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Studio “Bayadères”: l’immagine del vino, tra i giovani francesi, è tutt’altro che negativa: rispettato come prodotto culturale ed artigianale, è il simbolo di una tradizione che, agli occhi dei Millennials d’Oltralpe, sembra sempre più impenetrabile

Italia
L’immagine del vino, tra i giovani francesi, è tutt’altro che negativa, anzi, gode di uno status del tutto speciale

L’immagine del vino, tra i giovani francesi, è tutt’altro che negativa, anzi, gode di uno status del tutto speciale nel panorama delle bevande alcoliche che consumano abitualmente: viene infatti visto come un prodotto culturale ed artigianale, a suo modo rassicurante, perché capace di rievocare la campagna francese, l’ecologia, la tradizione. Il vino, in poche parole, rappresenta la Francia stessa, ne è il suo volto più tradizionale, ma il suo essere ancorato al passato continua a generare interesse tra i giovani, come rivela lo studio della società di marketing d’Oltralpe “Bayadères” (www.bayaderes.fr). “Il vino, tra i giovani francesi, è il passato che rimane sospeso, raramente ho visto una tale aura avvolgere un prodotto nelle indagini che conduco”, spiega al portale francese “Vitisphere” (www.vitisphere.com) Philippe Roblin, che ha curato lo studio. “Ma dietro a un’immagine tanto positiva c’è un aspetto negativo: se il vino appare come una bevanda da approcciare con il massimo rispetto - continua Roblin - è anche vero che spesso è percepito come appartenente ad un mondo chiuso, di cui i giovani non hanno le chiavi d’ingresso. E questo perché, a differenza della generazione precedente, quella dei Millennials, almeno in Francia, non è cresciuta con il vino quotidianamente a tavola, per questo per loro è un prodotto meno familiare”.

C’è, però, un’enorme differenza tra la fascia d’età 18-24 anni e quella successiva, degli over 25: l’approccio al mondo degli alcolici, per i giovanissimi, è ancora improntato al binge drinking, e quindi al consumo notturno, per cui si cerca il massimo effetto, e quindi le massime gradazioni, al minimo prezzo, con gli spirits che prendono il sopravvento ed il vino che viene scelto raramente, e solo ad un costo decisamente basso, quasi esclusivamente al supermercato. Tutto cambia, più o meno, dopo i 25 anni, quando il consumo di vino si fa più razionale e mirato, con il vino, specie rosso, che guadagna sempre più spazio tra le bevande alcoliche. “Questo è il momento in cui i giovani entrano nel mondo del lavoro, stabilizzandosi e cambiando gradualmente le proprie abitudini alimentari, scoprendo - commenta il ricercatore di “Bayadères” - il piacere della convivialità, dell’aperitivo, della cena che non può essere concepita senza una bottiglia di vino”.

In tutto questo, le ragazze sono decisamente più avanti: già tra i 18 ed i 24 anni, infatti, si rivelano più curiose e sensibili al vino ed a ciò che ci gira intorno, approcciando bianchi, bollicine e rosati. Ma l’aspetto più interessante è che il consumo aumenta con l’aumentare dell’età, specie se si parla di vino rosso, che i giovani non consumano, non per disaffezione, ma perché viene percepito come qualcosa da adulti, per cui chiedere il permesso, ma se si chiede ai giovani di proiettare i loro consumi ai prossimi cinque anni, sono previsti in crescita per tutti, con un terzo che parla addirittura di forte crescita.
“I produttori devono adattarsi a questa evoluzione dei loro consumatori: sono affamati di informazioni per capire meglio un prodotto che, per loro, è in un certo senso intimidatorio. Il 56% degli intervistati dice di voler imparare a conoscere il mono del vino - spiega Philippe Roblin - e questa è una straordinaria opportunità per l’industria enoica”. Il loro primo desiderio, infatti, come emerge dallo studio, è quello di avere la possibilità di degustare ed imparare, quindi viene l’abbinamento cibo & vino, seguito dalla richiesta di informazioni più dettagliate sulle etichette e negli scaffali dei supermercati per aiutarli a fare la loro scelta al meglio.

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