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Inchiesta WineNews - L’enoturismo? Una delle diversificazioni di investimento più importanti del vino italiano, fondamentale per fidelizzare i wine lovers: parola di 20 tra le cantine top d’Italia che ogni anno vi investono dal 2 all’8% del fatturato

Italia
Indagine Winenews: per cantine italiane, enoturismo vuol dire diversificazione investimento ed è ottimo strumento di fidelizzazione

L’enoturismo è una delle diversificazioni di investimento più importanti in mano al mondo del vino italiano. Ma non solo: secondo un’inchiesta di www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, tra 20 delle realtà enologiche più importanti d’Italia per storia, immagine e per volume d’affari (1,5 miliardi di euro, oltre il 10% del fatturato complessivo del vino italiano), pioniere nell’accoglienza nei loro territori già a partire dagli anni Novanta, quando il fenomeno era solo agli albori, l’attività enoturistica per la stragrande maggioranza delle cantine (90%) è fondamentale per aumentare la fidelizzazione degli eno-appassionati, con un’offerta così diversificata da non fermarsi alle degustazioni guidate o ai tour aziendali, ma con proposte di ristorazione e pernottamento, eventi in cantina, veri e propri musei aziendali e location per un wine wedding. Per tutte, l’enoturismo è decisivo non solo per la vendita diretta (la cui percentuale media d’incidenza sul fatturato totale del campione varia dall’1 al 10%, in base a dimensioni ed orientamento aziendale, ed attrattiva territoriale), ma per un ulteriore sviluppo delle aziende, e anche dei territori, come spinta per nuovi investimenti, dal terziario avanzato al commercio e servizi. Territori che, un tempo sconosciuti, oggi non lo sono anche grazie all’enoturismo. Un circolo virtuoso, innescato da una percentuale media annua di investimento sull’enoturismo delle cantine sondate che va dal 2% all’8% del fatturato (con una diversa incidenza in virtù di dimensioni ed ubicazione aziendale, e con una maggiore concentrazione nei territori già meta di un enoturismo di successo). Investimenti che vanno verso un turismo sempre più esperienziale che, da quando le cantine hanno aperto le loro porte ad oggi che è un vero fenomeno, è ormai complementare alla produzione enoica, con un ritorno positivo sia in termini di immagine (per il 90% delle cantine l’attività enoturistica aumenta la fidelizzazione dei wine lovers) che economici: la percentuale media sul fatturato dei ricavi derivanti dalle attività enoturistiche è compresa in un range che va dal 2 al 15%, sempre secondo dimensioni ed ubicazione delle aziende-campione.
Nella maggior parte dei casi (85%) le aziende, campione dell’inchiesta WineNews, considerano l’enoturismo un elemento decisivo per lo sviluppo dell’impresa vitivinicola, investendo le proprie risorse nel turismo del vino con una certa oculatezza, anche se poi, in generale, il ritorno è positivo. Certo, il dato va considerato in rapporto alle quote del fatturato complessivo aziendale che se ne vanno in investimenti, a partire, per esempio, dalle risorse spese per la gestione dei vigneti e della cantina e, specie per le imprese italiane, dagli investimenti dedicati alla commercializzazione all’estero, che rimane lo sbocco privilegiato dei vini tricolore.
Per la quasi totalità del campione (95%) l’attività principale è l’organizzazione di degustazioni guidate, seguita dai tour aziendali (75%). Quasi appaiate le offerte di ristorazione (55%) e pernottamento (60%). Un altro 60% indica poi l’organizzazione di spettacoli e/o intrattenimenti in cantina, mentre il 55% offre anche mostre e/o visite in musei aziendali e ben il 45% wine wedding. Attività per le quali, il 90% delle aziende ha personale specializzato nel ricevimento dei turisti.
Ma l’elemento forse più importante che emerge dall’inchiesta WineNews sono le “diverse età” dell’enoturismo: il 25% dichiara di aver pianificato una vera proposta e una vera struttura enoturistica prima degli anni Ottanta; il 15% tra gli anni Ottanta e Novanta, e un altro 15% tra gli anni Novanta e Duemila; il 33% tra Duemila e 2010, e, infine, il 12% dopo il 2010. In questo senso, le cantine che più sono riuscite a “storicizzare”, cioè hanno cominciato da più tempo ad incrociare offerta enoturistica con le altre attività aziendali, hanno fatto registrare anche gli investimenti più importanti e i ricavi più solidi, che questo tipo di attenzione in più sa certamente portare a vantaggio di una cantina. Viceversa per chi ha cominciato più tardi o, addirittura ha appena iniziato, sconta una maggiore “gioventù”, alla base di quei margini di sviluppo ulteriore dell’enoturismo su cui la maggior parte delle cantine italiane è pronta a scommettere anche in futuro.

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