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La rocambolesca vicenda del “Dr. Conti”, il truffatore Rudy Kurniawan, si arricchisce di nuovi particolari: secondo una causa di un fondo di investimento di Singapore avrebbe goduto di complicità ad alti livelli nel mondo dei fine wines

La storia di Rudy Kurniawan, uno dei più grandi truffatori seriali di tutti i tempi per quanto riguarda il mondo dei vini di lusso, è già sufficiente a trarne un film (anche se per ora l’unico è un documentario del 2014, intitolato “Sour Grapes”), ma, per così dire, la trama si infittisce, dato che, come riportato da “Wine Spectator” (www.winespectator.com), una recente causa presentata a un Tribunale dello Stato di New York sostiene che Kurniawan avrebbe goduto di pesanti complicità all’interno del mondo della compravendita di fine wines.
Il “Dottor Conti”, così soprannominato per la sua capacità di movimentare quantità impressionanti di (false) bottiglie di Domaine de la Romanée-Conti, è dietro le sbarre da quattro anni, ma un anno prima della sua condanna definitiva, nel 2011, una società di investimento di Singapore aveva acquistato da lui proprio 132 bottiglie di DRC, tra cui 44 magnum e una doppia magnum di annate comprese tra il 1961 e il 1990, per un controvalore di 2,45 milioni di Dollari. Bottiglie che si sono poi rivelate essere false, ma non solo; per “piazzarle”, Kurniawan avrebbe infatti goduto di una sostanziale e fattiva complicità da parte di più personaggi di rilievo del settore. Nello specifico, Richard Brierley, ex capo del dipartimento vino della filiale statunitense di Christie’s, Xavier Nebout- Amministratore Delegato di una ditta di Bordeaux chiamata Cep’Age - e Marc Lazar, un merchant americano, “erano pienamente a conoscenza del fatto”, si legge nel testo della citazione, “che le bottiglie erano falsi creati da Kurniawan”. Bierley ha risposto negando categoricamente le accuse, Lazar non ha risposto alla richiesta di commento da parte del magazine statunitense e Nebout si è trincerato dietro il suo essere stato solo “un intermediario”, e di essere stato all’oscuro della possibile non autenticità delle bottiglie.
In sintesi, nel 2011 - quando la compravendita ebbe luogo tramite una società di investimento denominata Hrothgar e con sede nelle Isole Vergini Britanniche - i tre avrebbero mentito avario titolo, sostenendo che il lotto incriminato proveniva dalla collezione privata di Don Stott, uno dei collezionisti il cui amore per i grandi nomi di Borgogna è conoscenza comune nell’ambiente. E quindi sostanzialmente rendendosi complici di Kurniawan, il cui nome era già stato legato a una vendita di lotti falsi nel 2008 e quindi non spendibile per la transazione, che si concluse regolarmente. Ma sei mesi più tardi, durante un’asta tenutasi a Londra, venti lotti di DRC furono ritirati: una delle bottiglie, una magnum del 1971, riportava lo stesso numero di serie presente su una delle magnum acquistate dal fondo di Singapore tramite Hrothgar, e tre mesi più tardi una selezione di campioni delle bottiglie acquistate dal fondo fu portata direttamente al Domaine affinché fossero esaminate direttamente da Aubert de Villaine, co-proprietario e condirettore dell’azienda più famosa di Borgogna. Secondo de Villaine, ognuna delle bottiglie presentava “elementi che portano a dubitare dell’autenticità delle etichette e di altri elementi che sembrano essere conformi all’etichettatura originale”. Ma fu solo nel 2014 che la truffa fu definitivamente identificata, quando, tramite un’analisi del lotto compiuta dalla autenticatrice professionale Maureen Downey e ordinata dalle autorità giudiziarie, la vastità e l’entità delle attività di Kurniawan furono portate alla luce nella loro interezza.
Al di là dell’esito della causa, puntualizza infine “Wine Spectator”, rimane il fatto che con ogni probabilità il mercato è ancora inquinato da un numero imprecisato di bottiglie contraffate create dal “Dr. Conti”, e che a causa del suo frequente uso di identità false solo il tempo potrà dire quante di queste circolano ancora nel mondo delle aste e delle compravendite private.

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