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Le spedizioni di spumanti, nel 2015, sfiorano i 7 milioni di ettolitri, per un valore di 5,1 miliardi di dollari. Così il “Dossier Spumanti” by Uiv - Corriere Vinicolo. Focus: la performance delle bollicine italiane sui mercati di tutto il mondo

Italia
Gli spumanti, nel 2015, sfiorano i 7 milioni di ettolitri, per un valore di 5,1 miliardi di dollari. Così il Dossier Spumanti by Uiv

Il commercio mondiale di spumanti nel 2015 continua a crescere: le spedizioni dei 10 maggiori esportatori hanno toccato un volume di quasi 7 milioni di ettolitri (con le bollicine italiane che pesano per il 40% del totale), in aumento del 7% sul 2014, per un valore di 5,1 miliardi di dollari, il 6% in meno del 2014, ma va tenuto conto dell’apprezzamento robusto del dollaro sull’euro, così come sulle altre divise: al netto dei cambi, il dato viene invece letto in aumento, di almeno il 10%. È con queste lenti che vanno interpretati i dati negativi, sulla colonna valori dei vari Paesi, e dei relativi prezzi medi, tutti registrati in calo, emersi dal “Dossier Spumanti” by Uiv - Corriere Vinicolo (www.uiv.it). A trainare il comparto sono ancora Italia, Francia e Spagna, con le spedizioni di Prosecco che crescono del 15% in volume, pesando ormai per il 40% sulle importazioni di bollicine nei primi dieci Paesi, mentre lo Champagne torna a correre dopo gli anni della crisi, con il Cava che, dopo 4 anni consecutivi con il segno più, nel 2015 si ferma sui livelli dell’anno precedente, a quota 1,7 milioni di ettolitri, anche a causa della frenata del mercato belga, destinazione privilegiata degli sparkling spagnoli. Male, se non malissimo, il 2015 degli spumanti tedeschi, che chiudono al -10%, mentre la vera sorpresa è il Sudafrica: +35%, a quota 13 milioni di ettolitri, con una performance nel periodo 2004-2015 che parla di una crescita media del +19%. Buono anche il ritmo dell’Italia, +12% annuo nello stesso periodo, contro il +3% dei francesi ed il +4% degli spagnoli. Nonostante il dollaro forte, nel 2015 l’export italiano cresce anche in valore, del 12%, meglio di Francia e Spagna, ferme al +3%.
Crescendo le esportazioni, crescono ovviamente anche le importazioni, specie nei mercati di riferimento del Prosecco, ossia Uk e Usa, come ricorda il dossier firmato del Corriere Vinicolo - Unione Italiana Vini (Uiv). In Gran Bretagna sono volati 1,3 milioni di ettolitri di bollicine nel 2015, e negli Stati Uniti 958.000 ettolitri, con la Germania terza destinazione, a quota 653.000 ettolitri, seguita dal piccolo ma importantissimo Belgio che, pur perdendo il 9% sul 2014, si conferma alla posizione n. 4 con 397.000 ettolitri. Diverso l’andamento in termini di valori, con gli Usa che guidano, ad un soffio dal miliardo di dollari, seguiti proprio dalla Uk, a 880 milioni di dollari, con il Giappone sul gradino più basso del podio a 439 milioni di dollari e la Germania alla posizione n. 4, con 410 milioni di dollari di spumanti importati nel 2015. Male la Russia, che perde sul 2014 13 milioni di ettolitri, ma rallenta anche la Cina, che resta il mercato più performante sul lungo periodo, con una crescita media del 30%, sia in volume che in valore nell’ultimo decennio, nonostante il crollo del prezzo medio a cavallo del periodo (-21%).
Dividendo l’ultimo decennio in due periodi (2004-2009 e 2010-2015), i due Paesi più importanti per il nostro export, Usa e Uk, rivelano un ritmo di crescita pressoché identico in termini di volumi, con gli Usa che fanno meglio in termini di valori, con un +7% tra i due periodi, grazie al dollaro forte. Ma è positivo anche l’andamento britannico, passato tra i due periodi dal +1% al +3% in volume, cui fa però fronte un calo dei prezzi, nel secondo quinquennio, del 7%. Sorprende la Francia, che si scopre sempre più importante anche dall’altra parte del mercato, quella dei Paesi importatori, con le spedizioni di Cava cresciute del 12% tra il 2010 ed il 2015. Bene anche il Canada, mercato che da sempre strizza l’occhio alle bollicine del Belpaese, in positivo in entrambi i periodi.
Ma ci sono anche delle criticità, come ricorda il dossier del Corriere Vinicolo - Uiv, a partire da un Paese fondamentale come la Germania, che non sembra più capace di crescere, mentre Belgio, come detto, ma anche Olanda, stanno vivendo un lungo quinquennio di calo, specie in termini di valore. Come la Russia, trascinata nell’abisso da un 2015 pessimo, che porta il bilancio a -8% in volume e -6% in valore. Chi riparte, invece, è il Giappone, che dal 2010 ha ritrovato smalto, anche se ad approfittarne non sono state le bollicine italiane, ma quelle di Spagna, Francia e persino Cile.
Sul fronte delle previsioni, invece, secondo Euromonitor (www.euromonitor.com) nel 2019 i consumi di bollicine nei primi tre mercati del mondo (Italia, Usa e Uk), escludendo lo Champagne, tra off e on-trade, toccheranno i sette miliardi di euro, per 5,3 milioni di ettolitri. In Italia, i consumi totali arriveranno a superare i 2,4 milioni di ettolitri, per un valore di 2,4 miliardi di euro, contro i 2,1 miliardi con cui si è concluso il 2015. Il grosso delle vendite, sia a volume che a valore, viene veicolato tramite i circuiti off-trade (supermercati, enoteche, grossisti), pari a 1,8 milioni di ettolitri nel 2015 e con previsioni di crescita al 2019 fino a 1,9 milioni. Wine bar e ristoranti invece partecipano ai consumi con poco meno di mezzo milione di ettolitri, per una spesa che sfiorerà gli 800 milioni di euro di qui al 2019. Per i prezzi, si manterranno abbastanza regolari, sia in ristorazione che al supermercato, con dinamiche di crescita poco sopra l’1%.

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