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“Piceno Open” 2016: per i bianchi, conferma della bontà del 2015 e confortante qualità per i rossi. Velenosi (Consorzio Vini Piceni, territorio che fattura da 70 milioni di euro): “i nostri vitigni autoctoni iniziano a trovare la scena nei mercati”

Italia
I vitigni autoctoni del Piceno iniziano a trovare la scena nei mercati

Sono delle buone sensazioni quelle che arrivano da “Piceno Open”, quella che è ormai a tutti gli effetti l’anteprima n. 1 dei vini di tutti i vini del Piceno, voluta dal Consorzio (con il sostegno di Vinea), nato nel 2002, e che vigila sulle Docg Offida, Doc Falerio, Rosso Piceno, Terre di Offida, Marche Igp. I produttori che formano questa realtà consortile (che, nel 2015, ha investito 700.000 euro per la promozione in Italia e in Ue e 1 milione di euro per la promozione nei mercati Usa, Canada, Canada, Hong Kong e Giappone) sono 44 e rappresentano un fatturato complessivo di 70 milioni di euro. Nel 2015, gli ettari che ricadono nelle varie denominazioni sono 2.000, per una produzione complessiva di 7 milioni di bottiglie. La denominazione maggiormente rivendicata è il Rosso Piceno (4 milioni di bottiglie), e l’Offida Docg (2,5 milioni di bottiglie) è la prima Docg delle Marche. La base del Consorzio Vini Piceni (che ha titolarità dell’attività erga omnes) rappresenta l’80% della produzione di Offida, il 75% di quella del Falerio e il 70% di quella del Rosso Piceno.
Una conferma sulla bontà del millesimo 2015, prima di tutto, che, anche nelle Marche, promette (e, in questo caso, mantiene) una qualità decisamente elevata. Ne sono un buon esempio l’Offida Passerina “DéjaVù” 2015 di Domodimonti, che evidenzia profumi intensi e avvolgenti e una progressione gustativa ricca e non priva di chiaroscuri. Solido l’Offida Passerina 2015 dell’azienda De Angelis, sfumato nei profumi e di buona articolazione gustativa. Altrettanto piacevole l’Offida Pecorino “Belato” 2015 di Carminucci, dal bel profilo aromatico che incrocia note di limone e frutta tropicale, anticipando una bocca densa e contrastata. Bello aromaticamente e piacevolmente sapido al gusto l’Offida Pecorino “Kiara” 2015 dell’azienda biologica San Giovanni.
Sul fronte “rossista”, la prospettiva è stata, invece, allargata ad un ventaglio di annate più esteso, visto che l’assaggio comprendeva la tipologia del Rosso Piceno Superiore, affinato per qualche anno in legno. Il Rosso Piceno Superiore “Il Podestà” 2013 della Cantina Offida possiede un timbro aromatico fresco e un gusto equilibrato. Stilisticamente raffinato e di bella tensione il Rosso Piceno Superiore “Villa Imperium” 2013 di Cocci Grifoni. Più sfumato e tendenzialmente più vericale il Rosso Piceno Superiore 2014 di Cherri d’Acquaviva, che, pur declinato in modo pulito, non può certo tradire le difficoltà del suo millesimo. Intrigante il Rosso Piceno “Morellone” 2009 de Le Caniette, dai profumi di sottobosco e amarena e dall’impatto gustativo sapido con ritorni fruttati. Generoso nel suo fruttato rigoglioso il naso del Rosso Piceno Superiore “Tenuta Messieri” 2010 della Tenuta Cocci Grifoni, capace di incrociare complessità speziata in una bocca rigorosa. Polposo e consistente il Rosso Piceno Superiore “Gotico” 2011 di Ciù Ciù, dal bagaglio aromatico che vira sul frutto maturo. Di un altro registro sia stilistico che tecnico, ma non è una novità, il Rosso Piceno Superiore “Roggio del Filare” 2011 di Velenosi, un vino dal bagaglio aromatico ricco e potente, che sa incrociare al palato potenza ed equilibrio, mantenendosi decisamente giovane.
“La storia del Piceno è in divenire. Abbiamo la fortuna - afferma Angela Velenosi, presidente del Consorzio Tutela Vini Piceni - di essere un Consorzio giovane con l’obbiettivo di raccontare il saper fare e il lavoro onesto che ha contraddistinto una certa enologia italiana. Il Piceno è stato a lungo considerato un territorio marginale, vocato ma senza espressione. Ora i nostri vitigni autoctoni iniziano a trovare la loro scena nei mercati”.
Info: www.consorziovinipiceni.com

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