000 ettolitri di vino Doc. La sua segmentazione è cresciuta con l’introduzione della Riseva e l’identificazione di cinque sottozone: Casauria e Terre dei Vestini (Pescara), Alto Tirino e Terre dei Peligni (l'Acquila), Teate (Chieti). Inoltre, dal 2010, il Montepulciano “in rosa” è denominazione autonoma come “Cerasuolo d’Abruzzo” che contempla anche la versione Superiore. Il cambiamento della “geografia viticola” del Montepulciano d’Abruzzo ben descrive l’evoluzione delle produzioni enoiche abruzzesi. Un tempo c’erano soltanto due denominazioni, il Montepulciano d’Abruzzo (nelle versioni Rosso e Cerasuolo) e il Trebbiano d’Abruzzo: una sorta di anomalia fortunata che permetteva di concentrare risorse e arrivare sul mercato con una forte e riconoscibile identità regionale, importante massa critica, buona qualità complessiva a prezzi molto convenienti. Poi a metà degli anni Novanta è cominciato il lento movimento che, partito nella provincia di Teramo, ha portato due novità nella piccola Doc Controguerra e nella sottozona Colline Teramane per il Montepulciano d’Abruzzo, poi diventata Docg.
Un segnale chiaro che ha evidenziato come stessero emergendo nuove esigenze che sono state soddisfatte con la riscoperta dei vitigni autoctoni scomparsi o abbandonati, la selezione di cloni di Montepulciano e Trebbiano, l’adozione di sistemi colturali più adatti e razionali e lo studio della particolare espressione delle diversità delle zone d’Abruzzo. Un rilancio che, grazie alla rinnovata classe di produttori ed enologi e all’importante supporto delle istituzioni regionali e locali, ha dato i suoi frutti tra la fine dell’ultimo decennio e i primi anni Duemila, sancito da premi, riconoscimenti di critica e di mercato anche grazie al favorevole rapporto qualità/prezzo, fondamentale in momenti di forte concorrenzialità. L’evoluzione del settore, che nel frattempo ha visto emergere molte aziende private insieme a un bel gruppo di cooperative più intraprendenti e dinamiche, ha imposto un nuovo assetto della vitivinicoltura regionale portato a compimento in meno di dieci anni il Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo. Negli ultimi cinque anni sono arrivate le revisioni dei disciplinari più importanti che non hanno solo riguardato l’adeguamento dei parametri analitici e di resa, ma anche l’inserimento di nuove tipologie e di zone specifiche.
Tornando all’annata 2013, è stata caratterizzata da precipitazioni copiose nel periodo tra fine aprile e primi di giugno, con temperature diurne nella norma e notturne sotto la media. Da fioritura ad allegagione basse temperature e piogge hanno provocato un rallentamento vegetativo e cascola fiorale, ma poi le condizioni meteo regolari hanno permesso alla vite una normale attività vegetativa. La vendemmia, in ritardo di 10/15 giorni (ma nella norma secondo la media pluriennale) è avvenuta dai primi di ottobre alla fine del mese. Rispetto al 2012, le quantità sono state superiori del 10%.
“Considerata l’ampiezza e la varietà del territorio abruzzese dal punto di vista qualitativo, occorre - commenta Massimo Di Cintio, giornalista esperto dei vini d’Abruzzo - differenziare i vini da zona a zona: in generale si riscontrano gradazioni meno elevate, sotto i 14-15 gradi alcol delle annate più calde, con un buon equilibrio in rapporto ad acidità e pH ed eleganti. Un’annata che sembra particolarmente adeguata alle richieste del mercato”.

Focus - I migliori assaggi di Winenews ad Anteprima Montepulciano d’Abruzzo 2016
2013 Inferi - Marramiero (Rosciano). Vino tipico nello stile aziendale giocato sulla rotondità del frutto maturo, denso al palato ma corroborato da una buona freschezza. Un tannino setoso guida il finale.
2013 Torre Zambra (Villamagna). Vino ancora in affinamento. Colore rubino con riflesso porpora, giovane e ancora irruento ma di buona potenzialità. Il legno non ancora integrato con il frutto ma fresco, tannico e di buona profondità. Da vedere in prospettiva.
2013 Impeto - Speranza (Rosciano). Vino tipico nei sentori appena rustici di frutto (ciliegia) e terra, ma veri che si aprono via via nel bicchiere con spezie e more di rovo. Palato coerente e di buon equilibrio.
2013 La Grondaia - Olivastri (S. Vito Chietino). Colore rubino di buona intensità fresco e snello l’approccio sia olfattivo sia gustativo, frutto croccante e di bella sapidità con uno sfondo leggermente vegetale di erbe di campo.
2013 Rosso di Macchia - Sarchese Dora (Ortona). Colore denso rubino con riflesso granata, che annuncia la maturità espressa al naso; avvolgente il frutto di ciliegia e amarena in confettura, tannino ancora vivace.
E, inoltre ...
Inferi - Marramiero 2005 (Rosciano). Ottenuto da una buona annata, rivela eleganza tipica della maturità, con colore e frutto integri sia al naso sia al palato, armonicamente rinfrescati da sfumature di spezie. Gusto ancora fresco e sapido nella parte centrale, in attesa del ritorno del frutto rosso (amarena, ribes nero) nel finale ha una blanda nota di liquirizia.
Cagiolo - Cantina Tollo (Tollo) 2006. Ricco di frutto (amarena, mirtillo) e spezie leggere al naso che si ritrovano bene espresse anche in termini di rotondità al gusto; raffinato e setoso il tannino, il finale è tipico di liquirizia.
Opi - Fantini - Colline Teramane Docg (Ortona). Vino biologico ancora in affinamento in legno. Come nello stile aziendale è ricco, pieno con un frutto ancora segnato dal rovere (barrique). Si apprezza la buona sapidità gustativa. Di carattere superiore, da vedere in prospettiva.

Focus - I numeri dell’Abruzzo vitivinicolo
L’Abruzzo oggi conta poco meno di 33.000 ettari di superficie concentrati per la gran parte sulla collina litoranea rispetto a quella pedemontana: nella provincia di Chieti ricade circa il 75% del territorio vitato, seguita da Pescara con oltre il 12%, da Teramo con il 10% e da L'Aquila con circa 3-4%. La forma di allevamento più diffusa è la pergola abruzzese (tendone) che copre circa l’80% dell’intera superficie, ma nei nuovi impianti e nei reimpianti prevalgono le forme di allevamento verticale (cordone speronato, cordone libero ...). La produzione annuale si aggira intorno a 2,5 milioni di ettolitri di vino, il 45% imbottigliato in regione. I vini a Denominazione di Origine raggiungono complessivamente 1,2 milioni di ettolitri.
Posizione dominante per il Montepulciano d’Abruzzo Doc che con 19.000 ettari coltivati (56%) e 850-900.000 ettolitri Doc, dunque rappresenta quasi un terzo del vino regionale. A seguire il bianco Trebbiano d’Abruzzo (200.000 ettolitri e 10.000 ettari) e il rosato Cerasuolo d’Abruzzo con 60.000 ettolitri, quindi le nuove denominazioni come la denominazione “regionale” Abruzzo Doc - che valorizza vitigni autoctoni di particolare pregio come Pecorino, Passerina, Cococciola - a quota 15.000 ettolitri, e altre dedicate a più ristrette aree produttive come il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg (5.000 ettolitri) e come le altre Doc Ortona, Villamagna, Tullum e Controguerra che si attestano tra 1500 e 2500 ettolitri. I vini a Igt raggiungono annualmente 350.000 ettolitri.
Sono 200 le aziende presenti sul mercato con una propria etichetta per 50-60 milioni di bottiglie prodotte. L’export regionale di vino nel 2015 ha raggiunto il tetto di 138 milioni di euro, più del doppio rispetto a 10 anni fa, quando il valore dell’export abruzzese era inferiore 61 milioni di euro, con una crescita che segna valori di crescita importanti anno dopo anno.

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