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Sempre più Millennials, secondo Forbes: la rivoluzione generazionale nel vino è ormai un fenomeno indiscutibile, per una fascia d’età che non conosce orari o pregiudizi - e che negli States è responsabile del 42% di tutti i consumi enoici del Paese

Non si tratta di una vampata temporanea, questo sembra essere ormai assodato. Al contrario, il rapporto tra nettare di Bacco e i Millennials - termine fino a qualche anno fa oscuro, ma che ormai è sulla bocca di parecchi esperti di marketing enoico - è ormai solidamente a doppio filo, e potrebbe rappresentare uno dei cambi di passo più rilevanti a livello globale per il settore del vino. Come riporta il magazine a stelle e strisce “Forbes” (www.forbes.com), infatti, i dati non lasciano adito a molti dubbi; negli Stati Uniti, gli attuali ventenni e trentenni hanno consumato nel corso dello scorso anno 159,6 milioni di casse, o il 42% dei consumi totali, arrivando a rappresentare la fascia di età più appassionata per quanto riguarda il vino. E data la prevalenza globale del mercato statunitense per tutti i paesi produttori del pianeta, il fenomeno sta cambiando molte cose, dentro e fuori l’Unione.
Per cominciare, la rivoluzione Millennials è capitanata dalle donne, e a dimostrarlo ci sono le sempre più comuni pubblicità di vino che fanno capolino da riviste un tempo assolutamente estranee al settore. Inoltre, questa generazione non si fa problemi a “rompere” il tradizionale embargo che caratterizzava i Baby Boomers, per i quali era quasi un obbligo limitare i consumi enoici a dopo il lavoro: i Millennials sono disposti a bere, soprattutto al bicchiere, durante tutti i pasti, o anche davanti alla televisione, e consumano quasi il 30% in più di bicchieri di vino se confrontati con la generazione precedente, la “Generation X”.
Altro dato notevole è il fatto che questi nuovi consumatori sono estremamente curiosi, e non hanno alcun tipo di preferenza “a prescindere”, per così dire, riguardo i rossi, i bianchi o i rosati, e sono attratti dagli approcci grafici accattivanti più che sa termini classici - per non dire desueti, almeno a loro modo di vedere - quando attraversano le corsie della grande distribuzione dedicate al vino.
Una preferenza che pare caratterizzarli, in verità, c’è, ed è quella per i vini bio e/o a produzione ecosostenibile - mentre la grande distribuzione, non sorprendentemente, non è certo il loro unico canale di approvvigionamento. Parecchi di loro utilizzano spesso sia servizi di consegna a casa che ad abbonamento in nome della flessibilità, e molti di questi ultimi vengono incontro ai Millennials proponendo etichette che si abbinino ai loro gusti alimentari, e spesso non convenzionali. Ovviamente, poi, il loro uso delle app dedicate al vino, come Vivino e Delectable, è massiccio, e non si fanno problemi a condividere le loro preferenze enoiche sui social. Ultimo, e non secondario, particolare, i Millennials non si fanno problemi a spendere cifre anche rilevanti per la bottiglia giusta: se nello scorso anno solo il 5% dei Baby Boomers ha speso più di 20 Dollari a bottiglia, ben il 17% dei Millennials ha fatto lo stesso. Una percentuale che da sola può dire davvero molto, anche per l’Italia enoica.

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