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La Cina riconosce ufficialmente 50 indicazioni geografiche di Bordeaux: un livello di protezione e tutela mai raggiunto prima, nel mercato principe dell’export bordolese. E l’enologia cinese ha due astri nascenti: il Marselan ed il Cabernet Gernischt

La Cina si muove sul campo delle certificazioni e della garanzia delle produzioni vinicole francesi, riconoscendo ufficialmente 50 indicazioni geografiche di Bordeaux. Un livello di protezione simile a quello riconosciuto, negli anni, alle produzioni di Cognac, Champagne, Napa Valley, Scotch Whisky e Tequila, nel quale, come detto, rientrano ben 50 “appellation”, da quelle più famose a quelle meno note, da Haut Benauge a Graves de Vayres, da Saint-Julien a Saint-Estephe, registrate dal Trademark Office of the State Administration for Industry and Commerce e adesso sotto la protezione del Chinese Trademark Law.

L’iter, come racconta il magazine britannico Uk “Decanter”
(www.decanter.com) era partito nel lontano 2011, e già a luglio 2015 il Governo di Pechino, attraverso la General Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine, aveva dato il via libera, offrendo così un’arma fondamentale per difendere gli Chateaux di Bordeaux dalla minaccia sia della contraffazione che dell’abuso di nomi che, fino ad oggi, non conoscevano alcun tipo di tutela.
Per Bordeaux è un passaggio importante, perché la Cina, con 63 milioni di bottiglie importate, per 277 milioni di euro, un quarto del totale dell’export bordolese, è il mercato di riferimento, ed anche il presidente del Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux, Bernard Farges ha salutato positivamente l’accordo: “il lavoro fatto dalle autorità cinesi è stato impressionante, Francia e Cina sono in pieno accordo sull’importanza di questo riconoscimento”. Un accordo pronto a diventare un precedente, magari anche per i grandi territori del Belpaese, e che racconta di come una convergenza sia possibile solo quando ci si muove insieme.
E non è l’unica novità che arriva dalla Cina, dove il mondo produttivo ha le idee sempre più chiare. Se il Cabernet Sauvignon è la varietà dominante nel Paese, specie a Ningxia, infatti, a dare i risultati migliori sono due varietà minori della viticoltura francese: il Marselan, creato nel 1961 da un incrocio tra Cabernet Sauvignon e Grenache che, secondo uno dei massimi esperti cinesi di enologia, il professor Li Demei, potrebbe rivelarsi come la scommessa vincente nei vigneti della Cina. Per ora, sono 133 gli ettari vitati a Marselan che, tra i suoi punti di forza, ha una straordinaria resistenza alle malattie, e caratteristiche aromatiche simili a quelle del Cabernet Sauvignon. A Changyu, invece, il produttore con più storia alle spalle, ha invece puntato, sin dal 1937, su un’altra varietà, il Cabernet Gernischt, originario di Bordeaux ma piantato soprattutto in Cile, che in Cina sta guadagnando successo di mercato crescente.

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