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A Bordeaux è ancora alto il livello di scontro tra gli attivisti anti fitofarmaci tra i filari ed i vigneron, diventato ormai un dialogo tra sordi. E il Prefetto della Gironda nega l’obbligo ad utilizzare solo prodotti biologici in vigna

Tra un mese e mezzo, grosso modo, il lavoro tra i filari di Bordeaux entrerà nel vivo, con le attività di protezione della vite che si faranno, come sempre, febbricitanti, per garantire uve sane agli Château, e per gli attivisti della “Marche Blanche”, che solo due settimane fa hanno marciato sulle sponde della Gironda contro l’abuso dei fitofarmaci in vigna, il tempo stringe. E non è galantuomo, perché dall’incontro tra la leader dei manifestanti, Marie-Lys Bibeyran, militante dell’associazione Génération Future, ed il Prefetto di Bordeaux, non è arrivato l’atteso stop ai pesticidi. Neanche le 84.600 firme raccolte online, infatti, hanno cambiato lo status quo: il Prefetto, come racconta il portale “Vitisphere” (www.vitisphere.com), non può imporre una normativa più stringente di quella prevista dalle leggi nazionali, vincolando il lavoro dei vigneron, almeno nelle vicinanze delle scuole, come chiesto da Marie-Lys Bibeyran, al solo utilizzo di prodotti biologici. L’unica strada percorribile è quella imposta dalla legge approvata nel 2014, che vieta l’utilizzo dei fitofarmaci in un raggio, in realtà piuttosto corto, di 50 metri da scuole ed asili.

Un dialogo che difficilmente porterà a qualcosa, con il confronto tra i manifestanti ed i produttori riuniti nel Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux (www.bordeaux.com) che assume sempre più i contorni di un dialogo tra sordi: da una parte la richiesta di abbandonare il Système de Management Environnemental, il protocollo di gestione del vigneto usato dalla stragrande maggioranza dei vigneron di Bordeaux, dall’altra gli stessi vigneron, che non hanno intenzione di cedere nulla in uno scontro considerato ideologico, e che vorrebbe interrompere un percorso di riduzione dei trattamenti iniziato da anni, ma che procede a rilento, al passo con l’innovazione, in un clima che rischia di danneggiare seriamente la reputazione di Bordeaux e della sua filiera vinicola, spina dorsale di tutta l’economia regionale.

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