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Truffa del vino moldavo, “i Comuni di Santo Stefano Belbo e Canelli - dicono i sindaci - e la filiera vitivinicola dei territori sono totalmente estranei”. Nasce l’Osservatorio sulla Proprietà Industriale e Intellettuale nel settore vitivinicolo

I Comuni di Santo Stefano Belbo (Cuneo) e di Canelli (Asti) e tutta la filiera produttiva vitivinicola dei loro territori, sono “totalmente estranei alla vicenda relativa alla truffa del vino moldavo spacciato per piemontese”. A dirlo, in una nota, i sindaci dei due comuni piemontesi, Genesio Icardi (Santo Stefano Belbo) e Marco Gabusi (Canelli), sulla notizia di qualche giorno fa del sequestro da parte della Guardia di Finanza, sul territorio, di 70.000 litri di falso vino Doc e Docg, ottenuti con mosti provenienti in prevalenza dalla Moldavia. Sequestrati, precisa oggi l’Ansa, ad una società di Calamandrana (Asti), ma di proprietà veneta.
Secondo la nota diramata il 19 maggio, sarebbero state due le aziende di Canelli e Santo Stefano Belbo coinvolte, scoperte dalla Guardia di Finanza di Nizza Monferrato, assistiti dai funzionari del Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari Nord Ovest dell’ufficio di Asti.
“La verità è che la filiera produttiva vitivinicola dei territori facenti capo ai comuni di Santo Stefano Belbo e Canelli - sostengono i due primi cittadini - è totalmente estranea alla vicenda confusamente rievocata negli articoli pubblicati, vicenda che, da quanto ci risulta e da quanto traspare tra le righe degli stessi articoli, pare invece riconducibile all’isolata condotta di un’azienda sita altrove”.
Una critica a chi ha diffuso la notizia, quella dei due sindaci, che sottolineano anche come le amministrazioni stiano portando avanti tante iniziative “con tutti i settori della filiera vitivinicola della zona, nonché con professionisti e aziende del settore. In tal senso evidenziamo la nascita dell’Opiv (Osservatorio sulla Proprietà Industriale e Intellettuale nel settore vitivinicolo e delle tecnologie eno-alimentari) che è stato presentato alla stampa nei primi giorni di maggio, proprio nella storica sede della Fondazione Cesare Pavese (www.fondazionecesarepavese.it), emblema della centralità anche culturale e sociale della filiera vitivinicola per il nostro territorio. Tutto ciò in una situazione congiunturale di estrema delicatezza per il settore, tra iniziative della Società Garante per la Concorrenza e il Mercato sugli accordi delle Commissioni Paritetiche, l’imminente approvazione del Testo Unico della Vite e del Vino, indiscrezioni sui negoziati per il Ttip e sulle loro ripercussioni sulla tutela delle indicazioni geografiche dei vini”.

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