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Brexit o non Brexit, la Gran Bretagna perde lo scettro di primo partner commerciale di Champagne, superata dagli Stati Uniti che, con una crescita del 28% sul 2014, chiude il 2015 a quota 515 milioni di euro, contro i 512 milioni di euro degli Uk

Brexit o non Brexit, è difficile immaginare che, dopo secoli di rapporti commerciali, lo Champagne possa avere difficoltà sul mercato britannico. Eppure, un campanello d’allarme arriva già, precedendo di qualche mese il risultato del referendum voluto dal premier dimissionario David Cameron: Londra non è più la destinazione preferita dalle bollicine di Francia, superata, secondo i dati Impact Databank analizzati da “Shanken News Daily” (www.shankennewsdaily.com), da Washington. Nel 2015, le importazioni Usa di Champagne hanno toccato i 515 milioni di euro, con una crescita del 28% sul 2014 (anche grazie all’andamento del dollaro, ndr), contro i 512 milioni di euro della Gran Bretagna, con un +7% sul 2014. Un boom figlio, principalmente, di una crescita dei prezzi medi del +20% nell’ultimo anno, a quota 300 euro a cassa (da 12 bottiglie), che ha portato ad una crescita dei valori importati del +60% dal 2010 al 2015, nonostante il calo dei volumi, passati dalle 1,6 milioni di casse (19,2 milioni di bottiglie) del 2007 alle 1,4 (16,8 milioni di bottiglie) del 2015.
La crescita dei prezzi medi dello Champagne sul mercato Usa, tra il 2010 ed il 2014, è stata del 10%, pari a 25 dollari in più a cassa, ma è nel 2015 che è arrivato il salto di qualità, con un apprezzamento medio per cassa di 55 dollari, che vuol dire un’attenzione sempre maggiore per la fascia più alta dell’offerta. A trainare il mercato, nel 2015, sono stati essenzialmente sei marchi, di cui ben 3 del Gruppo Möet Hennessy Lvmh, che insieme vantano una quota del 60% del mercato: Veuve Clicquot, a quota 5,44 milioni di bottiglie (+9,3%), Möet & Chandon, con 4,58 milioni di bottiglie (+3,6%), Perrier-Jouet, a 960.000 bottiglie (+11,8%, con ottime performance da parte dell’etichetta top, quella di Belle Epoque, allo scaffale a più di 150 dollari a bottiglia), Nicolas Feuillatte, stabile a quota 816.000 bottiglie, Dom Perignon, con 696.000 bottiglie (-1,7%, ma un prezzo medio altissimo, di 160 euro a bottiglia al consumatore) e Piper Heidsieck, con 504.000 bottiglie (-7%, ma un prezzo medio in crescita), per un totale di 13 milioni di bottiglie (su un totale di 16,8 milioni di bottiglie importate dagli Usa nel 2015), in crescita del 5,4%.

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