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La Borgogna conta i danni: la gelata della notte tra il 26 e il 27 aprile, che ha fatto piombare Beaune e dintorni al secolo scorso, ha colpito l’80% dei vigneti, dalla Côte de Beaune a Meursault, nonostante i fuochi accesi dai vignaioli tra i filari

Italia
I fuochi accesi tra i filari di Borgogna per sconfiggere il gelo

Le suggestive, per certi versi, immagini provenienti dalla Borgogna con i fuochi dei vignaioli accesi tra i filari per contrastare la straordinaria gelata della notte tra il 26 e il 27 aprile, raccontano anche delle bizzarrie climatiche, sempre più frequenti nei vigneti delle zone più classiche. Un tempo, peraltro, la Borgogna era soggetta a fenomeni di questo genere con più frequenza, ma da decenni, ormai, sembrava tutto superato, a causa del “global warming”. E, invece, le temperature sono crollate a -3,5 gradi proprio nel bel mezzo della primavera, con danni ingenti nell’80% delle superfici vitate della Borgogna, e la vendemmia 2016 si annuncia già da ora scarsissima, specie nelle zone più settentrionali, come Chablis, ma anche in Côte de Beaune, Côte de Nuits e Côte Chalonnaise, le più colpite, ma a sud di Beaune non è andata meglio, con i vigneti di Pommard, Volnay, Meursault, Chassagne, Monthélie e Auxey-Duresse, racconta il magazine francese “Vitisphere” (www.vitisphere.com), che versano nelle stesse, drammatiche, condizioni.
Quelle foto, che evocano una struggente fiaccolata, quasi ad esorcizzare un vero e proprio disastro per i vignaioli borgognoni, rimandano anche a pratiche antiche, testimonianza vivente di una tradizione enoica (cioè di un terroir), che realmente si disvela al di là della retorica e della superficialità con cui, di solito, viene raccontato il vino. Dispiace che a ricordarci, se ce ne fosse ancora bisogno, una vera tradizione viticola, prima di tutto espressione dell’attività umana, sia un evento così spiacevole per i suoi protagonisti. Tuttavia, la potenza espressiva di quelle immagini rivela, a vario livello, le molteplici sfaccettature delle vicende umane legate al vino e suggerisce che la bellezza di quel mondo non è ancora stata consumata del tutto dal rumore di fondo della volgarità che ci circonda.

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