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Allegrini 2024

In Usa, mercato n. 1 al mondo per il vino, continua la “premiumisation”. E nel segmento sopra i 10 dollari a bottiglia, 5 marchi sui primi 10 importati sono italiani: Stella Rosa, Ruffino, Santa Margherita, Ecco Domani e Roscato. Così Impact Databank

Che l’Italia sia leader assoluta dei vini di importazioni in Usa, per fortuna, non è una novità. Il primato del Belpaese in quello che, a tutt’oggi, è il mercato n. 1 del vino mondiale, è confermato da più parti. Secondo l’Italian Wine & Food Institute, per esempio, l’Italia detiene il 31,2% in valore ed il 24,5% in quantità del mercato d’importazione, e nel 2016 è partita con un +31,5% in quantità e +15,3% in valore nei primi due mesi, sullo periodo del 2015.
Numeri incoraggianti e che parlano di un primato consolidato, raccontato anche dall’analisi dei “Top Imported Premium Wines” nel mercato Usa firmata da Impact Databank, secondo cui ben 5 marchi della top 10, tra i vini da oltre 10 dollari a bottiglia, ovvero quelli che guidano il mercato verso la cosiddetta “premiumisation”, sono legati all’Italia. A partire proprio dal n. 1, Stella Rosa, della Riboly Family Wine Estates,
realtà californiana che opera con marchi di più provenienze, che nel 2015 ha fatto arrivare in Usa 1.020.000 di casse da 9 litri della linea di vini italiani, con un balzo del 21,4% sul 2014. Sul podio anche il marchio neozelandese Kim Crowford del gruppo Constellation Brands, con 955.000 casse (+17,2%), e l’argentino Alamos della E. & J. Gallo Winery con 900.000 (stabile). Posizione n. 4 per la chiantigiana Ruffino (sempre di Constellation Brands), con 885.000 casse (+4,1%), seguita dal Gruppo Santa Margherita, con 670.000 casse (-4%, unica nella top 10 in calo, imputabile soprattutto alla fine del rapporto con l’importatore Terlato Wine International, chiuso a fine 2015, con la gestione del marchio che è passato sotto il controllo di Santa Margherita Usa, divisione americana del gruppo). Al n. 6 ancora Italia con il marchio Ecco Domani (importato da Gallo Winery) con 665.000 casse (+1,5%), seguito da due neozelandesi, Oyster Bay (importato dalla Delegat Usa Inc) a 629.000 casse (+14,6%), e Nobilo (di Constellation Brands) con 560.000 casse (+12%). A chiudere la top 10 ancora Italia con il marchio Roscato importato da Palm Bay International, con 507.000 casse (e la crescita record di +44,9% sul 2014), e Layer Cake, brand che mette insieme vini di diverse provenienze (Australia, Argentina, California e anche Italia), importato da One True Vine, con 477.000 casse (+2,4%). Una classifica che, specifica Impact Databank, è stilata senza tenere in considerazioni i dati legati a spumanti e sparkling wine (con i quali, visto il boom soprattutto del Prosecco, probabilmente ci sarebbe ancora più Italia al vertice, ndr) e che testimonia ancora una volta il momento magico dei premium wine in Usa: se i vini per il consumo domestico, nel 2015, negli Stati Uniti, hanno visto un calo delle importazioni dello 0,5%, a 67 milioni di casse, nel complesso, i vini sopra i 10 dollari sono cresciuti del 4,5%, a 16 milioni di casse.
Un trend di crescita che sembra destinato a durare nel tempo: non è un caso se la stessa E. & J. Gallo, colosso da 4 miliardi di euro di fatturato, e che già controlla 2 dei primi 10 marchi del segmento, ha investito nel progetto “Lux Wine” che, come spiegato a WineNews da Joe C. Gallo, presidente della nuova divisione di alta gamma del gruppo, punta su un portafoglio fatto di brand iconici dei più importanti territori. Soprattutto italiani, cominciando con i vini di Allegrini, dalla griffe dell’Amarone, passando per Pieropan, etichetta iconica di Soave, e Renato Ratti, azienda storica di Barolo.

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