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Incendio a Pantelleria, devastati ettari di macchia mediterranea, danni anche alle viti ad alberello patrimonio Unesco. Antonio Rallo (Donnafugata): “per la viticoltura poteva andare peggio, ma il danno complessivo è enorme”

Italia
Incendio nei vigneti di Pantelleria

La magra consolazione è che per il vigneto di Pantelleria, per le sue viti ad “alberello” Patrimonio Unesco (riconoscimento arrivato nel 2014, prima volta per una pratica agricola) e per i suoi muretti a secco, poteva andare molto peggio, anche se qualche danno c’è stato. Ma per la macchia mediterranea che caratterizza l’isola siciliana, i danni dell’incendio che si è sviluppato negli ultimi giorni, dalla notte di sabato 28 maggio, e che ancora non si arresta del tutto, sono enormi: c’è chi parla di oltre 600 ettari di verde distrutti dalla catastrofe che, per giunta, secondo le prime indiscrezioni e secondo quanto sostenuto dal Sindaco di Pantelleria, Salvatore Gabriele, avrebbe origini dolose.
“Difficile dirlo, staremo a vedere - commenta a WineNews Antonio Rallo, alla guida di Donnafugata, che tra ettari di proprietà ed in affitto, è il produttore più grande sull’isola, con 68 ettari di vigna su 500 complessivi, e che produce il Ben Ryè, la declinazione più prestigiosa ed importante del celebre passito di Pantelleria - intanto il vento si è rivolto verso il mare, verso la costa più a Sud, quindi credo che le fiamme siano quasi domate.
Dal punto di vista del vigneto, noi qualche danno lo abbiamo avuto, soprattutto in contrada Barone, perderemo un po’ di produzione, ma credo che la maggior parte delle vigne si riprenderanno. Qualche danno più ingente c’è stato più a Sud, sotto la montagna Grande, dove ci sono piccole strisce di vigneto terrazzato, e dove le fiamme sono arrivate direttamente temo siano irrecuperabili. La “fortuna” è stata che in questo periodo le vigne sono pulite, non c’è erba o altro che può bruciare, quindi la maggior parte dei danni è dovuta al calore. Molte delle viti di Pantelleria sono vecchie e resistenti, quindi sono fiducioso che già dal prossimo anno, o al massimo da quello dopo, ritorneranno a produrre. Ma il danno complessivo purtroppo è enorme: l’incendio, che si è sviluppato da Scauri, poi è salito alla Montagna Grande per riscendere verso Rekhale e poi verso il mare, ha coinvolto quasi un terzo della superficie dell’Isola. Ma ormai quello che è stato è stato: non possiamo fare altro che rimboccarci le maniche e guardare avanti”.
Il buio e il vento, riportano le cronache, hanno reso difficoltoso l’intervento dei Canadair, nonostante l’allerta del sindaco e anche del Ministero delle Politiche Agricole e così le fiamme, che dalle prime ricostruzioni sarebbero state appiccate in più punti intorno alla località Monastero, sarebbero divampate rapidamente, alimentate anche dal forte vento di maestrale, distruggendo ettari ed ettari di macchia mediterranea plurisecolare.
Il sindaco Gabriele ha già chiesto lo stato di calamità naturale per Pantelleria, e sul sito “change.org” l’associazione di giovani dell’isola, Agorà, ha lanciato la petizione “Ricostruiamo la bellezza di Pantelleria. Il Governo intervenga subito. #SavePantelleria” (https://goo.gl/6JxL0T).

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