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Quanto pesa una medaglia? A giudicare dalla percentuale di etichette premiate nei concorsi enoici britannici, pari al 70% dei vini in gara, sempre meno. Ma prezzo medio e vendite, come racconta “La Revue du Vin de France”, ne beneficiano ancora

Quanto pesa una medaglia? A giudicare dal numero dei vini premiati ogni anno dalle giurie dei premi enoici più disparati, sempre meno. Nel 2015, infatti, sui 16.000 vini presentati dai vignaioli di tutto il mondo ai vari concorsi annuali di “Decanter”, magazine di riferimento per il mondo del vino in Gran Bretagna e non solo, ben il 70% sono andati a medaglia. In pratica, come analizza “La Revue du Vin de France” (www.larvf.com), è più difficile non essere premiati. E lo stesso modello, grosso modo con le stesse percentuali, vale anche per un altro magazine Uk, “The Drinks Business”, sempre più attivo nel settore dei concorsi.
Che, ovviamente, hanno un costo: 185 per partecipare a quelli di Decanter, cui vanno aggiunti 63 euro ogni 1.000 bollini da applicare in bottiglia, cifra che sale leggermente per i concorsi di “The Drinks Business”, a 184 euro per l’iscrizione e 65 euro per i bollini. Insomma, se una volta fregiarsi di una medaglia voleva dire risaltare e distinguersi dalla concorrenza, oggi si rischia, banalmente, di finire in un calderone tra migliaia di etichette, spendendo cifre importanti, perché oltre all’iscrizione ed ai bollini ci sono gli immancabili tour dei premiati, le cene con i clienti e quant’altro, per migliaia di euro. Insomma, per il periodico francese non ne vale la pena, perché l’approccio britannico è di manica sin troppo larga.
Tutto da buttare? Quasi, perché le direttive dell’Oiv, in materia, sono chiare: un concorso non dovrebbe premiare più del 33% dei vini presentati. Eppure, “The Drinks Business”, nonostante una giuria composta quasi esclusivamente da Masters of Wine, è riuscita a premiare, in un sol colpo, il 90% degli Champagne, contribuendo a far perdere credibilità a premi e medaglie. Tanto che ormai, a fregiarsene, non sono certo i grandi vini, ma quasi esclusivamente etichette di medio prezzo, perlopiù sconosciute alla stampa specializzata, che grazie alle medaglie, comunque, godono di una crescita di prezzo del 10-15%, e di una certa considerazione tra i grandi importatori.
Specie se si parla di concorsi, per così dire, seri. Perché, se in Gran Bretagna i concorsi enologici sono quel che sono, nel resto del Continente resistono ancora vere e proprie istituzioni: dal “Vinalies Internationales”, che porta a Parigi ogni anno 3.500 etichette da ogni angolo del mondo, premiandone il 29,84%, al Concours mondial de Bruxelles, diventato itinerante, in cui una giuria composta per il 60% da giornalisti e blogger giudica 8.000 vini, con una media di “medagliati” del 28,2%.

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