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Cresce il vino nei supermercati in Usa (+5,5%), con i vini sopra i 10 dollari che valgono oltre la metà dei 13,3 miliardi di dollari del totale off premise. Italia al top. Così i dati Nielsen Company, analizzati dall’Italian Wine & Food Institute

Buone notizie dagli Usa, mercato top per il vino mondiale e partner n. 1 dell’Italia enoica: tra gennaio 2015 e gennaio 2016, secondo i dati Nielsen Company, analizzati dall’Italian Wine & Food Institute (https://iwfinews.com), le vendite off premise sono cresciute del 5,5% sullo stesso periodo 2014-2015, toccando il valore di 13,3 miliardi di dollari. E i vini italiani, che tra gli stranieri sono in più venduti, hanno fatto meglio della media, con un +7,8%,per un valore di 1,18 miliardi di dollari. Sul podio anche l’Australia, con 727,2 milioni di dollari, nonostante un -3,6%, e l’argentina, a 419,1 milioni di dollari, ma a -1,1%. A livello di provenienza, quelli che hanno fatto registrare gli aumenti maggiori sono stati i vini neozelandesi, a +17,1% (per 349,2 milioni di dollari) e quelli francesi, a +12,1% (303,1 milioni di dollari), ma segno positivo anche per spagnoli, portoghesi e sudafricani, mentre diminuiscono le vendite dei vini cileni e tedeschi.
A crescer sono tutte le tipologie, anche se meglio di tutti hanno fatto i vini bianchi, a quota 6,8 miliardi di dollari (+6%), poi i rossi, che valgono 5,7 miliardi di dollari (+5,1%), ma vanno bene anche i rosati, a 762,4 milioni di dollari, e in crescita del 2,6%. Tipologia, peraltro, ancora minoritaria in Usa, ma che ha detta di molti sarà una di quelle su cui puntare nell’immediato futuro.
In un mercato ancora molto guidato dai varietali nelle scelte di acquisto, il vino più richiesto di conferma lo Chardonnay (+4%), che vale 2,5 miliardi di dollari tra gli scaffali americani, seguito dal Cabernet Sauvignon a 2,2 miliardi di dollari (+8,2%) e dal Pinot Grigio a 1,19 miliardi di dollari (+7%). A seguire il Pinot Nero (+9,8%) a 944,4 milioni di dollari, il Merlot, a 860,4 milioni di dollari (e -2,2%), il Sauvignon Blanc a 756,2 milioni di dollari (+13,5%) e il Moscato a 704,9 (+5,3%).
Interessante l’analisi delle fasce di prezzo: la più consistente in assoluto è quella dei vini tra 3 e 5,9 dollari a bottiglia (+1%), seguita da quella dei vini tra 9 e 11,9 dollari a bottiglia (+8,4%), che vale 3,09 miliardi di dollari, e da quella dei vini tra i 12 ed i 14,9 dollari a bottiglia (+13,2%) che vale 1,8 miliardi di dollari. Con 1,6 miliardi dollari, ma un calo dell’1,1%, seguono i vini tra 6 e 8,9 dollari a bottiglia, mentre la fascia di prezzo che cresce di più (+16%) è quella dei vini tra i 15 ed i 19,9 dollari a bottiglia, che vale 1,01 miliardi di dollari. Bene anche i vini superiori ai 20 dollari a bottiglia, in crescita dell’11,1% per un valore di 876,5 milioni di dollari, mentre diminuisco del 2,3% le vendite dei vini sotto i 3 dollari, che valgono 822,9 milioni di dollari. Numeri che testimoniano una volta di più il fenomeno della “premiumisation” del mercato dei vini americani, che sta premiando sempre di più i vini che superano i 10 dollari allo scaffale che, nel complesso, mettono insieme 6,7 miliardi di dollari, quasi la metà del mercato. A livello di formati, infine, dominano le bottiglie da 0,75 litri, che pesano per 9,4 miliardi di dollari, seguiti dalle bottiglie da 1,5 litri, che totalizzano 2,3 miliardi di dollari.

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