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Tra gli scaffali del mondo ci sarebbero bottiglie di vino contraffato per un valore di almeno 100 milioni di dollari, con un impatto sul retail di 3-400 milioni di dollari. A dirlo la società specializzata in tutela dei marchi NetNames

Il fenomeno dei vini contraffatti, nel mondo, è sempre più preoccupante: secondo l’agenzia inglese NetNames, tra le più importanti compagnie specializzate nella protezione dei marchi sul web a livello globale, in circolazione tra gli scaffali ci sarebbero bottiglie “false” per un valore di oltre 100 milioni di dollari. Una cifra minima, se paragonata al valore totale degli scambi di vino nel mondo (28,3 miliardi di dollari nel 2015 secondo l’Organisation Internationale de la Vigne et du Vin), ma decisamente importante e molto significativa se messa in relazione, per esempio, al fatturato delle aste enoiche mondiali: 345,8 milioni di dollari, secondo il magazine Usa “Wine Spectator”, se si prendono i dati sulle vendite all’incanto delle principali case d’asta del mondo (Acker Merrall & Condit, Zachys, Sotheby’s, Christie’s, Wally’s, Hart Davis Hart, Heritage, Bonhams, Spectrum e Winebid.com) nelle piazze più importanti del mondo (New York, Los Angeles, Chicago, San Francisco, Londra, Edimburgo, Ginevra, Hong Kong) e sul web. E se le nuove tecnologie, da un lato, mettono a disposizioni di autorità di controllo e produttori strumenti sempre più sofisticati contro la lotta ai falsi, dall’altro forniscono anche più “soluzioni” ai contraffattori.
Un fenomeno, quello dei falsi vini, che fa scalpore soprattutto quando si parla di aste dove le bottiglie più prestigiose raggiungono cifre elevatissime, e concentrato soprattutto in certe aree geografiche, Asia in testa, ma che riguarda tutto il commercio vinicolo, con un impatto assai più grande per chi vende vino che, secondo NetNames, ci rimette tra i 300 ed i 400 milioni di dollari ogni anno.

“Un fenomeno che pone grandi interrogativi per la salute dei consumatori - commenta su
www.harpers.co.uk Stuart Fuller, direttore delle operazione commerciali e della comunicazione di NetNames - ma che ha un impatto significato sull’immagine dei singoli marchi. Una nostra ricerca dice che il 78% dei consumatori smetterebbe di fidarsi di un marchio se lo trovasse su un sito internet indicato come fraudolento, anche se la compagnia proprietaria del marchio stesso non avesse colpe. E il rischio di danni alla reputazione di un marchio, oggi, è sempre più amplificato dal crescente ruolo dei social media nell’influenzare le scelte di acquisto dei consumatori”.
Per questo, secondo Fuller, è importante che chi ha marchi enoici importanti dedichi alla loro tutela un management ad hoc e specializzato, e con una sempre maggiore formazione ed attenzione a quello che succede sul web e che, in caso noti qualche cosa di strano, contatti subito le autorità perchè possano intervenire in maniera rapida ed efficace.
Ma non solo. “I produttori di vino devono essere proattivi nell’educare i loro clienti, in maniera tale che questi siano in grado di riconosce ed evitare i falsi. Alcune realtà anno messo a punto anche pagine web e strumenti dedicati per aiutare i consumatori a determinare se una bottiglia che hanno comprato è falsa o autentica, e per indicare dove questa è stata comprata. Ma è sempre più fondamentale che il mondo della distribuzione e della produzione di wine & food uniscano le forze e mettano insieme risorse, anche tecnologiche, per contrastare un fenomeno sempre più importante”.

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