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Dal 1 luglio ecco il Nizza Docg, la “super Barbera” di Nizza Monferrato e d’intorni, che da ora potrà essere imbottigliata con il solo nome del territorio, e non del vitigno. Seguendo una strada che il Piemonte ha seguito da molti anni

Italia
I vigneti di Nizza Monferrato

S’iniziò negli Anni Sessanta con il Barolo e il Barbaresco, poi vennero il Gavi, il Gattinara, il Ghemme e, infine, i più giovani Dogliani, Ovada, Canelli. Tutti nomi di Comuni piemontesi “imprestati” a vini a Denominazione di Origine. Una scelta convinta, voluta e lungimirante: puntare sui territori che, negli anni, hanno vinto sui vitigni. Così, dal 1 luglio, è atteso anche il “nuovo” Nizza docg. Nuovo perché il disciplinare prevede che non sia più obbligatorio scrivere in etichetta il nome del vitigno, Barbera. Basta Nizza.
Nella città cuore della produzione, Nizza Monferrato, si preparano a festeggiare l’evento venerdì 1 e 2 luglio (hashtag #natailprimoluglio), con una grande cena stellata a otto mani con Bruna Cane (I Caffi Ristorante & Brasserie di Acqui Terme), Roggero Ferrero Mariuccia (San Marco di Canelli), Massimiliano Musso (Albergo Ca Vittoria di Tigliole) e Walter Ferretto (Il Cascinalenuovo di Isola d’Asti).

In realtà il primo Nizza uscì nel 2002 con la vendemmia 2000 (e da allora, tra l’altro, vige un “patto” tra produttori per cui una bottiglia di Nizza non può costare meno di 10 euro). Dal 1 luglio, però, si potrà imbottigliare con solo il nome del territorio la vendemmia 2014 della “super Barbera d’Asti”, prodotta nella zona d’eccellenza di 18 comuni del Sud Astigiano attorno alla città di Nizza Monferrato, da cui prende il nome. Le principali novità introdotte nel disciplinare sono: il nuovo Nizza sarà 100% Barbera. Non è consentito l’arricchimento del grado alcolico. Nelle annate difficili non si produrrà Nizza. Inoltre nasce un Nizza Riserva che deve essere affinato in cantina almeno 30 mesi (minimo 12 mesi in botti di legno). E si potrà aggiungere in etichetta la menzione “Vigna”.
Il sogno di legare il nome di una Barbera al suo territorio di produzione è, quindi, realtà: l’associazione Produttori del Nizza ci crede dal 19 novembre 2002, quando si costituì. Ha vinto una prima scommessa ma la strada è ancora lunga. Oggi sono 43 produttori, neanche 200 ettari e dalla vendemmia 2014 gli ettolitri prodotti, 3.957, corrispondono a 500.000 bottiglie (fino a pochi anni fa la produzione era sotto le 200.000). L’export tocca ormai il 46%: primo mercato è la Germania, poi Svizzera, Usa, Cina, Olanda, Danimarca.
La Docg sta crescendo: già nella vendemmia 2015 gli ettolitri rivendicati sono 5.667, ovvero 750.000 bottiglie potenziali. Ma le potenzialità sono molto più alte: “le superfici vitate a Barbera d’Asti dove si potrebbe produrre il Nizza sono 720 ettari per una produzione teorica potenziale di oltre 4 milioni e mezzo di bottiglie. Abbiamo i numeri per crescere” ricorda Gianni Bertolino, presidente dell’Associazione Produttori del Nizza (www.ilnizza.net), affiliata al Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato (www.viniastimonferrato.it), guidato da Filippo Mobrici.

All’idea, richiesta da più parti, di allargare il territorio di produzione nelle zone vicine Bertolino risponde: “bisogna sfruttare il potenziale che c’è, anche in termini di reddito di chi lavora la vigna: oggi l’obiettivo è di far crescere il valore dell’uva e remunerare il lavoro di chi tutti i giorni lavora le vigne oggi Patrimonio dell’Unesco. Se la docg crescerà in termini di numeri e prestigio, ne riparleremo”. Da Rocchetta Tanaro a Costigliole d’Asti, molti territori chiedono di entrare nella docg Nizza: tra le aziende che sarebbero interessate anche alcuni barolisti conosciuti come Pietro Ratti (Azienda Renato Ratti, La Morra) che produce Barbera nella sua tenuta di Costigliole d’Asti.

Focus - La storia del Nizza
La storia che oggi porta al Nizza Docg inizia negli Anni 90. Nelle cantine di Palazzo Crova a Nizza Monferrato, dove un gruppo di giovani e meno giovani produttori si trovava ad assaggiare i vini. Il vino. La Barbera. Bottiglie rigorosamente coperte. Si degustava. Ci si confrontava. Ci si criticava. E insieme si cresceva. Il deus ex machina degli incontri era un oste sagace: Tullio Mussa. Uomo autentico, ironico, un po’ geniale. Per capire chi era basta ricordare un episodio che lo vide protagonista: i fuochi d’artificio che svegliarono la città di Nizza, quando le Barbere d’Asti vinsero in “Tre Bicchieri” del Gambero Rosso quelle d’Alba.
Fu lui ad aprire nei cantinoni Crova un piccola bottega comunale che ribattezzò “La Signora in rosso”, oggi Enoteca regionale. Tullio insegnò ai vignaioli nicesi a incontrarsi e confrontarsi. Lui è scomparso nel 2008, ma i produttori continuano a incontrarsi e degustare i loro vini alla cieca per confrontarsi e crescere.
Il primo Nizza venne prodotto con la vendemmia 2000 come sottozona della Barbera d’Asti doc superiore. Uscì in bottiglia due anni dopo, nel 2002. Il 19 novembre di quell’anno si costituì l’Associazione Produttori del Nizza, dal 2002 al 2005 presieduta da Michele Chiarlo, poi per nove anni fino al 2014 da Gianluca Morino, premiato nel 2015 da Slow food come il vignaiolo più social del web, e oggi guidata da Gianni Bertolino. Con la vendemmia 2008 viene riconosciuta la Docg per la Barbera d’Asti e quindi anche per la sua sottozona Nizza.
L’iter per la “nuova” Nizza Docg è cominciato pochi giorni prima del Natale 2013, quando l’assemblea dei soci del Consorzio aveva approvato all’unanimità il rinnovato disciplinare.
Ora l’ultimo passo: con la vendemmia 2014 nasce il Nizza elevando la sottozona della Barbera a denominazione. Viene introdotta la possibilità di aggiungere la tipologia “Riserva” e la menzione “Vigna”.

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