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In Usa la pressione fiscale sugli spumanti è il triplo di quella che grava sui vini fermi: colpa di una legge del 1955, che la proposta di legge bipartisan presentata dal democratico Mike Thompsone e dal repubblicano Dave Reichert intende superare

Negli Stati Uniti che guidano per distacco la classifica dei Paesi in cui si beve più vino, ed in cui finiscono, in valore, qualcosa come 983 milioni di dollari di sparkling wine da tutto il mondo, c’è ancora una legge, che risale al lontano 1955, a causa della quale la pressione fiscale sulle bollicine (3,40 dollari a gallone) è praticamente il triplo di quella che grava sui vini fermi (1,07 dollari a gallone). Nata per tassare un bene di lusso, com’era lo Champagne, oggi grava in maniera eccessiva su tutte quelle aziende californiane che, negli ultimi anni, hanno deciso di puntare sulle bollicine, diventate ormai un prodotto di consumo quotidiano. Nasce da quella che oggi suona come una stortura storica la proposta di legge bipartisan pensata dal democratico Mike Thompsone dal repubblicano Dave Reichert, pronta a sbarcare ala Camera dei Rappresentanti, che punta a parificare la pressione fiscale (che in certi Stati, come la stessa California, è persino superiore a quella federale) tra vini spumanti e vini fermi, innalzando il limite di diossido di carbonio oltre il quale far scattare l’accisa dagli attuali 0,39 grammi per 100 millilitri a 0,64 grammi, come racconta il web magazine Usa “The Press Democrat” (www.pressdemocrat.com).

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