02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

“In una contrada che si chiamava Bengodi, correva un fiumicel di vernaccia”: dal Boccaccio passando per Dante, 750 anni di frasi cult ripercorse dal Consorzio per i 50 anni della Doc alla Vernaccia di San Gimignano (domani). Focus: il bianco dei Papi

“In una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta ... correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi dentro gocciola d’acqua”. Ecco la Vernaccia di San Gimignano nelle parole di un “critico” d’eccezione: Giovanni Boccaccio, per il quale talvolta è una terapia, talvolta lo strumento di un inganno, talvolta un elemento essenziale dell’immaginario Paese della Cuccagna, nelle ben otto citazioni che le dedica nelle novelle del “Decamerone” (1349-1353). Ma questa non è l’unica citazione alta che vede protagonista il più nobile tra i bianchi italiani, per la lunga storia che pochi vini in Italia possono vantare (il termine “Vernaccia” appare per la prima volta nella lingua italiana nel 1276, negli ordinamenti di gabella del Comune di San Gimignano, e, nei secoli successivi, in diversi atti di compravendite). Ripercorse, da domani, nelle celebrazioni del Consorzio della Vernaccia di San Gimignano dei primi 50 anni della Doc, primo vino italiano ad ottenerla, nella mostra fotografica “1276 - 1966 - 2016 Documenti e Immagini della Storia della Vernaccia di San Gimignano” dedicata ai suoi 750 anni di storia, altrettanto celebri sono, su tutti, i versi “Questi, e mostrò col dito, è Bonagiunta, Bonagiunta da Lucca; e quella faccia di là da lui più che l’altra trapunta ebbe la santa chiesa e le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l’anguille di Bolsena e la Vernaccia”, con cui Dante descrive l’incontro in Purgatorio con il goloso Papa Martino IV nel capolavoro di tutti i tempi, dove il bianco toscano è l’unico vino citato: la “Divina Commedia” (1304-1321).
Nelle tavole delle corti e dei Papi, decantata da poeti come Cecco Angiolieri e Folgòre da San Gimignano, consiglia Eustache Deschamps, ancora nel Trecento, per difendersi dal freddo: “chiudete gli usci e le finestre ermeticamente, caldo coniglio in salmì, e buone carni, i migliori vini, capponi, conigli, galline, Vernaccia, e poi ippocrasso come aperitivo”. Il consiglio di Geoffrey Chaucer per chi è un po’ avanti con gli anni e ha preso una moglie giovane? “Beve ippocrasso, claretto e vernaccia, spezie piccanti per attizzare la lascivia”. Scrive Giorgio Vasari descrivendo i suoi affreschi nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze, nel Cinquecento: “Questi, come si vede, per le parole scritte di sotto, che dicono: Geminianum et Colle oppida, sono S. Gimignano e Colle, terre grosse e principali; ed il fiume che vi ho finto, lo fo per l’Elsa; e quel satiro giovane, che ha accanto, beve la vernaccia di quel luogo”. Canta Michelangelo Buonarroti il giovane nel Seicento, ne “L’Aione”, a seguito di una piacevole esperienza vissuta: “alla nobil terra alta e turrita, del bel Sangimignan facemmo gita ... lunghe e larghe le strade ha questa terra, sta sovra un colle che più colli abbraccia; e ha più torri altissime da terra, ed un campanil ch’è forse cento braccia: ma i terrazzani altrui sempre fan guerra, con una traditora lor vernaccia, che dònno a bere a chiunque vi giugne, e bacia, lecca, morde e picca e pugne”. Nel 1685 Francesco Redi nel suo “Bacco in Toscana” decanta le virtù dei migliori vini toscani, e avverte: “se vi è alcuno a cui non piaccia, La Vernaccia, Vendemmiata in Pietrafitta, interdetto, maladetto, fugga via dal mio cospetto, e per pena sempre ingozzi, vin di Brozzi, di Quaracchi e di Perétola, e per onta e per ischerno, in eterno, coronato sia di bietola”.
A ripercorrere la secolare storia della Vernaccia, domani a San Gimignano, sarà anche Alberto Mattiacci, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università La Sapienza di Roma, autore per il Consorzio della Vernaccia e in occasione dei primi 50 anni della Doc (dal 6 maggio 1966, quando sul numero 110 della Gazzetta Ufficiale viene pubblicato il conferimento della Denominazione di origine controllata, a compimento del Dpr del 3 marzo 1966, prima applicazione della L. 930/1963, che stabilisce l’istituzione della Denominazione di origine per i vini; la Docg arriverà invece nel 1993), di “A cent’anni”, un’indagine di mercato volta a stabilire l’attuale stato di salute della Denominazione - l’analisi che ne deriva è decisamente positiva - e le strategie di marketing e comunicazione per i prossimi 50 anni. Indagine che sarà al centro di un convegno al Teatro dei Leggieri, al quale interverranno, tra gli altri, il presidente del Consorzio Letizia Cesani, l’europarlamentare Paolo De Castro, il professor Michele Antonio Fino dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, il presidente Federdoc Riccardo Ricci Curbastro, il presidente Assoenologi Riccardo Cotarella, e l’assessore all’Agricoltura della Regione Toscana Marco Remaschi, moderati dal giornalista Rai Pietro Di Lazzaro. Infine, San Gimignano ospiterà il gemellaggio delle Vernaccia d’Italia, quella di Oristano e quella di Serrapetrona.
Info:
www.vernaccia.it

Focus - La storia continua … Dagli archivi delle Tenute Guicciardini Strozzi: dalla Vernaccia donata da Lorenzo il Magnifico a Papa Innocenzo VIII alla “Cusona 1933” per Papa Francesco
Immergendosi nei registri contabili di un’azienda che ha oltre mille anni di storia - risale all’anno 994 il più antico documento che ne testimonia l’esistenza - con alla guida una delle più importanti famiglie nobiliari della storia italiana, è possibile imbattersi in parole come queste: “se quel saggio di Vernaccia che vi mandai sarà piaciuto a Nostro Signore, manderò questo resto o per le poste o per uno vecturale”. A scriverle di suo pugno, nella seconda metà del Quattrocento, all’ambasciatore fiorentino a Roma, Piero Alamanni, è Lorenzo il Magnifico al quale da Cusona, l’antica Tenuta Guicciardini Strozzi a San Gimignano, “… per porto di venti fiaschi di Vernaccia si mandò a donare a Lorenzo de Medici, Il Magnifico”. La storia si ripete, più di 500 anni dopo, nel febbraio di quest’anno, quando in occasione dell’incontro di Papa Francesco con Sua Santità Kyrill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, a bordo del volo papale Alitalia c’era anche la Cusona 1933, la storica Vernaccia di San Gimignano della Tenuta. È per festeggiare la nascita del primogenito (il Principe Girolamo Strozzi, primo presidente del Consorzio della Vernaccia, alla guida della Tenuta con la moglie Irina e le Natalia e Irina jr, ndr), che il Conte Piero Guicciardini decise di mettere in bottiglia una piccola partita di Vernaccia di San Gimignano che veniva prodotta nella sua Tenuta (primo imbottigliamento della Vernaccia in una bottiglia bordolese). Alcune bottiglie si conservano ancora nella cantina. Era l’anno 1933.
Info:
www.guicciardinistrozzi.it

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli