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L’insegnamento di “Storia e civiltà del vino” obbligatorio nelle scuole primarie e secondarie, almeno un’ora a settimana, “perché vino è da sempre elemento identitario dell’Italia”: così il ddl firmato da Dario Stefàno (che piace alla filiera)

Italia
Il senatore Dario Stefàno: ddl su insegnamento di Storia e Civiltà del vino obbligatorio nelle scuole primarie e secondarie

Genesi, mitologia storia e metastoria del vino nella cultura euro-mediterranea; geografia italiana dei vitigni autoctoni e alloctoni e dei vini derivati; la coltura della vite, la produzione delle uve ed il processo di produzione del vino; il vino ed i suoi derivati nella storia, nel presente e nel futuro: ecco i punti chiave in cui si dovrebbe articolare l’insegnamento di “Storia e civiltà del vino”, che si vorrebbe far diventare insegnamento obbligatorio nelle scuole primarie e secondarie di tutta Italia (almeno un’ora a settimana) secondo il disegno di legge (ddl) firmato dal Senatore Dario Stefano (ddl 2254/16), presentato oggi a Roma da quello che è stato anche coordinatore degli Assessori Regionali all’Agricoltura, quando era assessore in Puglia, e oggi membro, tra le altre, cose della Commissione Agricoltura al Senato della Repubblica. Testo in cui si prevede anche una copertura di 12,6 milioni di euro, a partire dal 2016, finalizzati anche alla formazione degli insegnati che dovrebbero insegnare la materia, in un percorso poi da individuare e costruire con il Ministero dell’Università e dell’Istruzione. Un progetto ambizioso, per le tante criticità che la scuola di oggi in Italia presenta (dalla presenza di culture che non contemplano o addirittura vietano il consumo di vino o alcolici, all’opportunità, sottolineata da WineNews, di contestualizzare questo insegnamento in un quadro più ampio di educazione alimentare).
Ma, comunque, l’inizio di un percorso che parte dalla “presentazione di questo ddl a mia firma sul quale ho lavorato molto in questi anni - ha detto Stefàno - e costruito con un lavoro ed un impegno comune al mondo del vino. Io credo sia venuto il tempo che l’Italia recuperi la consapevolezza dei propri elementi di identità, e che ci costruisca la formazione di base delle nuove generazioni. Noi proponiamo l’insegnamento obbligatorio, nelle scuole primarie e secondarie, della storia e della cultura del vino. Non vogliamo insegnare ai ragazzi a bere, ma vogliamo raccontare la storia del nostro Paese attraverso quella dell’uva e del vino, perché non c’è pagina della storia italiana, religiosa, sociale, economica, che non abbia intrecciato questi elementi. E in questo senso non parliamo di formazione tecnica, che in senso enologico va comunque di molto irrobustita nelle scuole tecniche di formazione (agrario, alberghiero ecc), dove oggi è a livelli largamente insufficienti. Noi vogliamo agire sulla culturae di base, raccontare ai ragazzi cosa c’è nella storia del vino del nostro Paese, e investire in discipline intersettoriali, che ci consentano di recuperare anche il rapporto con i territori. Altri Paesi, come la Francia, l’hanno già fatto. Se lo facciamo anche noi, recuperando elementi indentitari e unitari, come il vino, che unisce tutto il Paese, possiamo fare tanto. Il ddl è molto semplice, 6 articoli che sono un’impalcatura fondamentale che rimanda poi a regolamenti successivi per essere attuato. Ma l’idea è di di avviare subito esperienze pilota in alcune Regioni, Puglia in testa, anche per capire le criticità da risolvere. È un impegno di legge, speriamo di farcela”.
“È un progetto importante - aggiunge Attilio Scienza, docente di viticoltura all’Università di Milano - perché noi in Italia abbiamo perso l’abitudine a consumare vino in famiglia, ed è stato un fatto grave, perché si è persa una dimensione importante dell’educazione al vino. C’è chi lo ha fatto prima di noi, come la Francia, nel 1991 con la Legge Evin, che di fatto ha vietato la pubblicità di vini e alcolici da un lato, ma dall’altro ha messo a disposizione risorse proprio per raccontare la cultura del vino e dei territori, nelle scuole, con il risultato che il tasso di alcolismo che negli anni 80, in Francia, era molto alto, si è in pochi anni dimezzato.
È una legge, quella francese, che parte da un assunto che dobbiamo fare nostro: bere è una responsabilità. L’alcol è come una pianta che nasconde una foresta: nel vino ci sono migliaia di sostanze neutraceutiche, ma ci siamo sempre concentrati solo sull’alcol. Bisogna cambiare pagina. E noi rispetto ai francesi abbiamo una responsabilità in più: dobbiamo non solo raccontare perché il vino e la sua storia sono importanti, ma dobbiamo dare ai ragazzi l’idea che il vino è un elemento fondamentale nella dieta e nella vita mediterranea, dobbiamo farlo tornare ad essere anche una bevanda popolare, non solo strumento di piacere, è una bevanda di conoscenza. Dobbiamo riportare il vino in una dimensione quotidiana, e poi al legame con il territorio. Il vino deve essere una gratificazione non solo fisica, ma anche culturale, e noi questo non lo abbiamo mai raccontato e trasmesso davvero. E questa proposta di legge, in questo senso, è fondamentale, e magari solo la prima tappa di un processo da sviluppare in molti modi”.
“Parlo da tecnico: quando guardiamo all’evoluzione del vino italiano - ha aggiunto il presidente Assoenologi, Riccardo Cotarella - noi spesso la riconduciamo ad una crescita di qualità, che è reale. Ma forse più di questo conta la crescita culturale di chi oggi si avvicina il vino, rispetto al passato: chi ci si approccia al vino vuole capirlo, apprezzarlo, ha la cultura dei territori, conosce la qualità, le stagioni, si avvicina con la testa prima di che con la bocca. Ma non basta: questo aspetto culturale manca, dove si insegna vino. Anche per questo all’Università della Tuscia di Viterbo, dove insegno, abbiamo istituito un corso di comunicazione culturale. Ma con questo disegno di legge, partire dalle scuole primarie vuol dire dare consapevolezza, da subito, ai giovani, che il vino oggi non è più una bevanda, ma è frutto di storie, culture, passioni. E a differenza di altri prodotti che rappresentano solo piccole zone, il vino è l’unico prodotto che rappresenta l’Italia intera. Noi vogliamo avvicinare i giovani al vino non per bere alcol, ma per fare cultura, per parlare di un consumo prima con la mente, poi con i sensi. Insegnare vino nelle scuole vuol dire portare le persone a bere con intelligenza, e quindi con moderazione”.
Un iniziativa, quella di Stefàno, che trova l’appoggio anche delle princiapali ogranizzazioni di filiera. “La sosteniamo in pieno - ha detto Isabella Marinucci (Federvini) - con iniziative come queste si riesce davvero a valorizzare il vino, i territori, e anche il comparto economico che questi racchiudono. Così si valorizza un patrimonio che arricchisce l’Italia. Ed è importante anche il contesto nella quale si sviluppa questa iniziativa, che si affianca a quella alla Camera di Luca Sani e Massimo Fiorio, ovvero il Testo Unico del vino, in cui si introduce il concetto di vino come “Patrimonio nazionale”. E un disegno di legge che porta ad un consumo di vino “culturale”, ed è importante partire prima possibile con i progetti pilota”.
“È un’idea che ci piace - ha aggiunto Federico Castelletti, dg Unione Italiana Vini - un testo che raccoglie anche proposte che anche noi abbiamo fatto a Governo e Parlamento, e siamo lieti che il senatore Stefàno abbia tradotto in un testo così organico le istanze del mondo produttivo. Speriamo che l’iter sia snello e supportato da tutti i gruppi parlamentari.
È importante perchè ha una doppia valenza: sia per valorizzazione un patrimonio storico culturale e sociale, sia per diffondere buone pratiche di approccio al vino da parte dei giovani. Ci sono lobby antialcol che agiscono, ci preoccupa che certe problematiche, che pur ci sono, anche se da noi marginali, vengano strumentalizzati. La relazione del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, di qualche giorno fa, non è allarmante, ma potrebbe essere strumentalizzata in qualche modo, perché qualche problema di abuso tra giovani e donne c’è, anche se soprattutto legato ai superalcolici. Ma c’è anche un tentativo di demonizzare il vino e le bevande alcoliche, peraltro senza distinguere tra consumo responsabile e abuso, pensando di risolvere problemi legati a certe devianza proibendo, tassando, mettendo avvisi shock, come sulle sigarette. Politiche che, dove applicate, come in Nord Europa, per altro non funzionano. L’unica soluzione è intervenire in età scolare, con formazione ed informazione, ed è l’obiettivo di questo testo. Anche perché l’età del primo sballo, ci dicono le statistiche, è scesa a 12-13 anni, e questo ddl che colloca questa nuova materia di istruzione già nelle scuole primarie legge perfettamente questo fenomeno”.

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